Il ministro Lotti dai magistrati:
mai stato la talpa della Consip

Il ministro Lotti dai magistrati: mai stato la talpa della Consip
di ​Valentina Errante
Sabato 15 Luglio 2017, 08:47 - Ultimo agg. 16 Luglio, 11:57
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ROMA Un'ora appena, tanto basta a Luca Lotti per tornare a ripetere la sua versione dei fatti e ribadire che non fu una delle talpe che avvisarono l'ad di Consip Luigi Marroni dell'indagine del Noe dei carabinieri e della procura di Napoli sulla centrale di acquisto della pubblica amministrazione. La versione è identica a quella di ette mesi fa, quando Lotti si era presentato in procura spontaneamente, ma adesso a convocarlo sono stati i pm per contestargli i tre, identici verbali di Marroni: «Luca Lotti mi informò dell'indagine a luglio 2016», un atto d'accusa che ha portato all'iscrizione del ministro allo Sport sul registro degli indagati con le ipotesi di rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento stessa posizione per il comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, il numero uno dei carabinieri in Toscana, Emanuele Saltalamacchia. 

Le altre due fonti indicate da Marroni, l'ex presidente della Centrale pubblica per gli acquisti Luigi Ferrara e il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni, invece, sono accusati di favoreggiamento: a Roma hanno cambiato la versione fornita agli inquirenti napoletani. Ma Lotti non tentenna e lo dimostra la nota dei suoi legali, Franco Coppi e Ester Molinaro: «Un incontro sereno», durante il quale il ministro ha risposto puntualmente a tutte le domande e ribadito con fer5mezza la sua estraneità ai fatti contestati». 

A dicembre scorso, quando i carabinieri del Noe avevano sorpreso Marroni a bonificare il suo ufficio, l'ad Consip aveva spiegato: «L'ho fatto perché ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato». E ancora «A luglio 2016 durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di un'indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino e che riguardava anche l'imprenditore campano Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l'ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore». Vannoni convocato dai pm aveva confermato come fonte Lotti, ma poi alle stesse domande formulate dai pm di Roma, la scorsda settimana, ha smentito se stesso, finendo sotto accusa per favoreggiamento. 

In una saletta nella sede del Nucleo investigativo di via In Selci, Lotti, ieri c'era anche il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. E adesso la procura della Capitale potrebbe convocare quel testimone che, il 21 dicembre scorso, a dire del ministro avrebbe assistito al suo dialogo con Vannoni. 

Il presidente di Publiacqua, subito dopo avere accusato Lotti davanti ai pm di Napoli, si era presentato a Palazzo Chigi per scusarsi: «imbarazzato e con modi concitati, mi ha informato di essere stato sentito da Woodcock a Napoli e di avergli riferito di aver ricevuto da me informazioni riguardo l'esistenza di indagini su Consip; alle mie rimostranze circa la falsità di quanto affermato, lui ha ammesso di aver mentito e quando ho chiesto il perché si è scusato in modo imbarazzato, ottenendo una mia reazione stizzita, tanto da avergli detto non ti do una testata per il rispetto del luogo nel quale siamo'». Una conversazione alla quale avrebbe assistito una terza persona che, adesso, potrebbe essere convocata.
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