Lupo solitario dell'Isis preso a Milano. «Era pronto ad agire». Allerta della polizia

Lupo solitario dell'Isis preso a Milano. «Era pronto ad agire». Allerta della polizia
Lupo solitario dell'Isis preso a Milano. «Era pronto ad agire». Allerta della polizia
Mercoledì 21 Novembre 2018, 08:19 - Ultimo agg. 22:32
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Un soldato irregolare dell'Isis, un lupo solitario con un'addestramento paramilitare pronto a «sgozzare» miscredenti ma anche un elemento centrale nella propaganda jihadista in contatto diretto con chi dirige la macchina mediatica dello Stato Islamico. «Se hai intenzione di fare un'operazione jihadista puoi chiederlo e stare anche un anno in attesa - diceva ai suoi interlocutori - Arriverà il momento in cui andrò a fare la guerra insieme a loro». 

Le intercettazioni: «Sono pronto a fare la guerra»

Non era un personaggio qualunque Issam Shalabi, l'egiziano 22enne arrestato in piena notte in un appartamento a Milano con un blitz del Nocs, il Nucleo speciale antiterrorismo della Polizia. Per mesi gli investigatori lo hanno seguito 24 ore al giorno, ne hanno monitorato praticamente in diretta ogni messaggio su chat e social, hanno ascoltato ogni conversazione: «temevamo - ammette il capo dell'Antiterrorismo Lamberto Giannini - che potesse colpire da un momento all'altro».

Probabilmente, è la convinzione di chi ne ha seguito ogni mossa, con un attentato non in Italia ma in Francia. Che non ci sia riuscito è dunque merito di chi lo ha fermato in tempo. A partire dagli 007 che a dicembre del 2017 hanno segnalato la presenza, tra i militanti islamici frequentatori di un gruppo Whatsapp, di un soggetto che aveva un'utenza italiana. Gli accertamenti hanno portato subito a Shalabi, arrivato in Italia 7 anni fa per ricongiungimento familiare. Il ragazzo era il leader di un gruppo di tre giovanissimi profondamente radicalizzati che vivevano a Colonnella, in provincia di Teramo. Lì Shalabi, quando non era impegnato ad ascoltare i sermoni contro l'occidente e a veicolare il verbo degli imam radicali, lavorava per una ditta che aveva l'appalto per le pulizie di McDonald's. Dall'Abruzzo si è poi spostato a Cuneo e infine a Milano dove aveva trovato lavoro in nero presso una ditta che eseguiva manutenzione stradale.

Ma il suo impiego era tutt'altro ed è lui stesso nelle conversazioni intercettate a definirsi un lupo solitario. «Ognuno di noi si muove per conto proprio, ognuno percorre la via più conveniente» per il martirio. Nel capoluogo lombardo Shalabi seguiva le regole della clandestinità, farsi notare poco e muoversi molto: solo negli ultimi due mesi ha cambiato 4 abitazioni e stanotte lo hanno arrestato in una casa con altri stranieri che erano completamente all'oscuro di chi avessero accanto. «Dopo la sconfitta militare dell'Isis in Iraq e Siria ci si chiede dove sia il fronte dello Stato Islamico. Questa indagine dimostra che il fronte è anche dentro casa nostra» sintetizza il capo del servizio esterno dell'Antiterrorismo Claudio Galzerano per sottolineare lo spessore di Shalabi. E che fosse organico a Daesh, gli investigatori della Polizia Postale non hanno dubbi, dopo aver ascoltato 1.700 file audio - decine dei quali con il logo di 'Dabiq', la rivista ufficiale del Califfato - e analizzato 110mila screenshot delle chat di Telegram.

Lì dentro c'era il bando di reclutamento per i soldati del jihad e una sorta di 'mattinalè dell'Is, con tanto di risultati conseguiti la settimana prima in termini di morti e feriti.
Ma non solo: era Shalabi stesso a rilasciare le credenziali per consentire l'accesso a determinati canali Telegram; password che arrivavano direttamente da chi gestiva 'Amaq', l'agenzia stampa di Daesh. Un giorno gli investigatori lo sentono commentare così il video di una donna sgozzata in una vasca da bagno: «mi ha mandato a dire che io debba sgozzarla e così via...ma sei io sgozzo la sgozzo lì (nella vasca, ndr), vedrei il suo sguardo». Con Shalabi, accusato di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia di terrorismo, sono indagati anche i suoi due connazionali, Omar Mohamed Ibrahim, di 21 anni residente a Colonnella e un 23enne residente a Piacenza. Al primo è stato notificato un decreto di espulsione del ministro, il secondo è ricercato all'estero. Le abitazioni di entrambi sono state perquisite ed è stato trovato diverso materiale che ora dovrà essere analizzato dagli investigatori per capire quanti altri siano stati raggiunti dalla propaganda di Shalabi e trasformati in possibili terroristi.

 
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