L'infermiera trasferita si vendica e avvelena il papà della collega

L'infermiera trasferita si vendica e avvelena il papà della collega
di Mary Liguori
Giovedì 7 Luglio 2016, 08:13 - Ultimo agg. 10 Luglio, 14:27
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Non voleva essere trasferita e quando ha saputo che la sua collega sarebbe rimasta all'ospedale di Venafro, ha deciso di fargliela pagare. E ha ucciso suo padre.

Il desiderio di vendetta ha armato la mano dell'infermiera indagata con l'accusa di avere avvelenato Celestino Valentino, l'anziano ricoverato all'ospedale «Santissimo Rosario» di Venafro per un ictus e morto per avere ingerito un liquido di natura acida, di quelli usati per le tubature dei lavandini. Era stato proprio il padre, anziano e malato, a evitare alla figlia, infermiera, il trasferimento: la donna era indicata come assistente del genitore in base alla legge 104. Per l'altra infermiera, invece, era arrivato il decreto: doveva andare via. Per questo la donna ha covato rabbia e invidia, desiderio di rivalsa. Il rancore è montato in poche settimane ed è sfociato in un gesto vigliacco, dalle conseguenze irreversibili. Ha dato da bere della soda caustica alla persona che incarnava quel «privilegio» di cui godeva la sua collega, a quel padre che, per concessione della legge 104, lei non poteva lasciare. L'ha punita facendo ingerire dell'acido all'anziano, mentre era ricoverato per un ictus in quell'ospedale che lei, a breve, avrebbe dovuto lasciare per prendere servizio altrove. Sarebbe questo il movente, agghiacciante, dell'omicidio di Celestino Valentino, il 76enne di Pratella, penultimo comune del Casertano ai confini con il Molise, morto il 25 giugno scorso, dopo due giorni di agonia.

Da ieri, è ufficiale: si indaga per omicidio volontario e «le indagini sono ormai concentrate su una pista precisa», come ha dichiarato il procuratore capo di Isernia, Paolo Albano, che coordina l'inchiesta in prima persona. Il lavoro dei pm molisani continua nel massimo riserbo, tuttavia trapela che tutti i sospetti stanno convergendo su un'infermiera di circa quarant'anni, originaria di Presenzano: sarebbe lei il «killer» in corsia, avrebbe avvelenato l'anziano per far dispetto a sua figlia. Le condizioni di Celestino erano già molto gravi quando è arrivato a Venafro, alcune settimane fa: l'aveva colpito un ictus e stentava a riprendersi. Ma era forte, Celestino, forte abbastanza da sopravvivere all'attacco cerebrale. E lo ha dimostrato, di essere forte, anche in seguito quando, nonostante l'età, è riuscito a lottare per due giorni, tra dolori lancinanti, dopo che gli è stato dato da bere dell'acido che gli stava corrodendo gli organi interni. Per quarantotto ore l'anziano ha combattuto nel suo letto d'ospedale, dove era arrivato per trovare sollievo e invece, a quanto pare, ha incontrato un'assassina.

Celestino Valentino è stato assassinato, ormai non ci sono più dubbi. I primi sospetti dei medici, poi quelli dei familiari, hanno preso forma, via via più concreta, da ciò che è emerso dalle indagini avviate ancor prima del decesso. L'inchiesta conferma dunque quanto, in corsia, tutti sembravano già sapere. Celestino non è morto per i postumi dell'ictus ma a causa di un banale trasferimento.