Angelo Izzo avrebbe effettivamente riconosciuto in un video, girato nel 2015 dagli agenti della Dia, la villa sul Trasimeno della famiglia Narducci come il luogo in cui fu violentata e uccisa Rossella Corazzin, nel 1975. L'ha spiegato l'ex Procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone, che interrogò Izzo due volte, nell'agosto del 2015 e nell'ottobre del 2016, trasmettendo gli atti a Perugia. «Se fossi rimasto io competente sul caso - dice Pavone - avendo individuato la villa, avrei disposto una perquisizione, per vedere se c'era ancora il tavolo su cui fu compiuto quella sorta di rito satanico sulla ragazza, e avrei chiesto al gip delle intercettazioni sulle 8-10 persone indicate da Izzo come partecipanti al sequestro, per smuovere un pò le acque, anche a livello mediatico».
Quanto a Narducci e ai sospetti - archiviati dai Tribunali - di un suo collegamento con i fatti del mostro di Firenze, Pavone ha detto: « Izzo non me ne ha mai parlato, non sa nulla sul Mostro di Firenze».
Ma è l'avvocato della famiglia Narducci, Francesco Falcinelli, a mettere un freno ricordando le «decisioni definitive di diverse autorità giudiziarie (Firenze e Perugia) che hanno escluso qualsiasi coinvolgimento di Francesco Narducci»: «Il dottor Pier Luca Narducci ha appreso con profondo stupore - ha detto il legale - delle dichiarazioni di Angelo Izzo riportate dagli organi di stampa concernenti l'asserita partecipazione del fratello Francesco al presunto omicidio di Rossella Corazzin. Vicenda che si riterrebbe collegata ai cosiddetti "misteri del mostro di Firenze"».