Italia, chiese senza tutela dopo il caso Notre-Dame: niente norme antincendio

Italia, chiese senza tutela dopo il caso Notre-Dame: niente norme antincendio
di Paolo Barbuto
Mercoledì 17 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 08:08
4 Minuti di Lettura

«In Italia esistono tre categorie di strutture per le quali non è previsto il rispetto di nessuna norma antincendio: caserme, banche e chiese», gelano il sangue le parole di Luigi Tranchino, capo dei vigili del fuoco di Napoli, mentre spiega qual è la situazione normativa nel Paese. All'indomani del rogo di Parigi l'attenzione è altissima proprio sul fronte degli edifici sacri, così sapere che non c'è una regola da rispettare per proteggerli fa venire i brividi: «C'è una spiegazione a queste decisioni. Le banche hanno severi controlli ai varchi e non si può pretendere che abbiano vie di esodo facilmente violabili, le caserme hanno accessi protetti da guardie armate e non possono garantire uscite non controllate. Le chiese infine avrebbero problemi per l'ottenimento dei permessi antincendio: pensate a un duomo nel quale possono entrare centinaia di persone dove c'è il solo portone principale come via d'entrata e d'uscita. Non otterrebbe mai il permesso antincendio».
 
Insomma, le chiese non hanno nessun obbligo di rispetto delle norme antincendio, però quelle monumentali e ricche di opere d'arte si attrezzano a dovere. Ognuna come può: esistono esempi virtuosi ed altri meno, ma ciascuna tenta di fare qualcosa.

Il Duomo di Milano, ad esempio, è dotato di un sistema di raggi ottici per la rilevazione del fumo collegato a una serie di telecamere specifiche per la videosorveglianza antincendio. Insomma, lì un focolaio dovrebbe essere scoperto in tempo record e, comunque, non avrebbe lo stesso sviluppo di quello che ha divorato Notre Dame perché le porzioni in legno della struttura non sono tante anche se i responsabili spiegano che ci sono il coro, le sagrestie e l'organo che rischierebbero di subire danni irreparabili in caso di fiamme.

Il Duomo di Napoli, invece, ha una struttura molto simile a quella della cattedrale di Parigi. Anche qui il tetto è sostenuto da travi di legno e potrebbe facilmente essere aggredito dalle fiamme. Non esisterebbero specifici elementi di controllo antincendio nella struttura partenopea anche se c'è grande attenzione al tema.

Discorso diametralmente opposto per Santa Maria del Fiore, la cattedrale di Firenze. Anche sotto la cupola del Brunelleschi c'è tanto legno, un po' meno di Notre Dame, però, per cui i tempi di propagazione delle fiamme sarebbero nettamente inferiori. Ma siccome non si scherza con un'opera d'arte del genere, all'interno del duomo di Firenze c'è un sistema di monitoraggio antincendio attivo e sorvegliato 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno: anche il più piccolo focolaio sarebbe individuato in tempi rapidissimi. Inoltre le strutture lignee di Santa Maria del Fiore vengono sottoposte a trattamento ignifugo ogni quattro anni.

Attenzione elevata anche a Santa Croce, sempre a Firenze. Due anni fa il cedimento di un marmo causò la morte di un turista spagnolo. La chiesa da quel momento è stata dotata di ogni possibile sistema di sicurezza, dai costanti controlli statici ad avveniristici strumenti di rilevazione degli incendi.

Se le chiese sono esentate dal rispetto di ogni norma antincendio, musei e biblioteche, invece, hanno rigorose regola da rispettare: da qualche mese è pronta anche una nuova legge che prevede ulteriori restrizioni e controlli per ottenere i permessi antincendio.

Per la maggior parte i musei sono inseriti in strutture storiche e sottoposte al controllo delle soprintendenze, sicché è spesso necessario contemperare le esigenze «storiche» con quelle della sicurezza, ecco perché le nuove regole pretendono maggiore accuratezza, pur mantenendo il necessario rispetto per la storicità dei luoghi.

Un esempio di adeguamento virtuoso alle norme di sicurezza, e quindi anche a quelle antincendio, è la Mole Antonelliana di Torino. La scelta di trasformare quel luogo in Museo del Cinema ha comportato la necessità di far coincidere il momento del restauro e della conservazione con quello dell'innovazione improntata alla sicurezza: obiettivo raggiunto grazie ad avanzate tecnologie e complesse opere impiantistiche che hanno reso sicura la fruizione del monumento.

A Napoli estrema attenzione alle dotazioni antincendio nelle sale del Museo Archeologico Nazionale per le quali il direttore Giulierini pretende rigore: «Il Mann è dotato di un apposito sistema di rilevazione incendi», spiega con giustificato orgoglio. All'interno del museo napoletano, insomma, non c'è pericolo delle fiamme: «Ci adeguiamo, naturalmente, a tutti gli standard di tutela contemplati per gli istituti ed i luoghi della cultura nazionali», conclude il direttore del Mann.

Anche a Capodimonte i sistemi di tutela dalle fiamme rispettano le norme di legge. Il direttore Bellenger raccontò nei giorni del suo insediamento di aver trovato una difficile situazione impiantistica che, adesso, è totalmente a norma.

Per avere sistemi di protezione antincendio ancora più avanzati, però, Capodimonte ha chiesto finanziamenti per un milione e mezzo di euro. Quei soldi sono pronti, i lavori dovrebbero iniziare a breve.

© RIPRODUZIONE RISERVATA