Italia campione d'Europa, diretta. Nazionale da Mattarella e Draghi. Gli azzurri sfilano sul bus scoperto per le vie di Roma

Italia campione d'Europa, diretta. Nazionale da Mattarella e Draghi. Gli azzurri sfilano sul bus scoperto per le vie di Roma
Italia campione d'Europa, diretta. Nazionale da Mattarella e Draghi. Gli azzurri sfilano sul bus scoperto per le vie di Roma
Lunedì 12 Luglio 2021, 06:53 - Ultimo agg. 13 Luglio, 13:58
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Il 12 luglio non è festa nazionale ma quasi: è la festa della Nazionale. In cui il popolo e le istituzioni s’abbracciano. Intorno alle manone di Donnarumma - «Le sue parate, e che parate!», esclama Draghi - o alle stampelle di Spinazzola sventolate come se fossero la racchetta di Berrettini. Il quale a sua volta in questa lunga festa mobile, tra pullman chiuso e autobus scoperto con i campioni che ballano e l’incontro con Mattarella sul Colle e con Draghi a Palazzo Chigi, è un festeggiato tra i festeggiati, uno degli eroi dell’impresa («Siamo tutti diventati padri della patria», scherza Insigne nei giardini del Quirinale) anche se Wimbledon non è Wembley.

Azzurri, bagno di folla sul bus scoperto per le vie di Roma

E comunque è un rito da Palazzo e da Paese quello che si è svolto, in cui tutti cercano tutti e gli azzurri vogliono il contatto fisico perché sanno che anche la gente lo vuole. Ma come si fa, viste le norme sanitarie? Dal mattino i giocatori sperano di poter girare almeno su un pullman scoperto, già pronto e allestito, ma la Prefettura preferisce di no. Poi in mezzo a piazza del Quirinale, appena la squadra è uscita dal palazzo presidenziale, si vede Bonucci che contratta con i funzionari di polizia. Non ottiene il pullman scoperto per andare a Palazzo Chigi, ma riesce ad averlo con il sì del Viminale e della Prefettura subito dopo l’incontro con Draghi. E così, il corpo della Nazionale e il corpo della nazione possono stare vicini senza un vetro e un finestrino a separarli. Ed è bagno di folla. Quello che Draghi, senza esagerare, ha consentito permettendo che i tifosi si avvicinassero il più possibile agli atleti intorno a Palazzo Chigi. Sennò, sarebbero stati confinati chissà dove.

 

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COPPA O PALLONE
Così ieri sera Roma è stata attraversata - doppio giro a Piazza Venezia, via del Corso, il Tritone, Barberini, via Veneto, fino al Pinciano con arrivo all’Hotel Parco dei Principi accampamento post-trionfo dell’esercito azzurro - dal pullman scoperto che tra ali di folla saltava con i salti dei giocatori e i loro balli, le canzoni, l’Inno di Mameli, il coro «chi non salta inglese è» e sulle note della famosa canzoncina di Maradona: «O mamma, mamma, mamma, sai che c’è, mi batte il corason, ho visto gli azzurri e innamorato son!». Una marcia di trionfo da antica Urbe, quando i condottieri tornavano dal campo di battaglia e venivano sommersi dagli omaggi e dalle ovazioni.

La coppa europea sembra un pallone che rimbalza per la Capitale e la vogliono toccare tutti.

Che mare di gente, che mare di amore. I romani nelle vie del centro tirano i fiori ai calciatori sul pullman aperto. Mandano loro i baci. Una ragazza grida a Donnarumma: «Amo’, che te farei!». Insigne rappa in napoletano. Insieme agli altri canta l’hit dei Maneskin riadattata contro gli inglesi: «Siamo fuori di testa ma diversi da lorooooo». I campioni fotografano la gente e la gente fotografa loro: migliaia di telefonini immortalano il carnevale della forza ritrovata.

Ai giocatori sarebbe piaciuta anche una festa vera e propria (comunque l’hanno fatta tra loro tra tuffi nella piscina dell’hotel Parco dei Principi per tutta la notte e valanghe di gavettoni), e si era pensato di farla, ma il ministro Speranza e le autorità sanitarie hanno preferito evitare. Nei giardini del Quirinale, Mattarella allestisce una festa misurata e affettuosissima. Mancini e Chiellini gli consegnano - lo faranno anche poco dopo con Draghi - la maglietta numero 10 della Nazionale con le firme di tutti i campioni.

Lui dice loro: «Non sono un commentatore sportivo, ma vi dico che avete meritato di vincere anche al di là del punteggio ottenuto. Avete giocato fuori casa e preso un gol a freddo che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Bravissimi. Siete stati sostenuti nelle sette partite dall’affetto degli italiani e li avete ripagati rendendo onore allo sport». Ringrazia tutti il Presidente, ricorda Davide Astori e poi una menzione speciale per Gigio: «La seconda parata nell’ultimo rigore ha reso felici milioni di persone non solo in Italia». «Presidente - gli dice capitan Chiellini - c’è sempre stata intorno a noi, fin dall’inizio, un’aria magica e questa magia ci ha dato forza. Ha moltiplicato la nostra bravura».

 
IL CONNUBIO
La Grande Bellezza di Roma e la Grande Bravura della Nazionale sono andate a nozze. Si canta l’Inno d’Italia, anche con Malagò e Gravina, nei giardini del Quirinale e idem nel cortile di Palazzo Chigi. Dove c’è quasi tutto il governo e i funzionari della Presidenza del Consiglio sono affacciati alle finestre addobbate con il tricolore. Draghi fa il Draghi. Zero retorica. Anche quando dice ai giocatori parole che in bocca ad altri suonerebbero ampollose: «Ci avete fatto commuovere, emozionare, gioire, abbracciare. Con i vostri sprint, i gol, le parate, e che parate! E anche con i colpi di Berrettini». Che è sempre mescolato agli azzurri. Da romanista, e da italiano, Draghi fa i complimenti a Spinazzola, che ha lottato e sofferto e ben meritato (parte l’applauso per l’incursore giallorosso con le grucce). «Ci avete reso orgogliosi», incalza il premier: «Ci avete messo al centro dell’Europa».


Il delirio impazza dentro Roma, ma sia al Quirinale sia a Palazzo Chigi i toni sono quelli di chi capisce la portata della vittoria senza enfatizzarla oltre misura. Draghi dice agli azzurri: «Quello di cui ci avete reso orgogliosi è di essere uniti in queste celebrazioni». Ma occhio a qualche siparietto. Quando viene data a Mattarella la maglia azzurra numero 10, Insigne finge di offendersi e in stretto napoletano sbotta sorridendo: «Ma chella è ‘a maglia mia!». O ecco Chiellini che cerca di non mollare mai la coppa. E gli altri per prenderla nelle proprie mani devono affettuosamente rubargliela. Chiesa: «Giorgione, ma quella coppa mica è tua moglie!». E lui: «Se stanotte con lei ci vuoi dormire tu, ti sbagli: me l’abbraccio io la coppa!».

La quale girando per Roma non fa che riflettere le bellezze di Roma, issata sul tetto del pullman scoperto. Poi nella notte mentre si festeggia ancora all’hotel Parco dei Principi, tra bottiglie di bollicine e altri strameritati drink, qualcuno nella grande allegria paventa il rischio che quel bel trofeo d’argento possa finire in piscina. Ma non sarebbe un dramma. Anche perché l’Italia ha dimostrato di non saper annegare.

 

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