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Giulia Tramontano, la furia del killer Impagnatiello: colpita alle spalle 37 volte. «Non ha potuto difendersi»

Letali due fendenti al collo. Il fidanzato forse ha infierito sul corpo dopo la morte

Giulia Tramontano, la furia del killer Impagnatiello: colpita alle spalle 37 volte. «Non ha potuto difendersi»
Giulia Tramontano, la furia del killer Impagnatiello: colpita alle spalle 37 volte. «Non ha potuto difendersi»
di Federica Zaniboni
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 10 Giugno 2023, 00:18 - Ultimo agg. : 12 Giugno, 05:56
4 Minuti di Lettura

«Per non farla soffrire le ho inferto tre o quattro colpi all’altezza del collo. Il coltello è caduto a terra davanti al divano». Con queste parole, la settimana scorsa Alessandro Impagnatiello raccontava di come aveva ucciso la fidanzata incinta di sette mesi. Ma ancora una volta, il barman mentiva. A smascherare l’ennesima bugia è stato l’esame autoptico eseguito ieri sul corpo: Giulia Tramontano è stata ammazzata con almeno 37 coltellate. Non si è difesa né divincolata. Non ne ha avuto il tempo. A differenza di quanto aveva raccontato l’uomo agli inquirenti, l’autopsia ha dimostrato che la 29enne non ha reagito. Un elemento, questo, che avvalora l’ipotesi che sia stata sorpresa alle spalle. Due dei fendenti, l’hanno raggiunta al collo, recidendole la carotide e l’arteria succlavia. Sono stati quelli fatali. Altri due, poi, le sono stati inferti alla schiena, un altro ancora le ha perforato un polmone. Giulia è stata colpita anche al volto, all’altezza del sopracciglio e non è da escludere che il killer abbia continuato a colpirla anche quando ormai era senza vita. Nulla di ciò che aveva raccontato Alessandro, confessando la dinamica del delitto, corrisponde alla realtà. A partire dall’improbabile versione secondo cui lei avrebbe cominciato a ferirsi da sola. La ragazza è morta lo scorso 27 maggio nel salotto del loro appartamento a Senago, nel Milanese. Da allora, l’uomo ha fatto di tutto per insabbiare le prove e depistare le indagini, andando lui stesso in caserma a denunciare la scomparsa della fidanzata il giorno seguente. Un castello di menzogne che, però, ha retto solo pochi giorni, facendo presto finire il 30enne nel carcere di San Vittore.

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AGGRAVANTE DELLA CRUDELTÀ
Lo sconvolgente numero di coltellate è indice di un accanimento e di una furia che sembrerebbero spianare la strada verso l’aggravante della crudeltà, già contestata dai pm e respinta dal gip che ha convalidato il fermo. Fondamentale, poi, sarà capire quanti e quali colpi potrebbero essere stati sferrati dopo la morte, ma per questo bisognerà attendere il deposito delle relazioni finali che saranno redatte da un pool di medici e specialisti. I primi esiti dell’autopsia, eseguita ieri all’istituto di medicina legale di Milano e affidata professore Andrea Gentilomo, hanno accertato, per il momento, che la donna è stata aggredita nella parte superiore del corpo. La pancia, e quindi il piccolo Thiago che Giulia portava in grembo, non è stata colpita. È necessario attendere anche per il risultato degli esami tossicologici, che dovranno chiarire se alla vittima siano state somministrate delle sostanze prima del delitto. Nello zaino di Impagnatiello, infatti, sono state trovate due bustine di veleno per topi, sul quale aveva anche fatto una ricerca online alcuni giorni prima di quel maledetto sabato. L’uomo, che faceva il barman all’Armani Bamboo Hotel in centro a Milano, aveva poi giustificando il suo interesse per il topicida spiegando che sarebbe servito a contrastare la presenza di roditori sul luogo di lavoro. Un’affermazione, questa, che se fosse smentita potrebbe rafforzare anche l’ipotesi della premeditazione, a sua volta esclusa dal gip. Come ha sottolineato l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, che assiste la famiglia Tramontano, al momento «nessuna ipotesi può essere ancora formalizzata, in una contestazione che poi deve condurre Impagnatiello in Corte d’assise con il massimo delle aggravanti possibili». Per l’uomo, reo confesso dell’omicidio, si profila un processo con rito abbreviato, dunque saltando la fase dell’udienza preliminare.

I NODI DA CHIARIRE
Sono ancora molti i dubbi da chiarire sulla violentissima morte di Giulia. Tra questi, anche l’ora esatta, che l’autopsia non ha potuto determinare. I due tentativi di Alessandro di bruciare il corpo – prima nella vasca da bagno con dell’alcol e poi in garage utilizzando della benzina – hanno coperto le tracce utili a datare precisamente il decesso. Secondo il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il sostituto procuratore Alessia Menegazzo, che coordinano le indagini, l’omicidio sarebbe stato commesso tra le 19,05 e le 21. La Procura, intanto, ha dato il nulla osta alla sepoltura della salma: la speranza della famiglia, «tramortita da questo dolore» è che i funerali possano celebrarsi «entro la metà della prossima settimana», come ha spiegato il legale Cacciapuoti. Il papà di Giulia era presente ieri all’obitorio. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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