La principessa Borbone tifa per l'Italia e i neoborbonici la insultano: «Non dovevi farlo»

La principessa Borbone tifa per l'Italia e i neoborbonici la insultano: «Non dovevi farlo»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 13 Luglio 2021, 23:20 - Ultimo agg. 14 Luglio, 20:07
4 Minuti di Lettura

Una lettera indirizzata al direttore del Mattino per esprimere “amarezza e stupore” rispetto a una valanga di oltraggi e insolenze ricevute via social solo per aver osato tifare Italia. Doppia la firma in calce alla missiva: Maria Carolina e Maria Chiara di Borbone delle Due Sicilie. «Siamo profondamente meravigliate e sinceramente rattristate dai commenti negativi, gli insulti e le offese che ci sono state rivolte, e che tutt’ora continuano a giungerci, dopo aver pubblicato sui nostri profili alcune foto e ”stories” in cui auguravamo la vittoria all’Italia per la partita giocata l’altra sera». Vero. Basta fare un giro sulle bacheche Facebook - e sui profili Instagram - delle due ragazze per leggere davvero di tutto. 

Quale la ragione di tanta ostilità? Il primo “post” è di una donna, Paola, che prova a spiegare i motivi del suo risentimento rivolgendosi direttamente alla prima delle due figlie di Carlo e Camilla di Borbone, colpevole di aver pubblicato una foto con il tricolore e l’esultanza per la vittoria dell’Italia: «Principessa - scrive la neoborbonica su fb - la prego: noi non siamo italiani, siamo duosiciliani. È la seconda volta che mi infligge un colpo al cuore: siamo identitari dal 1860, data in cui fu annesso, con la forza, il regno dei suoi avi, e noi da allora non abbiamo più pace». 

Insomma, secondo chi contesta le principessine, sostenere gli Azzurri sarebbe stato uno smacco nei confronti di quanti, “per colpa della storia”, ritengono che anche il il calcio debba fare i conti con una “questione meridionale”. «Non comprendiamo davvero il motivo di un simile attacco. - aggiungono Maria Carolina e Maria Chiara - Siamo consapevoli e rispettose dell’eredità che i nostri avi ci hanno lasciato in custodia. Proprio per questo il rammarico più grande è il tentativo da parte di taluni di insinuare richiami di altra natura laddove il popolo italiano tutto festeggia un trionfo sportivo, oltre che un motivo di gioia a cui appigliarsi, finalmente, nel complesso e doloroso periodo che tuttora stiamo attraversando. La nostra amata patria ha sempre avuto un territorio geografico che fin da epoche antiche si è chiamato Italia».

 

D’altronde, perché mai avremmo dovuto fare il tifo per l’Inghilterra - chiedono ai neoborbonici - visto e considerato che siamo italiane? Non solo. «Chi ci attacca - prosegue Maria Carolina - lo fa in maniera strumentale.

Primo: siamo nate a Roma, secondo: lo sport va oltre ogni tipo di contrasto e soprattutto non deve avere confini. Senza contare che siamo entrambe appassionate di calcio. E da bambine giocavamo pure a pallone. Maria Chiara si ruppe perfino quattro denti».

Video

Ma torniamo alla lettera inviata al direttore Federico Monga, nella quale - tra l’altro - si rende giustamente merito ai giocatori di casa nostra: «Se consideriamo la passione per il calcio che nel mondo caratterizza i napoletani siamo orgogliose di aver tifato con loro; se, ancora, i protagonisti di questi Europei sono stati i napoletani ne siamo ancora più felici. Sui nostri documenti l’Italia è il Paese in cui siamo nate; i nostri nomi sono riportati ovunque in italiano». 

E poi concludono: «Il nostro sostenere gli altri, attraverso le attività caritatevoli che costantemente svolgiamo, con il massimo dell’impegno e della passione, è rivolto agli ultimi, alle vittime di violenza, agli emarginati, alle donne e agli uomini di ogni razza. Il nostro compito è oggi quanto mai quello di testimoniare i valori che ci sono stati tramandati, più e meglio che possiamo. Seguendo il cuore, il grande cuore partenopeo che è geneticamente il nostro patrimonio più grande. E il nostro cuore ha battuto per una squadra, all’unisono, con tutti i nostri concittadini, che da ogni parte del pianeta si sono uniti in un unico, immenso, festoso e gioioso coro! Che non sia così per tutti è davvero una grande amarezza». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA