l'omicidio

Impagnatiello, l'avvocato rinuncia al mandato: «È una questione fra me e lui. Il coltello? Ha detto che si trova sopra al frigo»

Si trova rinchiuso a San Vittore il barman che tra il 27 e il 28 maggio ha ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza

Impagnatiello in carcere in un reparto a rischio: gli altri detenuti potrebbero aggredirlo
Impagnatiello in carcere in un reparto a rischio: gli altri detenuti potrebbero aggredirlo
Lunedì 5 Giugno 2023, 09:24 - Ultimo agg. 6 Giugno, 08:51

Impagnatiello: "Il coltello è sopra il frigo"

Il coltello con cui è stata uccisa Giulia Tramontano sarebbe in un ceppo poggiato sopra il frigorifero della casa di Senago, dove la coppia viveva. Questa l'ultima indicazione fornita da Alessandro Impagnatiello, il barman 30enne che ha confessato l'omicidio della compagna, durante l'interrogatorio di convalida del fermo svoltosi nel carcere di San Vittore lo scorso 2 giugno, di fronte alla gip Angela Minerva. Davanti all'aggiunto Letizia Mannella e alla pm Alessia Menegazzo, che coordinano le indagini, Impagnatiello aveva invece dato indicazioni differenti. Domani gli inquirenti e i carabinieri del Sis del nucleo investigativo torneranno nell'allargamento di via Novella per ulteriori rilievi tecnici e dovranno individuare e sequestrare il coltello, anche in vista dell'autopsia sul corpo di Giulia, fissata per venerdì.

Il legale dei genitori di Giulia: "Alessandro era vago, li ha insospettiti"

I genitori di Giulia Tramontano «sono stati insospettiti dal fatto che la figlia non rispondeva al telefono e il convivente era vago». Per loro quello di Alessandro Impagnatiello non è stato «un comportamento credibile, almeno non è risultato tale ai genitori». Lo ha spiegato il legale della famiglia Tramontano Giovanni Cacciapuoti, che oggi è stato in procura a colloquio con i magistrati che si occupano delle indagini sull'omicidio di Giulia.

Il legale di Impagnatiello rinuncia al mandato: «È una questione fra me e lui»

Sebastiano Sartori, il difensore di Alessandro Impagnatiello, il trentenne che ha assassinato la compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, ha rinunciato al mandato. Il legale ha da poco depositato l'atto di rinuncia in Procura a Milano spiegando che «è stata una questione fra me e il mio assistito» senza aggiungere altro.

Impagnatiello, il legale: «Ha detto dove si trova il coltello, non l'ha buttato»

Ha detto di aver fatto tutto da solo Alessandro Impagnatiello, il trentenne in carcere a San Vittore per l'omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. Lo ha ribadito il suo legale, Sebastiano Sartori, che lo ha incontrato nel carcere di San Vittore. Una delle cose che devono accertare gli investigatori è se sia stato aiutato a nascondere il corpo. «Lui lo esclude - ha detto Sartori alla Rai -. I dubbi degli investigatori, dovete chiederli a loro». Il coltello usato per uccidere Giulia «non l'ha buttato. Ha detto specificatamente dove sia» ha aggiunto il legale.

Legale Impagnatiello: «È da valutare la sfera psicologica»

«È da valutare la sfera psicologica» di Alessandro Impagnatiello, il 30enne arrestato per l'omicidio, che ha confessato, della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi: lo ha spiegato il suo legale Sebastiano Sartori, che lo ha incontrato in carcere a San Vittore. «Penso che lo abbiano visto anche i muri» ha detto ai microfoni della Rai. «È sempre più lucido e ha preso coscienza» ha aggiunto Sartori rispondendo «ma certo» alla domanda se abbia avuto un pensiero per Giulia.

@ilmessaggero.it “Una faccia d'angelo, lo consideravano il più bello della compagnia”, racconta il padre di un amico. Ma era tutto finto, alla fine il cumulo di menzogne è franato e a esserne travolta è stata la compagna Giulia Tramontano #giuliatramontano #alessandroimpagnatiello #senago #cronaca #cronacanera #notizie #news #ilmessaggero #femminicidio #omicidio #giulia #impagnatiello #incinta #carcere ♬ News, news, seriousness, tension(1077866) - Lyrebirds music

 

La famiglia di Giulia ha subito temuto il peggio

«La famiglia di Giulia fin da subito ha temuto questo tragico epilogo in quanto era difficile pensare che la loro figlia in attesa di un bimbo, nonostante il naufragio della relazione sentimentale, si fosse volontariamente allontanata da casa».

Lo ha spiegato all'ANSA Giovanni Cacciapuoti, l'avvocato del Foro di Napoli Nord nominato dai genitori di Giulia per gli accertamenti irripetibili disposti, ossia i rilievi scientifici di domani nella casa dove la giovane è stata uccisa da Alessandro Impagnatiello e l'autopsia di venerdì. Il legale ha spiegato che non hanno nominato alcun consulente di parte, «ci affidiamo a quelli del pm». 

Venerdì l'autopsia di Giulia Tramontano

È stata fissata per venerdì prossimo l'autopsia di Giulia Tramontano, la 29enne donna al settimo mese di gravidanza uccisa a Senago, nel Milanese, sabato 27 maggio dal suo fidanzato, ora in carcere, Alessandro Impagnatiello. L'uomo, che ha confessato davanti al pm Alessia Menegazzo e all'aggiunto Letizia Mannella, titolari dell'indagine condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri e dai loro colleghi della compagnia di Rho, ha accoltellato la compagna tra le 19 circa e le 20.30, poi per due volte ha cercato di bruciare il corpo di cui poi si è sbarazzato gettandolo tra le sterpaglie nei pressi di alcuni box non molto lontano dalla loro abitazione. Per domani invece è previsto l'accesso all'appartamento in cui è avvenuto il delitto e al garage in cui è stato nascosto il corpo per i rilievi scientifici.

