Il governo sui migranti: ora più rimpatri. Alfano: «A casa chi non ha diritto»

Il governo sui migranti: ora più rimpatri. Alfano: «A casa chi non ha diritto»
di Mario Stanganelli
Domenica 28 Giugno 2015, 06:15 - Ultimo agg. 23:35
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ROMA - «L'Europa che ci piace è quella che costruisce ponti e non muri», parlando all'Expo Matteo Renzi continua il suo pressing sui partner della Ue meno disponibili ad aprire le frontiere dei rispettivi Paesi ai flussi migratori provenenti dal Mediterraneo.

Da Palermo, in teleconferenza dal Festival del lavoro, al premier fa eco Angelino Alfano il quale, pur sottolineando che, in tema di immigrazione l'Italia nei recenti vertici comunitari «per la prima volta, ottiene un risultato che dà l'idea di un primo passo in avanti», riconosce che, «certo, non abbiamo ottenuto tutto quello che avremmo voluto, ma abbiamo ottenuto più di quanto si sia mai ottenuto in Europa in materia di immigrati». Per il ministro dell'Interno, infatti, assimilato il regolamento di Dublino a un «muro che si è rivelato penalizzante per l'Italia», i recenti accordi sull'accoglienza di 24 mila migranti che verranno distribuiti in Europa, «hanno messo in crisi questo regolamento, creando 24 mila brecce nel muro di Dublino». Ma il titolare del Viminale pone poi l'accento su un tema oggetto di lunghe controversie, quello dei rimpatri, affermando che mentre, da un lato, «vanno accolti i migranti che fuggono da guerre e persecuzioni, dobbiamo, dall'altro, potenziare il sistema dei rimpatri di quanti non hanno diritto a restare in Italia. Questa - sostiene Alfano - è la vera risposta e la scelta giusta che può dar conto anche all'opinione pubblica stanca di vedere sbarchi». E nel suo videomessaggio dal Festival del lavoro il ministro assicura che il governo «farà tutto ciò che è possibile per impedire che gli italiani non trovino lavoro per colpa di immigrati che non hanno diritto a stare in Italia».



LITE CON ORLANDO

Il messaggio di Alfano non sembra placare l'animosità di Matteo Salvini, il quale, pur riconoscendo che il ministro dell'Interno «si è finalmente svegliato» e che a sentirlo parlare di rimpatri «sembrava un leghista, mentre fino a 15 giorni fa parlare di espulsioni era una roba da barbari», afferma - anch'egli in videoconferenza con Palermo - di «non voler andare a lezioni di bontà quando ci sono centinaia di italiani che si suicidano per la chiusura delle loro imprese e dei loro negozi. Dire agli immigrati - prosegue il leader della Lega - che in Italia c'è lavoro, accoglienza, casa è una follia. Occorrono più regole, altrimenti - conclude Salvini - fra trent'anni non parleremo più di Sicilia, Italia, Europa, ma ci sarà solo un grande caos». Il leader del Carroccio ha anche modo di replicare vivacemente su Twitter al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che nel corso del suo intervento al Festival chiede, «al fine di fermare un genocidio nel Mediterraneo, l'abolizione del permesso di soggiorno e il riconoscimento del diritto alla mobilità». «Utopie - ribatte Salvini - Ricoverate Orlando». Controreplica, sempre sul social, del sindaco: «Mio ricovero dove? Dachau? Auschwitz». All'attacco del governo anche l'M5S che con Luigi Di Maio esige meno remissività con Bruxelles sull'accoglienza degli immigrati : «Non chiedere la carità alla Ue che obbliga l'Italia a sobbarcarsi il peso di tutti quelli che sbarcano sul nostro territorio. Per questo - dice il vicepresidente della Camera - bisogna modificare il regolamento di Dublino. E per questo fare rete tra i Paesi di frontiera dell'Unione per convincere Francia e Germania a cambiarlo».