Inchiesta petrolio, i pm sentiranno Boschi e Guidi. Si indaga anche su disastro ambientale

Federica Guidi
Federica Guidi
Sabato 2 Aprile 2016, 11:09 - Ultimo agg. 3 Aprile, 09:31
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Nell'ambito dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata, i pm di Potenza ascolteranno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, e il Ministro dimissionario dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Secondo quanto si è appreso nel capoluogo lucano, i magistrati si recheranno a Roma per ascoltare Boschi e Guidi.

La Procura della Repubblica di Potenza presenterà appello contro il rigetto da parte del gip del Tribunale del capoluogo lucano della richiesta di arresto per Gianluca Gemelli. Lo si è appreso in ambienti giudiziari. Il compagno dell'ex Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, è indagato per concorso in corruzione e per millantato credito nell'ambito dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. La richiesta di arresto di Gemelli - rigettata dal gip Michela Tiziana Petrocelli - fa parte del filone dell'inchiesta che riguarda la costruzione del centro oli della Total a «Tempa rossa», a Corleto Perticara (Potenza). In questo filone Gemelli è indagato insieme ad altre 22 persone, tra le quali l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, che da giovedì scorso si trova agli arresti domiciliari.

Intanto le indagini condotte dai carabinieri del Noe, della Procura della Repubblica di Potenza e della Direzione nazionale antimafia, proseguono anche su eventuali ipotesi di disastro ambientale, in merito all'inquinamento prodotto dal centro oli dell'Eni, a Viggiano (Potenza), al centro di uno dei filoni dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. In particolare saranno effettuate nuove analisi epidemiologiche sulle matrici ambientali. Nel centro oli la produzione è stata sospesa dalla compagnia petrolifera due giorni fa.

In particolare - secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari potentini - i magistrati e i carabinieri del Noe stanno verificando gli effetti dello smaltimento degli scarti di produzione nei terreni, nello stesso centro oli e presso gli impianti di Tecnoparco, in Valbasento, e di altre ditte. Per questo filone, due giorni fa, sono stati arrestati e posti ai domiciliari cinque dipendenti dell'Eni, mentre in totale gli indagati sono 37.

«Lo stato di qualità dell'ambiente, studiato e monitorato in tutte le sue matrici circostanti il Centro Olio» di Viggiano «è ottimo secondo gli standard normativi vigenti». Lo scrive in una nota l'Eni, riferendosi ai risultati emersi da «studi commissionati ad esperti di conclamata esperienza professionale ed autorevolezza in campo scientifico sia a livello nazionale che internazionale». Gli stessi studi «sono stati tutti in totale trasparenza - evidenzia la compagnia - depositati nel procedimento penale in corso». 

«Appena giunta a conoscenza dell'esistenza di un procedimento penale che coinvolge le attività del Centro Olio» l'Eni ha ritenuto doveroso condurre una serie di approfondimenti indipendenti e che ne assicurassero un alto livello di terzietà, che consentissero di fornire un quadro quanto più oggettivo e veritiero sullo stato attuale di tutti i profili interessati dall'attività industriale».

Tra i risultati Eni evidenzia che «le acque di reiniezione non sono acque pericolose, nè da un punto di vista della normativa sui rifiuti, nè da un punto di vista sostanziale», che «l'attività di reiniezione svolta presso il Centro non solo è conforme alla legge italiana e alle autorizzazioni vigenti, ma risponde alle migliori prassi internazionali« e che «l'attività di reiniezione è la migliore pratica anche da un punto di vista ambientale». Inoltre «non ricorrono casi di patologie neoplastiche fra i dipendenti riconducibili ai fattori di rischio occupazionali. Medesime conclusioni per i dipendenti Eni che dal 1998 ad oggi hanno lavorato esclusivamente sulle aree pozzo e siti afferenti al Centro». 

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