C'è un diritto, però, che gli viene negato: quello alla sessualità. Ed è per questo che inizia la sua battaglia. «In Italia nonostante la convenzione dell'Onu per i diritti dei disabili alla sessualità, di cui il nostro Paese è firmatario, la legge non è stata ancora applicata», spiega all'ANSA Marco, denunciando un profondo disagio che, sottolinea, «aumenta la mia disabilità». «In Italia a differenza di altri Paesi questo è un argomento tabù.
Per me non lo è: ne parlo con le mie amiche, con le mie sei sorelle, con la mia anziana madre, con mio figlio di 12 anni, tutti appoggiano la mia battaglia. Il bisogno sessuale - argomenta Marco - deve essere messo alla stregua di qualsiasi altro bisogno per un disabile».
«Poter accedere al 'piacerè fa bene alla mente, ma è indispensabile la figura dell'assistente sessuale: la sessualità non deve essere circoscritta alle mere attività sessuali, ma include l'erotismo, la sensualità e la dimensione affettiva che comporta l'esperienza del contatto fisico. In Italia ci sono persone formate per questo, ma le Asl non assumono le professioniste - racconta ancora - Altri malati come me stanno facendo la battaglia e lo facciamo anche per tutte quelle persone che per motivi diversi non sollevano la voce ma sentono l'esigenza di vedersi riconosciuto questo diritto».