Istituire le zone franche montane e abolire il limite del numero minimo di alunni per le formazioni di classe nei comuni montani. Sono gli obiettivi di due proposte di legge presentate ieri alla Camera da Fratelli d’Italia, con i deputati Chiara La Porta e Alessandro Amorese e il capogruppo a Montecitorio, Tommaso Foti. L’obiettivo è fermare il fenomeno della desertificazione economica e sociale delle “aree interne”. Una situazione complicata fotografata dai dati Istat rielaborati da Open Polis. Dal 2011 a oggi infatti, per quanto la popolazione in Italia sia rimasta stabile sui 59 milioni e mezzo di residenti, nelle città gli abitanti sono aumentati del 2,5%, negli hinterland sono rimasti stabili (+0,3%), mentre i comuni interni hanno registrato un calo in proporzione alla distanza dai servizi. In quelli intermedi, dove si impiegano tra 27 e 40 minuti per raggiungere il polo più vicino, il calo è stato dell’1,9%. In quelli periferici, dove servono tra 40 e 67 minuti, hanno visto la popolazione ridursi del 3,8%. Nei comuni più remoti invece, i residenti sono il 4,5% in meno del 2011.
IL TESTO
Uno spopolamento vero e proprio che ora richiede di salvaguardare «quei cittadini che hanno scelto di restare o di tornare a vivere in questi territori». La proposta di legge del partito di Giorgia Meloni quindi mira a realizzare una serie di misure «da adottare di concerto con le Regioni» che possano permettere alle imprese già esistenti - da quelle agricole a quelle turistiche - di usufruire di agevolazioni fiscali e attrarre nuovi investimenti. Per le aziende in loco si prevede ad esempio l’esenzione totale dalle imposte sui redditi e l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, oltre a una semplificazione degli adempimenti burocratici. I criteri per individuare le zone franche montane saranno legati al numero dei residenti, all’altitudine, al rischio di spopolamento socio-economico e al calo demografico verificatosi nell’ultimo trentennio.
LE SCUOLE
Per quanto riguarda la proposta di legge sull’abolizione del limite al numero minimo di studenti per formare classi della scuola primaria e secondaria nei comuni montani (attualmente è di 10 unità) lo scopo è – ha sottolineato il deputato Amorese - proteggere quelle scuole che «devono essere integrate nel tessuto locale, contribuendo a valorizzare l’identità di quei territori, gli antichi mestieri, l’artigianato, il turismo». Siandrà a modificare il decreto n. 81 del 20 marzo 2009. «Non si possono chiudere le scuole perché ci sono pochi alunni. Anzi bisogna riaprirne alcune. Le scuole in quei territori rappresentano il “tasso di vitalità” e di futuro», ha rimarcato. Si tratta - ha aggiunto un altro esponente di FdI, Paolo Trancassini - di «un passo avanti che segna il cambio di approccio politico del governo Meloni, che abbandona la logica dei numeri per andare incontro alle istanze delle comunità».