Morte di Giulia Di Sabatino, Bruzzone: «Suicidio senza spiegazione, bisogna insistere su quell'uomo»

Roberta Bruzzone con Mery Koci (a destra) madre di Giulia Di Sabatino (foto Newpress)
Roberta Bruzzone con Mery Koci (a destra) madre di Giulia Di Sabatino (foto Newpress)
di Teodora Poeta
Martedì 14 Luglio 2020, 10:04 - Ultimo agg. 10:43
4 Minuti di Lettura

Non si arrende la famiglia della giovane Giulia Di Sabatino, la 19enne di Tortoreto, in prinvicia di Teramo, precipitata in circostanze ancora misteriose la notte tra il 31 agosto e il primo settembre del 2015 da un viadotto dell’A14. Ieri, all’Hotel Abruzzi di Teramo, si è tenuto un convegno dal titolo “Verità e giustizia per Giulia Di Sabatino” al quale hanno partecipato oltre ai genitori della ragazza, la mamma Meri Koci e il papà Luciano, e alla sorella Vanessa, anche la criminologa Roberta Bruzzone.


Secondo l’esperta, nonostante le due archiviazioni della Procura di Teramo, ci sarebbero i presupposti ad oggi per «insistere in termini accusatori». «Giulia non aveva alcun genere di indicatore che potesse lasciar presagire un suicidio – ha sottolineato la Bruzzone – o comunque sia una condotta ad alto rischio. Per cui non riusciamo a trovare una spiegazione plausibile a ciò che fino ad oggi la Procura ha scritto nelle richieste di archiviazione. Riteniamo che ci sia ancora spazio soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi sulla posizione giudiziaria di una persona in particolare che è l’ultimo ad aver trascorso parecchio tempo con Giulia quella tragica notte e che a nostro modo di vedere non ha riferito la verità».


Si tratta dell’uomo della Panda Rossa che proprio quella notte diede un passaggio alla 19enne in auto, recentemente arrestato per maltrattamenti in famiglia e in passato indagato insieme ad altri due nella prima inchiesta per istigazione al suicidio, ma poi tutti archiviati.



 IL TESTIMONE
«Quella sera non ci siamo salutati perché dietro di me c’era il mio Fiorino Fiat che copriva, ma sono sicuro al cento per cento che fosse Giulia. La conosco da quando è nata». Non ha alcun dubbio sul fatto che quella ragazza che stava passando poco prima di mezzanotte sulla via principale di Tortoreto Alto, a pochi metri dalla sua stessa abitazione, fosse proprio la giovane ritrovata dilaniata sull’A14 il giorno seguente. «Era lei», ribadisce. Giulia Di Sabatino, la 19enne di Tortoreto precipitata in circostanze misteriose la notte tra il 31 agosto e il primo settembre del 2015 dal un viadotto dell’A14. La famiglia della giovane si era aggrappata alla testimonianza di un vicino di casa, per sperare nella riapertura delle indagini. L’avvocato Antonio Di Gaspare, aveva depositato l’istanza al Tribunale di Teramo, dopo che ad agosto dello scorso anno il gip aveva accolto la richiesta di archiviazione dell’inchiesta.

IL DEPISTAGGIO
I genitori di Giulia, mamma Meri e papà Luciano hanno manifestato più volte davanti al Palazzo di giustizia per continuare a chiedere «che venga fuori la verità». Perché per loro ci sarebbe stato un depistaggio. Ma dopo la prima richiesta di archiviazione e la loro opposizione, si è continuato ad indagare con lo stesso esito. «Il nostro vicino di casa è una persona onesta e credibile, non ha motivo di mentire» aveva detto  Meri Koci, mamma di Giulia, che ora vorrebbe che il 65enne venisse sentito dai magistrati. «Quella sera – racconta l’uomo – ero andato a mangiare con gli amici ad Alba Adriatica, poi siamo tornati a Tortoreto Alto. Era poco prima di mezzanotte quando sono tornato a casa. Stavo aprendo il portone. Mi sono girato e ho visto passare Giulia. Era da sola e andava verso il centro del paese. La conosco da quando è nata. Viviamo a circa 150 metri di distanza». Poi però aggiunge altro: «Dopo casa mia c’è un incrocio per largo del Mulino, che riscende verso il mare, io non so se ha girato lì perché dopo non l’ho guardata per vedere dove andava. Quella sera in piazza sono rimaste altre persone e nessuno, il giorno seguente, mi ha detto di averla vista. Tutti abbiamo saputo quello che era successo. Mi viene un dubbio. Qualcuno avrebbe dovuto vederla, no? Io non lo so».

LE INDAGINI
Tuttavia fino ad oggi gli investigatori hanno sempre tracciato un percorso inverso, con Giulia che si sarebbe recata dalla parte opposta rispetto al centro del paese e orari ricostruiti seguendo quell’altro ipotetico tragitto. I genitori di Giulia non hanno mai creduto al suicidio della figlia. Tre sono le persone che in fase di indagini che sono state iscritte nel registro degli indagati per istigazione al suicidio, le cui posizioni sono state archiviate: il 25enne della Panda rossa, l’ultimo ad averla vista in vita; l’uomo con lo scooter che le diede un passaggio, e il 30enne giuliese che, invece, è finito a processo per pedopornografia.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA