Investe e uccide un pedone in autostrada. Sentenza della Cassazione: «Non ha colpe»

Investe e uccide un pedone in autostrada. Sentenza della Cassazione: «Non ha colpe»
Lunedì 8 Aprile 2019, 09:02
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ROMA Guidando di notte in autostrada aveva travolto e ucciso una donna che, dopo una lite con il marito, ubriaca, era scesa dalla macchina e aveva iniziato a camminare in mezzo alle corsie. Un evento impossibile da prevedere. Con questa motivazione, la Cassazione ha confermato l'assoluzione dall'accusa di omicidio colposo per il conducente, un sessantenne, che guidava rispettando i limiti di velocità e che non è stato in grado di schivare la donna. Per i giudici, infatti, è praticamente impossibile, per chi guidi in autostrada, anche solo immaginare di trovarsi di fronte un pedone che cammina al centro della carreggiata.

 

L'INCIDENTE
Quella notte Claudia T. era scesa dall'auto e si era messa a camminare al centro della carreggiata sulla A26, la Genova-Gravellona Toce, seguendo la stessa direzione di marcia dei veicoli. Per gli ermellini, «è inesigibile un'attenzione del conducente spinta al punto da scandagliare ogni angolo del tratto percorso alla verifica della eventuale presenza di pedoni, sulla cui assenza egli ha invece motivo di fare pieno affidamento», si legge nella sentenza. I supremi giudici hanno respinto il ricorso della Procura di Vercelli, che chiedeva di condannare l'automobilista, Concetto T., perché «procedeva ad una velocità pure rispettosa dei limiti cinetici in vigore nel tratto autostradale, ma in concreto tale da non consentirgli di arrestare l'auto entro il campo di visibilità delimitato dalla profondità dei fari anabbaglianti». Secondo la Cassazione, invece, il guidatore «non solo non aveva l'obbligo di usare i fari abbaglianti, il cui uso gli era addirittura vietato per non abbacinare i conducenti di altre vetture», ma dato che ha «integralmente osservato la normativa di settore non può essergli mosso alcun rimprovero». Il sessantenne viaggiava al di sotto del limite massimo.

IL PERICOLO
La presenza di un pedone «nel centro della carreggiata, nella propria corsia di marcia, non può considerarsi circostanza prevedibile, essendovi un assoluto e comunemente rispettato divieto di attraversamento della sede autostradale», prosegue il verdetto. I supremi giudici della Quarta sezione penale aggiungono, infine, che «qualora si imponesse al conducente di decelerare alla semplice vista del pedone, ne risulterebbe gravemente compromessa la stessa circolazione e la sicurezza degli automobilisti, costretti a confrontarsi con un improvviso arresto di una vettura che procede a velocità elevata».

R.I.
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