Incidente Roma, Leonardo sopravvissuto allo schianto piange gli amici morti: «Ora sono rimasto solo»

Il papà: «Quando ha saputo degli altri ragazzi ha pianto e ha smesso di chiedere»

Incidente Roma, Leo piange gli amici morti: «Ora sono rimasto solo»
Incidente Roma, Leo piange gli amici morti: «Ora sono rimasto solo»
di Alessia Marani e Raffaella Troili
Domenica 29 Gennaio 2023, 00:42 - Ultimo agg. 12:38
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«Leo? Sta meglio...». Fuori alla Terapia intensiva del Sant’Andrea il papà Giuseppe, aspetta di salutarlo. «Allora perché è ricoverato qui? Per proteggerlo, da tutto e tutti». Niente telefono, incursioni, social. Solo micro visite di familiari stretti che con lui parlano di tutto, fuorché dell’incidente. «Per farlo distrarre, ma chissà quando resta solo, penserà sicuramente ai suoi amici». A chi è andato a trovarlo ha detto solo: «Me li ha portati via tutti, tutti e tre». Non ricorda nulla della tragedia sulla Nomentana in cui hanno perso la vita cinque ragazzi, «solo un botto». E nessuno gli chiede altro. 

LE DOMANDE
Leonardo Chiapparelli, 22 anni, ha chiesto di loro subito, appena si è ripreso. «Abbiamo provato a dirgli che erano in altri ospedali, poi gli psicologi hanno deciso di dirgli subito la verità, in presenza dei genitori.

Ha pianto». E ha smesso di chiedere. «Gli mancano gli amici - ancora papà Giuseppe - non me l’ha detto, ma lo conosco, capisco che sta passando». Il giovane universitario non è in gravi condizioni, potrebbe esser spostato di reparto nelle prossime 48 ore. «Sono rimasto solo» avrebbe detto, poi nulla più. «È un miracolato e siamo dei miracolati - ripetono i familiari - ma Leo non si sente fortunato, è distrutto, come lo siamo noi, come tutta la comunità di Fonte Nuova». Valerio Di Paolo, Alessio Guerrieri, Simone Ramazzotti, tre delle cinque vittime dell’incidente mortale, con loro c’erano anche due ragazze, Giulia Sclavo e Flavia Troisi, 17enni. Stretti in una 500, in una serata come tante. «Lui aveva una cerchia ristretta di amici, con cui è cresciuto, erano molto affiatati. Il giovedì andavano sempre a giocare con la “messaggeria” al pub, non c’era nessuna festa in programma. Sono morti a un chilometro e mezzo da lì. Solo un ragazzo non è uscito quella sera, il giorno dopo aveva un esame...».

Simona, la mamma di Leo non ha la forza di parlare, va dal figlio e scappa via, «sono giornate troppo dure». Papà Giuseppe non si dà pace: «Come mi sento? Un privilegiato, non so trovare il termine... Spero queste stragi non accadano più». Sul luogo del drammatico impatto non si ferma il triste pellegrinaggio degli amici della comitiva. Chi accende lumini, chi lascia mazzi di fiori. Qui fino a poco prima gli agenti della Polizia locale erano tornati per un nuovo sopralluogo. «Li conoscevo tutti - ricorda in lacrime un ragazzo - uno di loro l’aveva visto proprio giovedì e ci eravamo dati appuntamento per oggi. Un dolore troppo grande». Rose bianche, un girasole «luminoso e solare come Giulia e Flavia», dice la mamma di un’altra amichetta. «Pensare - racconta la donna - che noi mamme siamo contente quando i nostri figli restano nei locali nelle vicinanze, invece di andare a Roma. Ma il destino certe volte è troppo crudele». Non appena saranno stati effettuati gli esami autoptici (che la Procura intende fare svolgere al più presto) le salme saranno riconsegnate alle famiglie. «Sarà un giorno di lutto immenso per tutta la comunità», ha commentato il sindaco Piero Presutti. Con i vigili si sta valutando la possibilità di potere fare svolgere la funzione in un luogo comune.
 

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