Ultrà ucciso a Milano, è giallo sull'uomo al volante: quattro indiziati

Ultrà ucciso a Milano, è giallo sull'uomo al volante: quattro indiziati
di Leandro Del Gaudio
Sabato 5 Gennaio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 13:46
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Quattro maggiorenni e un minore. Erano i passeggeri della Volvo V40 nera indicata come l'auto che ha investito, uccidendolo, il tifoso dell'Inter Daniele Belardinelli. Quattro maggiorenni, di età compresa tra i 20 e i 25 anni, più un ragazzo che non ha ancora compiuto 18 anni, sono i primi indiziati per omicidio volontario, in uno scenario investigativo che da ieri ha fatto registrare una serie di novità. Tra i cinque passeggeri della Volvo V40, la Procura di Milano (l'aggiunto Letizia Mannella e dai pm Michela Bordieri e Rosaria Stagnaro) ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati il figlio del proprietario dell'auto, mentre oggi anche gli altri componenti del gruppo conosceranno la loro veste giuridica. Quattro adulti e un minore, dunque, sospettati per l'investimento-killer di Belardinelli. Pochi giorni fa, i quattro adulti avevano risposto alle domande della polizia, limitandosi a rimarcare un concetto: la propria estraneità rispetto a quella manovra assassina che ha stroncato la vita di «Dede», uno dei capi del tifo del Varese, gemellato con quello dell'Inter e del Nizza contro i supporter napoletani.
 
Questa mattina, poliziotti milanesi in trasferta a Napoli. Hanno un mandato della Procura meneghina e sono giunti in via Medina, per chiudere il cerchio attorno ai passeggeri dell'auto «incriminata». Secondo le testimonianze raccolte finora, quell'auto potrebbe aver investito Belardinelli. Omicidio volontario, secondo i pm, alla luce di quanto messo agli atti da testimoni di fede nerazzurra (alcuni dei quali indagati per rissa aggravata), che ricordano l'auto che investono lentamente Belardinelli, con una manovra improntata alla volontà di uccidere. Ma chi sono i primi indiziati per la morte de 39enne? Sono tutti tifosi della Curva A, anche se non sono legati ai gruppi più facinorosi e violenti. Non hanno precedenti penali, non hanno subìto in passato daspo o divieti di frequentare spazi dove si tengono competizioni sportive. Lavorano, sono lontani dal clichè del teppista da stadio anche se da anni seguono la squadra azzurra in trasferta. Sono della zona di via Foria, in pieno centro cittadino, vivono in famiglie che non vengono segnalate per precedenti di natura penale.

Hanno lavato l'auto, prima di restituirla al proprietario, una mossa sospetta. Secondo la Procura di Milano, potrebbe essere stato un tentativo di cancellare eventuali tracce dello scontro del 26 dicembre scorso, mentre i passeggeri hanno fornito una versione decisamente di basso profilo: «Abbiamo viaggiato in cinque, dovevamo restituire l'auto in buone condizioni, per questo l'abbiamo portata all'autolavaggio», hanno dichiarato nelle primissime battute di questa vicenda. Anche sull'aspetto centrale dell'inchiesta, vale a dire l'investimento di Belardinelli, stessa determinazione a negare le accuse. Difesi dal penalista napoletano Emilio Coppola, i quattro adulti del gruppetto in trasferta a Milano dicono di non aver avvertito alcun rumore o alcuna forma di sbilanciamento dell'auto. Agli atti anche la versione dell'autista, che ha ammesso di aver guidato l'auto, di aver condotto il volante lungo corso Novara e di aver provato ad allontanarsi dalla zona dei fumogeni e degli scontri, negando però la storia dell'omicidio.

Ieri mattina, la Digos di Napoli ha perquisito la casa di uno dei tifosi del Napoli che viene immortalato da alcuni video. Ha una felpa nera, si rivolge ai suoi e pronuncia poche parole in napoletano: «Li abbiamo abboffati di coltellate». È indagato per rissa aggravata.

Stessa accusa per altri ultrà del Napoli, via via identificati. Ieri mattina, per sette ore è stato interrogato il tifoso protagonista del «vocale» in cui si vantava di aver ridotto gli interisti a tanti «cani di pecora». È stato indagato per rissa aggravata, stessa sorte toccata ad alcuni ultrà azzurri che hanno ripreso a duellare dopo la tregua scattata per consentire di apportare le cure a Belardinelli.

Si tratta di un imprenditore vesuviano, legato ai Mastiffs, insomma un ultrà patentato, che ha comunque portato la sua auto in questura per dimostrare la propria estraneità all'omicidio. Intanto, ha lasciato la cella del carcere milanese il 21enne Dal Ros, che sta collaborando con i pm: va ai domiciliari, ha offerto particolari sull'assalto di Santo Stefano ai napoletani.

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