Terremoto Irpinia 1980, l'eredità della scossa: paesi nuovi e spopolati

Il ricordo del ministro Piantedosi: «Rimane una ferita incancellabile per questa meravigliosa terra»

La commemorazione del terremoto ad Avellino
La commemorazione del terremoto ad Avellino
di Gianni Molinari
Giovedì 24 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 25 Novembre, 07:11
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La sera del 23 novembre 1980, il terremoto che sconvolse l'Irpinia e la Basilicata nord occidentale si portò via 84 abitanti di Santomenna (Salerno). Non fu il paese con più vittime: il drammatico record spettò a Sant'Angelo dei Lombardi dove i crolli di un'ala dell'ospedale e di palazzo Japicca fecero 482 morti. Ma Santomenna di record ne detiene un altro: è il paese, tra quelli del cosiddetto «cratere», cioè i 40 comuni (38 più i centri storici di Avellino e Potenza) che subirono i maggiori danni, che in questi anni ha perso più popolazione. 

Nel 2022 c'è rimasto meno della metà dei sammennesi censiti nel 1981: il 23 novembre 1980 era 907, oggi ne sono 403, il 55,6 per cento in meno. 

Il terremoto ha ridisegnato la geografia delle tre province più colpite (Avellino, Salerno e Potenza) ma a ben vedere non ha fatto nulla di nuovo: semplicemente ha applicato ciò che Manlio Rossi Doria scrive del Mezzogiorno il cui destino è diviso tra «polpa e osso».

Da una parte la polpa, le aree costiere e pianeggianti, dall'altro l'aspra montagna dell'Appennino. 

La cartina dei comuni disastrati si colora proprio di questo: da una parte 31 paesi verso vari gradi di spopolamento (in valore assoluto il comune che ha perso più abitanti è Muro Lucano, in provincia di Potenza, con quasi tremila muresi in meno), dall'altra un piccolo gruppo che è rimasto sostanzialmente stabile, sfruttando una più favorevole posizione geografica sulle vie di comunicazone o vicinanza con alcune città (San Michele Serino è diventato un'area residenziale di Avellino).

Poi ci sono i casi di Eboli e Campagna nel salernitano e Solofra nell'avellinese. Tre casi di scuola: I primi due (Eboli da 15.450 abitanti del 1981 a 37.623 del 2022, + 143,51 per cento; Campagna da 11.411 a 16.489, +44,5 per cento) hanno giovato della loro posizione a cavallo dell'autostrada, della piana del Sele con la sua agricoltura rivoluzionata e industriale che ormai solida esporta in tutta Europa; l'altra Solofra uno dei tre centri italiani della produzione conciaria (con Arzignano nel vicentino e Santa Croce sull'Arno nel pisano) che non solo ha giovato della sua industria (nonostante sia coinvolta da anni un una prodofnda ristrutturazione mondiale del settore), ma in particolare della vicinanza al campus universitario di Fisciano che ha portato residenti e attività.

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Lo spopolamento della gran parte dei comuni disastrati è ovviamente accompagnato dall'aumento dell'età media della popolazione: una condizione che sta portando a ridisegnare servizi pubblici e privati (la fuga delle banche per esempio) che ne accelerano l'impoverimento.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha voluto ieri ricordare i 42 anni del sisma: «Rimane una ferita incancellabile per questa meravigliosa terra, così come indelebile è il ricordo della straordinaria solidarietà di moltissimi, in Italia e all'estero, che si mobilitarono per portare aiuto alle comunità martoriate, altrettanto doveroso è sottolineare lo sforzo e il grande percorso di rinascita e di crescita di quei territori, messo in atto dalla popolazione e dalle istituzioni. In questo giorno in cui la mia mente ritorna ai quei giorni di dolore e di grande emozione ha detto desidero inviare ai familiari delle vittime e a tutti coloro che furono sconvolti dal terremoto, il mio commosso pensiero insieme ad un sentimento di vera riconoscenza per l'impegno eroico di tutti gli operatori delle Forze dell'ordine, dei Vigili del fuoco e dei volontari di tutta Italia che furono impegnati nei soccorsi». 

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