Irene Pivetti, restituiti 4 milioni di euro: il gip non convalida il sequestro

Irene Pivetti, restituiti 4 milioni di euro: il gip non convalida il sequestro
Irene Pivetti, restituiti 4 milioni di euro: il gip non convalida il sequestro
Lunedì 29 Novembre 2021, 14:58 - Ultimo agg. 30 Novembre, 10:39
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Sono stati restituiti all'ex presidente della Camera Irene Pivetti e al suo consulente i quattro milioni di euro che erano stati sequestrati in via preventiva e d'urgenza dalla Procura di Milano una decina di giorni fa. È l'effetto dell'ordinanza di circa 60 pagine con cui il gip Giusy Barbara non ha convalidato il provvedimento di sequestro del denaro firmato dal pm Giovanni Tarzia, titolare dell'indagine condotta dalla Gdf per dichiarazione fraudolenta attraverso l'interposizione di società estere "fantasma", riciclaggio e autoriciclaggio con al centro una presunta compravendita fittizia di tre Ferrari Gran Turismo con lo scopo, è l'ipotesi della Procura, di riciclare profitti frutto di evasione fiscale. Fatti ai quali il giudice, nel suo provvedimento depositato oggi, ha dato, però, una lettura giuridica diversa ipotizzando, oltre ad una serie di reati invece che un'unica presunta frode fiscale, la «esterovestizione» delle società sparse in tutto il mondo, Hong Kong compresa, mediante le quali sarebbe stato raggirato il Fisco.

 

Il caso delle Ferrari

Un'impostazione alternativa contro la quale il pubblico ministero ricorrerà al Tribunale del Riesame, anche perché altrimenti ne uscirebbe minato l'impianto accusatorio dell'inchiesta nella quale è stato pure già notificato l'avviso di chiusura delle indagini all'ex esponente leghista e ad altre sei persone: il consulente Pier Domenico Peirone, il pilota di rally ed ex campione Leonardo "Leo" Isolani, la moglie Manuela Mascoli, la figlia di lei Giorgia Giovannelli, il notaio Francesco Maria Trapani e un altro imprenditore.

Secondo la ricostruzione della Procura, ci sarebbe stato un ruolo di intermediazione di Only Italia, gruppo riconducibile a Pivetti, in operazioni del 2016 del Team Racing di Isolani, il quale voleva nascondere al Fisco alcuni beni, tra cui le tre automobili, una delle quali sequestrata dalle Fiamme Gialle tempo fa. Attorno alle tre auto da corsa, secondo l'accusa, venne organizzata una finta vendita verso una società cinese. Quelle macchine, però, non sarebbero mai arrivate «nella disponibilità» dell'acquirente "sulla carta", il gruppo cinese Daohe del magnate Zhou Xi Jian, ma sarebbero state trasferite da "Leo "Isolani in Spagna, dove avrebbe tentato di «venderle». L'unico «bene effettivamente ceduto - è scritto negli atti di indagine - ovvero passato» ai cinesi sarebbe stato «il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari». Se, da un lato, lo scopo di Isolani e la moglie sarebbe stato «dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli» all'Erario, «l'obiettivo perseguito da Irene Pivetti», dall'altro, sarebbe stato «acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona». Fatti che per il giudice esistono, ma ai quali ha dato una veste giuridica diversa, facendo in sostanza cadere l'ipotesi di una presunta frode fiscale, col profitto poi riciclato, che aveva portato al sequestro.

Irene Pivetti, tre Ferrari e l'indagine per riciclaggio: 4 milioni di euro sequestrati

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