Le origini di Alessandro Impagnatiello

Paderno Dugnano. È qui che è cresciuto, e dove ha le origini, Alessandro Impagnatiello: il ragazzo che ha ucciso Giulia Tramontano. La sua infanzia la passa nella frazione di Calderara, dove tuttora abita la famiglia. Un quartiere residenziale, con palazzi di quattro piani e due parchi. La distanza da Milano, dove lavorava il 30enne, è poca: circa 15km. Ancor meno quella da Monza. Il contatto con la grande città è immediato, anche se la realtà dove riceve l'istruzione è più piccola. Con i compagni, e la comunità intera, che in queste ore si stanno interrogando su chi davvero fosse quella persona che hanno conosciuto.

 

 

Impagnatiello in carcere in un reparto per detenuti a rischio

Alessandro Impagnatiello, il barman da due giorni rinchiuso nel carcere di San Vittore per aver ucciso Giulia Tramontano, la sua fidanzata incinta di sette mesi, si trova in una cella per i detenuti cosiddetti a rischio al quinto raggio. L'uomo che da quando è stato fermato ha ripetuto più volte che «l'unico pentimento che abbia un senso è togliermi la vita» è infatti controllato con maggiore attenzione rispetto agli altri. Da quanto di è saputo, inoltre, non ha contatti con gli altri carcerati, il rischio è che possa essere aggredito. Le sue condizioni sono comunque compatibili con il regime carcerario.

 

 

Alessandro Impagnatiello - Aveva paura per sé e per Giulia, perché non sapeva «che fine avesse fatto» la ragazza che aveva visto poche ore prima e perché non sapeva «di che cosa fosse capace» Alessandro Impagnatiello. Tant'è che, viste le richieste «pressanti» di lui di poterla vedere in piena notte, un collega l'ha accompagnata a casa: perché anche sul posto di lavoro «erano preoccupati». A ricostruire le ore drammatiche tra il 27 e il 28 maggio è la ragazza con cui il barman del Bamboo Bar dell'Armani Hotel che ha ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza Giulia, aveva una relazione parallela. La 23enne mercoledì scorso davanti agli investigatori ha ripercorso quello che è accaduto quattro giorni prima, fornendo dettagli importanti per consentire ai pm di fermare poco dopo Alessandro. Quel sabato pomeriggio, dopo aver scoperto tutto «dalle varie menzogne che mi aveva raccontato», ha deciso di dare appuntamento a Giulia.

 

Non credeva più che davvero avesse chiuso con la sua compagna e men che meno che non fosse il padre di quel bimbo: «eravamo entrambe vittime di un bugiardo».

Proprio vicino all'albergo dove Impagnatiello e lei lavoravano, le due ragazze si sono viste. «Abbiamo chiacchierato tranquillamente. Siamo state insieme un'ora, dopo di che lei è andata via». Un incontro «veramente cordiale» cominciato con un abbraccio «per solidarietà femminile» e concluso con la proposta di ospitarla a casa a domire, se ne avesse avuto bisogno. Lei disse di non preoccuparmi, ringraziandomi«. Nel mezzo le confidenze sul tradimento. Giulia »mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio - prosegue la giovane - e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute. Non sapeva se« si sarebbe »recata a Napoli dai suoi genitori ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare« con lui e »per lasciarlo«.

Invece lui all'ora di cena l'ha accoltellata e poi, facendo credere che si era allontanata da casa, ha cercato di bruciare il corpo e poi lo ha fatto sparire. Ha provato a convincere anche lei. In una videochiamata di 9 minuti in cui la ragazza chiedeva di Giulia e lui le diceva prima che dormiva in camera, poi che era andata da una amica, mentre in realtà era già morta. Ma la ragazza ormai non si fidava più di lui. Ha iniziato a registrare le conversazione, ha fotografato i guanti in lattice azzurri presi dal lavoro che gli spuntavano dallo zaino, ha messo in fila quegli attimi in cui, oltre alla preoccupazione per Giulia e per quel messaggio strano e freddo che le aveva inviato (in realtà era stato scritto dall'uomo), ha temuto anche per la sua vita. In piena notte »ho iniziato a scrivere ad Alessandro chiedendo dove fosse Giulia. Lui di contro ha iniziato a chiedermi di vederci perché voleva parlarmi da solo, senza di lei. Per mettere un punto a questa vicenda«. »Le sue richieste - ha proseguito - erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati«. Impagnatiello si è presentato comunque davanti al suo portone: »ha iniziato a citofonare«, continua la ragazza, e »alla fine è salito e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho voluto perché avevo paura«.

Timori che hanno avuto anche gli inquirenti e gli investigatori, che nelle ore successive lo hanno fermato. Messo alle strette, il barman ha confessato ma nella sua versione ci sono alcuni elementi che non tornano. Già domani forse ci saranno gli esiti dell'analisi delle immagini delle telecamere installate tra Senago e Milano per verificare i suoi movimenti. Inoltre si stanno effettuando gli accertamenti per sapere a quali celle telefoniche erano agganciati i cellulari delle persone che il barman ha contattato la sera dell'omicidio e nei giorni successivi per capire se sia stato aiutato a disfarsi del cadavere. Le indagini coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunto Letizia Mannella e condotte dai carabinieri puntano a ricostruire millimetro per millimetro quello che è accaduto, nella convinzione che ci sia stata premeditazione e crudeltà, aggravanti escluse dal giudice che ha convalidato il fermo e ordinato il carcere per il 30enne. 

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