Inchiesta petrolio, una rete per orientare le leggi

di Valentina Errante
Lunedì 4 Aprile 2016, 08:30
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Una vera e propria rete per condizionare leggi e provvedimenti in materia di energia. L'inchiesta che ha già scosso il governo va avanti e promette di scuoterlo ancora, dopo il coinvolgimento del Capo di stato maggiore della Marina militare, Giuseppe De Giorgi, gli interrogatori annunciati dell'ex ministro Federica Guidi e del ministro in carica Maria Elena Boschi, nuovi elementi potrebbero arrivare dalle indagini su tre personaggi del sottobosco politico: Valter Pastena, ex funzionario del Mef e oggi consulente del ministero dello Sviluppo Economico, e Nicola Colicchi, presidente dell'Osservatorio della Camera di Commercio di Roma, già finiti sul registro degli indagati con l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze.

Ma l'attenzione della procura si concentra anche sul ruolo svolto da Paolo Quinto, membro dell'assemblea nazionale del Pd, candidato alla Camera nel 2014 e capo segreteria della senatrice Anna Finocchiaro: il suo nome torna spesso negli atti della procura. Insieme a Gianluca Gemelli, il fidanzato della Guidi a caccia di subappalti, avrebbero monitorato tutti gli emendamenti alle leggi e ai provvedimenti del governo nel settore energetico, perché non danneggiassero la Total.
 
Cresce così l'inchiesta ombibus che va dai piccoli interessi del sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, al business del petrolio, fino agli appalti nel porto di Augusta. E' il 2 dicembre 2014, la vigilia del reinserimento nella legge di Stabilità dell'emendamento per il quale Gemelli aveva ”lavorato” e poi ricevuto rassicurazioni dalla sua compagna ministro, puntualmente girate ai dirigenti Total. L'imprenditore parla con Colicchi di un emendamento, ed è quest'ultimo a spiegare: «No di quell'emendamento non ce ne frega niente, era l'emendamento già presentato da Abrignani (Ignaio Abrignani, deputato di Area) che evidentemente l'ha ripresentato, ma è una marchetta, evidentemente per qualche impianto che a lui interessa».

Gemelli gli domandava se si trattasse «o meno di una cosa che poteva interessare oppure no anche loro». E Colicchi: «No, è una cosa ad personam, non è una cosa di sistema, capito? Alle imprese serie, quelle grosse, di avere il finanziamento con la garanzia non gliene frega niente. Non è una cosa che ha una valenza strategica o che altro, quindi assolutamente no, diciamo ai grossi, ai grossi non serve a nulla». E' il gip di Potenza a concludere nell'ordinanza: «La conversazione rileva più che altro per il semplice fatto che Gemelli si mostra particolarmente attento a degli emendamenti che interessano comunque il settore energetico. E la circostanza che il Colicchi abbia rassicurato Gemelli che l'emendamento in questione (presentato da Abrignani) non interessava i “grossi”, lascia presumere che l'intento di quest'ultimo fosse proprio quello di sincerarsi che non si trattasse dello stesso emendamento di cui aveva pur avuto modo di discutere con Giuseppe Cobianchi della Total, lo stesso emendamento che sarebbe dovuto essere ripresentato al Senato in sede di approvazione della legge di stabilità o, in ogni caso, di qualsiasi altro ed ulteriore emendamento che sarebbe tornato utile ai “grossi”, vale a dire alle grosse realtà imprenditoriali».

LA CORRUZIONE
E dunque, il primo filone del'inchiesta riguarda gli affari della Total, che a Corleto Perticara sta costruendo il secondo centro oli lucano, un impianto che nel 2017 garantirà 50 mila barili di petrolio. Ci sono i favori e gli episodi di peculato degli amministratori locali, con un ruolo di primo piano del sindaco Vicino, finita ai domiciliari. La donna, insieme al suo ex vice, avrebbe gestito assunzioni e clientele. E' l'attuale sindaco a dare il nome all'inchiesta: il «Sistema Vicino» è la rete di relazioni che comprende corruzione, gestione dei voti e assunzioni con l'arma delle autorizzazioni utilizzata dalla Vicino per alimentare il suo bacino elettorale. Ed è proprio questo filone, che vede idagate in tutto 23 persone, a far tremare il governo. Qui compare Gianluca Gemelli, il compagno della Guidi che punta a un subappalto Total. L'imprenditore si spende e ottiene informazioni dalla sua compagna per un emendamento già bocciato in commissione Ambiente, che verrà inserito nella legge di Stabilità 2015 «grazie all'accordo della Boschi». Di fatto una norma che sottrae poteri alla Regione e sblocca il progetto Tempa Rossa di Total.

IL DISASTRO AMBIENTALE
Nel secondo filone, che ha portato ai domiciliari 5 dirigenti Eni, si ipotizza il reato di disastro ambientale in relazione a un presunto sistema «illecito» di smaltimento di rifiuti nell'impianto di Viggiano, in Val d'Agri. I carabinieri del Noe, coordinati dalla Dda, stanno già eseguendo indagini epidemiologiche. Il sospetto è che, per abbattere i costi, i rifiuti pericolosi del centro oli siano stati qualificati dal management Eni «in maniera del tutto arbitraria e illecita» con un codice che li indicava come «non pericolosi», e poi inviati con autobotti agli impianti di smaltimento (come il Tecnoparco in Valbasento) e con «un trattamento non adeguato e notevolmente più economico». La restante parte dei reflui liquidi sarebbe stata trasferita nel pozzo «Costa Molina 2» (sotto sequestro), in cui «i liquidi venivano reiniettati, sebbene l'attività di reiniezione - precisa il gip - non risultasse ammissibile per la presenza di sostanze pericolose».

Sotto accusa anche le emissioni in atmosfera della struttura, per le quali vengono ipotizzate dagli inquirenti anche «manomissioni» delle comunicazioni agli enti di controllo sui superamenti dei limiti di legge.
Il terzo filone riguarda il porto di Augusta e l'autorità portuale. La procura ha chiesto una proroga di indagini a settembre e potrebbe diventare quello politicamente più «pericoloso». Tra gli indagati, oltre a Gemelli, c'è anche il capo della Marina militare Giuseppe De Giorgi, poi il manager del petrolio Pasquale Criscuolo (indagato anche nel primo filone di inchiesta), Colicchi, Pastena, il manager Total Cobianchi e il sindaco Vicino. La procura ipotizza l'associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze.
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