Infermieri vendevano i morti degli ospedali alle agenzie funebri: 30 arresti

Infermieri "vendevano" i morti alle agenzie funebri: smantellato racket, 30 arresti
Infermieri "vendevano" i morti alle agenzie funebri: smantellato racket, 30 arresti
Giovedì 17 Gennaio 2019, 10:29 - Ultimo agg. 20:40
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Al vertice invece c'erano i rappresentanti di due consorzi, che dividevano i compiti e ridistribuivano le somme guadagnate. Gli infermieri agganciavano i familiari dei defunti, mettendoli in contatto con i referenti delle varie agenzie di servizi, proponendo quelle più economiche o efficienti. Questi poi fornivano dettagli e indirizzavano i clienti verso gli uffici per le pratiche. 

«Se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona». Sono parole di un infermiere, rivolto a un altro indagato, agli atti dell'inchiesta della Procura di Bologna su un presunto business illecito legato al settore funerario. Gli infermieri, secondo le indagini, agganciavano i parenti dei defunti indirizzandoli alle agenzie funebri e venivano compensati con somme tra i 200 e 350 euro a 'lavorò.

 



È questa la catena organizzativa ricostruita dai carabinieri del reparto operativo - nucleo investigativo e della Compagnia Bologna Centro, che hanno smantellato un business legato al settore funerario. I militari stanno eseguendo un provvedimento emesso dal Gip per 30 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione di incaricato di pubblico servizio, riciclaggio e violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti. Secondo le indagini i due "cartelli" controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini, il Maggiore e il Policlinico Sant'Orsola-Malpighi.

Per l'esecuzione delle misure, dei sequestri e per le perquisizioni sono circa 300 i carabinieri impegnati, tra le province di Bologna, Ferrara, Modena, Rimini e Gorizia. Le indagini hanno documentato anche sistematiche condotte di riciclaggio promosse e coordinate dagli indagati di vertice, con il reinvestimento del rilevante "nero" aziendale, realizzato con mancata fatturazione di parte dei servizi funerari e gestito attraverso specifiche contabilità parallele da parte di altre persone, incaricate della specifica mansione.

Lo stesso denaro veniva di fatto impiegato per soddisfare la provvista corruttiva e implementare le singole fette di guadagno.

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