Insetti a tavola, dalla farina di grilli alle larve: «Produrli consuma molto meno della carne»

Lo spiega il Dottor Simone Gabrielli biologo nutrizionista e content creator

Insetti a tavola, dalla farina di grilli alle larve: «Produrli consuma molto meno della carne»
di Emanuela Di Pinto
Martedì 7 Febbraio 2023, 07:19
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Gli italiani, sempre così abituati alla dieta mediterranea e ad una cucina ricca e gustosa, non hanno accolto bene l'arrivo della farina di grilli sulle tavole. In uno paese in cui la pandemia ha causato un assalto degno dell'apocalisse ai supermercati, una reazione di questo tipo sembrava scontata. Alla base di tutto si pone un luogo comune che declassa, molto spesso, gli insetti ad esseri inferiori rispetto ad altri, definiti notoriamente “brutti” o sinonimo di cattiva igiene. In realtà, come qualsiasi altro animale, gli insetti posseggono delle proprietà nutritive che possono tranquillamente metterlI al pari della carne rossa che quotidianamente arriva sulle tavole degli italiani. Dal 24 gennaio il regolamento dell'Unione Europea ha autorizzato la messa in commercio della farina di grilli secchi, anche definiti come “grilli domestici” mentre dal 26 gennaio è stata resa possibile la commercializzazione delle larve in diversi formati (essiccati, in farina o in formato di pasta). 

Pensandoci cibi come l'escargot (a base di lumache), il caviale (uova di pesce) o la bottarga (ovario del pesce), vengono notoriamente considerate come grandissime specialità della cucina europea e mediterranea nonostante la loro provenienza possa far storcere il naso a molti. Perchè non dovrebbe succedere anche per gli insetti? Loro fanno parte dell'alimentazione base di tantissime culture soprattutto per la loro capacità di fornire a basso costo principi alimentari che si troverebbero in animali molto più dispendiosi e difficili da allevare. Abbiamo parlato di questa “rivoluzione” nell'alimentazione con il Dottor Simone Gabrielli, biologo nutrizionista e content creator che su Tik Tok svela i falsi miti del mondo della nutrizione. «Nel 2050 saremo due miliardi in più. Già adesso parecchie popolazioni hanno difficoltà a trovare cibo disponibile, salutare ed accessibile a tutti, per quel momento sarà ancora più difficile» spiega Simone. «Bisogna trovare altre fonti di cibo disponibili sia proteico che non proteico e, al momento, gli insetti sembrano essere una delle tante soluzioni».

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Una delle questioni che sta infervorando la discussione, in particolare sui social, è l'elemento di risparmio legato alla produzione di insetti rispetto agli allevamenti intensivi che producono la carne di animale che quotidianamente arriva sulle tavole degli italiani. «Se andiamo a vedere un qualunque grafico che va a studiare quante risorse servono a produrre un chilo di carne, vediamo quanto, soprattutto quella bovina, consuma moltissimo» spiega Simone chiarendo quanto mantenere un allevamento di questo tipo causi anche inquinamento ambientale. «Gli insetti, a quanto risulta dalle ricerche scientifiche, hanno un impatto decisamente minore. Ci vogliono molte meno risorse per produrre la stessa quantità di proteine a parità di peso». Tutto ciò potrebbe portare anche ad una riduzione degli spazi impiegati per gli allevamenti intensivi puntando, ovviamente anche in questo caso, alla sostenibilità della produzione.

Riguardo l'elemento nutrizionale che caratterizza gli insetti non ci sarebbe alcun fattore capace di renderli non adatti alla nostra dietra. «Dipende sempre dalla ricetta. Se prendiamo la farina di insetti e la mettiamo in un hamburger ricco di grassi e sale non è un cibo salutare. Presi singolarmente possono essere un'ottima fonte proteica, di vitamine e minerali». Il fattore nutrizionale è ciò che sta favorendo l'arrivo degli insetti sugli scaffali dei supermercati italiani nonostante la regolamentazione molto rigida che l'Unione Europea mantiene a riguardo. L'introduzione di questi alimenti è stata molto lenta e graduale in modo da riuscire a evitare qualsiasi problema sia dal punto di vista sanitario che salutare. «Probabilmente adesso ha fatto un pò più di scalpore per il fatto che si sta parlando molto anche del Made in Italy, come il vino che deve essere etichettato come cancerogeno» ha spiegato Simone. «Ora ne è stato aggiunto uno ma se ne aggiungeranno anche altri, con calma, dopo aver fatto le dovute ricerche sia per vedere se sono salutari sia per verificare se la produzione rispetti tutte le regole e sia a norma».

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