Il carabiniere che ha ucciso le figlie: minacce e botte ma idoneo al test

Il carabiniere che ha ucciso le figlie: minacce e botte ma idoneo al test
di Cristiana Mangani
Giovedì 1 Marzo 2018, 08:22
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 È la cronaca di una tragedia annunciata. Di sottovalutazioni e di istituzioni che non si parlano tra di loro. Con i servizi sociali chiamati a intervenire e persino la parrocchia entrata in campo per mettere pace tra i coniugi. Antonietta Gargiulo le aveva cercate tutte le strade per vivere in pace. Da quando aveva comunicato al marito Luigi Capasso che la sua gelosia era diventata insopportabile, che le bambine avevano paura della sua aggressività, e che voleva separarsi, la vita era diventata un inferno. Tanto che il 7 settembre del 2017 si era presentata in questura a Latina per formalizzare le accuse. Non una vera denuncia, ma un esposto, contro questo marito che non accettava l’idea della fine del matrimonio, e che tre giorni prima si era presentato davanti allo stabilimento della Findus. Mentre un’altra aggressione era avvenuta davanti alle figlie, a casa, a Cisterna. «Sono qui perché mio marito è venuto sul posto di lavoro - ha dichiarato a verbale la donna - C’era con me una persona e lui mi ha strattonato per un braccio. Voleva sapere chi era stato a mandarmi un sms che aveva letto sul mio cellulare». 
Antonietta è accompagnata dall’avvocato Maria Belli che vorrebbe farle formalizzare le contestazioni, ma lei non se la sente di appesantire la posizione dell’ex marito. Capasso ha trascorsi non proprio limpidi. L’arma dei Carabinieri lo ha sospeso dal servizio per cinque anni, dal 2009 al 2015, quando il reato penale commesso, ovvero una truffa alle assicurazioni, è andato in prescrizione ed è stato reintegrato. Ma non più alla caserma di Aprilia, bensì come piantone a Velletri, dove a settembre scorso aveva chiesto al comandante di poter dormire, visto che doveva uscire di casa perché si stava separando. Infierire con una denuncia poteva voler dire un’altra sospensione dal servizio. Per questo Antonietta rinuncia, ma insiste affinché venga sentito anche lui. L’uomo viene convocato in questura solo il 30 gennaio. Si presenta e dice anche: «Ho capito di avere sbagliato, ma voglio stare con le mie figlie. Spero che mia moglie voglia farmi tornare a casa».
Non dice, però, che il 23 gennaio, ha presentato anche lui un esposto al commissariato di Cisterna. «Voglio riavere le mie chiavi di casa - ha messo a verbale - devo prendere la mia roba e poi devo consentire all’agenzia immobiliare di far fare le visite per vendere l’appartamento». Nessun pentimento, quindi, anzi è guerra aperta. Le assistenti sociali vengono chiamate per parlare con le bambine e sono presenti quando il padre le incontra. A Cisterna tutti sanno.
Sulla base dell’esposto che il carabiniere ha presentato in commissariato, Antonietta viene convocata il 26 gennaio, e questa volta dice: «Sono sposata con Luigi Capasso dal 2001, il nostro rapporto è stato subito conflittuale, con accese discussioni anche in presenza delle figlie. Attualmente siamo in fase di separazione giudiziale, la prima udienza è fissata per il 29 marzo. Dichiaro che ho ancora paura di mio marito per il suo carattere violento e aggressivo e che, per prelevare i suoi effetti personali è mia intenzione farglieli recapitare attraverso terze persone». E ancora: «Fino alla data dell’udienza voglio che stia lontano da me e dalle nostre figlie e la smetta di inviarmi messaggi». Tre giorni dopo, la donna chiama il 118: «C’è mio marito appostato sotto casa. Dovete intervenire, ho paura». Arriva una volante, l’uomo viene identificato, ma si giustifica dicendo che sta aspettando degli amici. Tre mesi fa, poi, Capasso viene anche sottoposto a un test psicologico di idoneità professionale da parte dei carabinieri. Un controllo di routine, effettuato da una specifica commissione. Viene giudicato idoneo. Nel frattempo, la moglie si rivolge anche al suo comandante a Velletri. Cerca un aiuto. «Signora, lo farò», le viene promesso.
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