Fabbrica esplosa, due indagati
Testimone: «Ho visto l'apocalisse»

Fabbrica esplosa, due indagati Testimone: «Ho visto l'apocalisse»
di Massimo Boccucci
Domenica 9 Maggio 2021, 09:15 - Ultimo agg. 16:15
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GUBBIO Giura di aver visto l’apocalisse chi abita in quella zona o ci si è trovato venerdì pomeriggio. Peggio dell’inferno, come ci racconta Venusto Minelli che stava nei pressi: «Ho sentito un rumore incredibile, un grosso boato che mi ha fatto sobbalzare. Dopo una decina di minuti, passate da poco le 17, si è alzata una nube nera e ho sentito la prima sirena. Ho subito pensato a qualcosa di veramente grave. Mi sono avvicinato a pochi metri, poi ho visto i familiari e sono rimasto impressionato dalla scena. Nell’arco di un’ora ci sono state tre-quattro esplosioni seguite da nubi di fumo alte e nere». Emergono rivelazioni sulla tragedia al vocabolo Canne Greche, nella zona di Sette Strade, che è costata la vita a Samuel Cuffaro ed Elisabetta D’Innocenti, entrambi all’obitorio dell’ospedale di Branca. Samuel, 19 anni compiuti lo scorso 22 dicembre, secondo di tre figli diplomatosi l’anno scorso all’Ipsia per cominciare quasi subito a lavorare per questo gruppo, si sarebbe trovato solo per caso nel locale dell’edificio: lavorava con un contratto a chiamata per una delle due ditte impegnate nella produzione e commercializzazione della cannabis light a scopo terapeutico. Il giovane - riferisce l’Ansa - era al piano sottostante non interessato dallo scoppio, ma sarebbe stato chiamato nei locali superiori per sistemare alcune scaffalature metalliche proprio quando c’è stata la deflagrazione. Amava il mare, la musica e gli amici. «Samuel amava semplicemente la vita», ha raccontato la sua amica Francesca all’Ansa parlando di questo ragazzo arrivato dalla Sicilia è che oggi, nell’ambito della manifestazione “Della stessa sostanza dei sogni” promossa dal locale Teatro della Fama, avrebbe dovuto leggere in piazza alcune righe che stanno facendo il giro del web. «Comunque io sto bene - aveva scritto Samuel - non mi è mancato mai nulla nella vita». Elisabetta, 52 anni, trovata senza vita dopo quasi 4 ore di ricerche tra le macerie, faceva la cameriera che a causa delle restrizioni anti-Covid avrebbe cercato un’altra occupazione. Sono rimasti feriti Alessio (compirà 18 anni tra un mese), ricoverato al centro grandi ustionati di Cesena intubato con ustioni in tutto il corpo e un trauma midollare, il ventottenne Kevin Dormicchi e il trentaduenne titolare Alessandro Rossi al nosocomio di Branca con prognosi di 30 giorni, mentre due vigili del fuoco sono rimasti coinvolti (uno aveva inalato dei vapori e un altro è arrivato al pronto soccorso con un corpo estraneo in un occhio: entrambi sono stati dimessi dopo poche ore). Rossi ha riportato vaste ustioni su tutto il corpo ed è stato operato d’urgenza venerdì sera dall’equipe della chirurgia ricostruttiva diretta dal dottor Marino Cordellini, mentre Dormicchi è in Osservazione breve intensiva con un trauma alla colonna vertebrale e qualche ustione. Ieri nell’edificio posto sotto sequestro ci sono stati sopralluoghi di pompieri e nucleo investigatori. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Perugia Gemma Miliani, puntano ad accertare se l’attività risultata in regola per il trattamento dello stupefacente, lo fosse anche sotto il profilo amministrativo con lo stabile di due piani regolarmente affittato. Nel fascicolo aperto dalla Procura ci sono le ipotesi di disastro, omicidio colposo e lesioni: sono indagati Gabriele Muratori e Alessandro Rossi, titolari dell’azienda Green Genetics Società Semplice Agricola, ma su questo viene mantenuto lo stretto riserbo. Inizialmente era stato ipotizzato che lo scoppio fosse dovuta da una fuga di gas, indirizzando poi le attenzioni su solventi (in grossa quantità, perfino fusti da due quintali) e altre sostanze altamente infiammabili utilizzate nel laboratorio. Potrebbero essere stati i fusti di pentano, sostanza usata per abbattere la soglia di Thc della cannabis, a prendere fuoco dando il via all’esplosione con una reazione a catena tale da investire anche altri contenitori, fino alla deflagrazione, non escludendo un corto circuito o l’errore umano. E’ prevista una perizia dettagliata ed è possibile anche una verifica in un laboratorio “gemello” attivo nelle Marche, mentre chi sta in quella zona confida di aver avvertito talvolta fumate e odore acre pure in altri giorni. 

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