Isolamento per i positivi, stop anche in Italia come in Gran Bretagna? Le ipotesi degli esperti (e cosa aspettarsi dopo l'estate)

Isolamento per i positivi, stop anche in Italia come in Gran Bretagna? Cosa dicono gli esperti (e cosa aspettarsi dopo l'estate)
Isolamento per i positivi, stop anche in Italia come in Gran Bretagna? Cosa dicono gli esperti (e cosa aspettarsi dopo l'estate)
di Graziella Melina
Lunedì 21 Febbraio 2022, 12:38 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 10:31
5 Minuti di Lettura

La decisione della Gran Bretagna di eliminare l’obbligo di isolamento per i positivi al covid potrebbe essere presa anche in Italia. Ma solo quando la curva epidemica sarà bassa, e comunque non prima dell’estate. Secondo gli esperti, infatti, per ora serve cautela, per evitare di mettere in pericolo i più fragili. «La priorità sanitaria durante questo processo di endemizzazione è quella di proteggere le persone deboli - spiega l’epidemiologo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università-azienda ospedale di Padova - La scelta del governo di Boris Johnson comporta il rischio che si continuino a infettare i soggetti fragili. Ed è una strategia pericolosa ovunque. Non dimentichiamo che i morti che noi vediamo ogni giorno non sono no vax, ma sono fragili vaccinati».

Molti soggetti, infatti, non riescono a sviluppare gli anticorpi nonostante la profilassi. «Dire che il farmaco anticovid non funzioni è una fandonia - precisa Crisanti - Il vaccino funziona e se non lo avessimo il numero di morti ora sarebbe probabilmente dieci volte tanto. Se poi all’inizio della pandemia avremmo avuto Omicron, ci sarebbe stato un disastro senza precedenti.

Non dimentichiamo che questa variante ha una virulenza leggermente inferiore a delta, ma siamo su livelli di virulenza molto vicini quella del virus iniziale cinese».

Covid, ecco perché diventerà come un'influenza. Abrignani: «In estate poche infezioni, nodo autunno»

Il piano per l'Italia

Per ora quindi meglio continuare a mantenere le misure di sicurezza. «Un conto è il libera tutti e un conto è tenere i positivi a casa, sono due cose diverse - sottolinea Crisanti - Non vanno confuse le misure di prevenzione con quelle di sanità pubblica. Ribadisco, un positivo potenzialmente può contagiare una persona vulnerabile fragile anche vaccinata».

Intanto, però, si prova a ragionare su possibili allentamenti e sugli eventuali rischi. «Spero che nel prossimo futuro possa esserci una situazione intermedia basata sulla responsabilizzazione dei singoli - riflette Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Igiene generale e applicata dell’Università degli Studi di Milano - In Gran Bretagna la situazione epidemica è più avanti di due tre settimane rispetto a noi. Credo che nel nostro Paese dovremo ancora mantenere un approccio più prudente». Del resto, il pericolo che si possano fare passi falsi è sempre dietro l’angolo. «Se si va a guardare la standardizzazione per età le nostre misure hanno funzionato - continua Pregliasco - e infatti se si considera che noi abbiamo una quota di popolazione anziana, la mortalità da noi è stata inferiore. Ora dobbiamo trovare un equilibrio tra esigenze psicologiche, economiche, sociali e sanitarie. Mi aspetto un’estate tranquilla, e poi una risalita nel prossimo autunno».

La convivenza con il virus

Intanto c’è chi prova a immaginare in che modo sarà possibile convivere con il virus. «La decisione della Gran Bretagna è nell’ordine delle idee, ne stiamo discutendo anche noi - ammette Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - È chiaro che da un lato aumenta il rischio di contagio, ma dall’altro liberiamo centinaia di migliaia di persone che si trovano in isolamento. Bisogna trovare un punto di equilibrio. I presupposti sono però chiari, e cioè aver fatto la terza dose di vaccino, non avere sintomi e poi verificare la positività con un test di controllo a distanza di 5-7 giorni. Non dimentichiamo che i vaccinati con tre dosi possono infettare, ma i rischi sono più bassi. Sarà poi necessario indossare sempre la mascherina ffp2, in modo tale che il rischio teorico di contagiare gli altri sia ridotto al minimo. Con il calo della curva epidemica e con le dovute cautele - rimarca Signorelli - togliere l’obbligo dell’isolamento mi sembra un discorso ragionevole che si può affrontare anche da noi».

Vaccinati e guariti dal Covid, si deve fare il booster? Quanto dura il Green pass (e come renderlo illimitato)

Green pass in ristoranti, negozi, trasporti, palestre, cinema e luoghi di lavoro: il calendario del graduale addio al certificato

Per il momento, si osserva con attenzione il numero dei contagiati e dei ricoverati. «Credo che sia necessario aspettare ancora qualche settimana per consolidare la tendenza dei cali che è nettamente evidente - ribadisce Claudio Mastroianni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma e presidente della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) - Prima di decidere se non mettere in isolamento le persone col covid, andrei ancora cauto, proprio perché c’è una certa quota di soggetti fragili che si espongono al rischio. Approfittiamo di questo periodo per fare la quarta dose nei soggetti fortemente immunodepressi. Questo ci potrà garantire ulteriormente anche una maggiore sicurezza. Il sars cov 2 - rimarca Mastroianni - sicuramente continuerà a circolare. Il prossimo autunno sarà determinante per capire se effettivamente ci saranno più ondate pandemiche. Adesso abbiamo delle armi per poterlo contrastare, soprattutto con i vaccini e con le terapie. Ma bisogna evitare l’insorgenza di varianti. Procediamo con gradualità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA