Giulia Tramontano, la sorella Chiara: «Troppo ingenua per capire in che trappola ti trovassi». Poi ringrazia la raccolta fondi

Il disperato messaggio che Chiara Tramontano ha scritto su Instagram

Giulia Tramontano, la sorella Chiara: «Volevo essere la zia più brava del mondo, dovevamo fare di più per riportarti a casa»
Giulia Tramontano, la sorella Chiara: «Volevo essere la zia più brava del mondo, dovevamo fare di più per riportarti a casa»
Venerdì 2 Giugno 2023, 10:01 - Ultimo agg. 15:43
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«Noi saremo sempre quel fiore appoggiato alla tua spalla. Vi sorreggeremo entrambi, saremo come nuvole e guarderemo sempre in alto». Così inizia il messaggio che ieri sera su Instagram Chiara Tramontano ha rivolto alla sorella Giulia Tramontano, uccisa dal compagno a Senago lo scorso sabato. «Io vorrei urlarlo al mondo come mi sento, ma le parole mi muoiono in gola. Perché io sono morta lentamente in questi cinque giorni. Noi siamo morti. Perché tu non sia mai sola», scrive Chiara. «Giulia sei bellissima in tutte le foto che le persone riportano»: le parla in prima persona poi Chiara in un post su Instagram in cui ringrazia per la «bella iniziativa» della raccolta fondi organizzata dai suoi colleghi a favore della sorella, uccisa a 29 anni incinta da 7 mesi dal fidanzato. «E' difficile trovare una foto in cui tu non splenda. Hai il viso di chi non conosce cattiveria. Troppo ingenua per capire in che trappola ti trovassi» scrive Chiara definendo Giulia «insostituibile».

«Ti guardo in questa foto - prosegue Chiara - e penso a quanto Thiago ti potesse somigliare. Avrebbe preso i tuoi occhi, questi occhi mi tormenteranno per sempre.

Non potrebbe esserci immagine più bella per questa raccolta fondi». «Questa foto - aggiunge - esprime tutta la tua bontà d'animo e tenerezza, la stessa che ha guidato l'apertura di questa bella iniziativa. Grazie ai miei amici, colleghi dell'Istituto Italiano di Tecnologia e a tutti coloro che stanno supportando questa iniziativa in ricordo della mia bellissima e insostituibile sorella maggiore Giulia».

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Il nipotino mai nato

Poi il pensiero a Thiago, il nipotino mai nato. «Siamo venuti con te, per poterlo cullare, abbracciare, toccare. Perché volevo essere la zia più brava di sempre, se me lo avessero concesso». «Noi avremmo voluto fare di più per portarti a casa. È stato abbastanza? Tu ci hai sentito Perché noi non sentiamo più nulla», conclude il messaggio, accompagnato da una foto dei tre fratelli Tramontano insieme e da una lettera indirizzata a Giulia, dopo la scoperta della sua morte, da un uomo che si dice «assalito dalla vergogna di appartenere al genere maschile».

 

L'omicidio, il cadavere nell'auto per un giorno: il folle piano

Una vicina di casa di Alessandro Impagnatiello, il 30enne in carcere per aver ucciso Giulia Tramontano incinta di 7 mesi, ha raccontato agli inquirenti di aver visto nel pomeriggio di domenica 28 maggio «una quantità ingente di cenere provenire dalla porta d'ingresso dell'appartamento» dell'uomo, «continuare sulle scale del condominio sino al box» della coppia. È un altro degli elementi agli atti dell'inchiesta. Sempre nel pomeriggio di domenica Impagnatiello, che aveva già ucciso Giulia la sera prima, le mandava messaggi sul suo telefono con scritto «baby dove sei? Ci stiamo preoccupando tutti». E il giorno dopo: «Dicci solo che sei fuggita in qualche paese lontano». Nel verbale della sua confessione si leggono frasi gelide come «non sono riuscito nell'intenzione di ridurre il corpo in cenere». E ancora: «Quando io faccio la denuncia di scomparsa il cadavere di Giulia era nel box». E al pm che gli chiede «non ha temuto che i carabinieri aprissero il box?», lui ha risposto: «Forse speravo lo facessero». Lunedì avrebbe spostato, a suo dire, «il corpo dal box alla cantina». Martedì, ha detto ancora, «porto la macchina nel box e carico il corpo nel bagagliaio» dove, stando al suo racconto, sarebbe rimasto fino alla notte successiva, prima di essere gettato in un buco vicino a dei box. Prima, ha messo a verbale l'uomo, «ho comunque usato la macchina andandoci in giro con il cadavere nel bagagliaio». Ha detto di aver gettato il «telefono di Giulia in un tombino», così come il bancomat, mentre il passaporto di lei lo avrebbe bruciato. Ha sostenuto di non aver chiesto aiuto ad alcuno: «Forse mia mamma ha dubitato, ma per 30 anni non ho dato mai motivo che potessi mai fare una cosa simile». Tra le esigenze cautelari contestate il pericolo di inquinamento probatorio (riuscì a «falsificare» anche un test di paternità), quello di fuga, anche perché nei giorni dopo l'omicidio faceva ricerche per acquistare uno «zaino da trekking» per una «fuga veloce». E infine il pericolo di reiterazione per la sua «pericolosità sociale» e per la «crudeltà» di aver ucciso con «premeditazione» anche il «figlio che ella portava in grembo». Anche l'amante, scrivono i pm, aveva «timore» di lui: non voleva «subire la medesima sorte» di Giulia.

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