Accoltella moglie e figlia a Ladispoli, i soccorritori: «La piccola ha detto salvate solo mamma»

Accoltella moglie e figlia a Ladispoli, i soccorritori: «La piccola ha detto salvate solo mamma»
Accoltella moglie e figlia a Ladispoli, i soccorritori: «La piccola ha detto salvate solo mamma»
di Emanuele Rossi
Sabato 23 Aprile 2022, 08:00 - Ultimo agg. 12:16
4 Minuti di Lettura

Moglie e marito a terra esanimi sul pavimento del bagno, uno sopra all’altro. La figlia fuori di casa, riversa sulle scale del condominio dopo aver suonato il campanello dei vicini. I primi soccorritori li hanno trovati così al secondo piano di un appartamento vista mare su via Milano, a Ladispoli. In attesa che parli qualcuno dei familiari feriti gravemente e ricoverati in terapia intensiva, è con il posizionamento dei corpi delle vittime che i carabinieri della compagnia di Civitavecchia e del Nucleo radiomobile, stanno cercando di ricostruire la dinamica del tentato omicidio-suicidio avvenuto giovedì intorno alle 7 del mattino. Scene drammatiche anche per medici ed infermieri solitamente abituati ad interventi di emergenza. 

I pm, nel decreto di fermo, parlano di pericolo di reiterazione del reato e descrivono Fabrizio Angeloni, il 49enne impiegato nell’Istituto nazionale di fisica nucleare accusato di tentato duplice omicidio, come «dotato di pervicace pericolosità criminale»: secondo gli inquirenti deve essere mandato in carcere perché potrebbe cercare di portare a termine il suo progetto folle.

Oggi è prevista la convalida del fermo. 

«L’uomo gridava dal dolore quando è stato trasportato in ambulanza, poi anche nell’eliambulanza atterrata sulla spiaggia libera di via Marco Polo. Non ha detto una parola, i suoi erano lamenti», è il racconto di un operatore sanitario ad Angeloni. La moglie, Silvia Antoniozzi, docente di lettere alla scuola di via del Ghirlandaio, colpita con tre fendenti al torace, aveva già perso conoscenza prima del disperato volo verso il San Camillo di Roma. «C’era sangue dappertutto, anche sulle pareti. La giovane era sul pianerottolo sofferente». Versione che collima con quella dei vicini di casa, la famiglia Fornari, i primi ad essere intervenuti allertando il 112. «Aiuto, aprite, papà ci vuole uccidere». E poi: «Salvate solo mamma, non lui». Una frase sentita dal vicino, Andrea Fornari. «Sì, e l’ho detto anche ai carabinieri», ha confermato. Tutte testimonianze ora al vaglio degli investigatori a caccia di conferme dai diretti interessati già in queste ore, in caso di miglioramento dello stato di salute. Preoccupano soprattutto le condizioni della moglie, sottoposta ad un delicato intervento chirurgico: è ancora grave ma stazionaria. «Sta combattendo con tutte le sue forze, è una lottatrice», ha commentato Pierluigi Marini, il chirurgo che l’ha operata. 

 

Gli elementi in mano agli inquirenti comunque fanno pensare ad un raptus di Angeloni che non aveva accettato la fine della relazione con la maestra - a raccontarlo è la sorella della donna - e si è presentato alla porta di casa quasi all’alba. I due hanno discusso e lui si è diretto in cucina, ha preso un coltello non seghettato, come quelli che si usano per tagliare la carne, e avrebbe sferrato tre colpi alla moglie, uno alla figlia, tentando poi il gesto estremo. Una versione però che non convince l’avvocato di Angeloni. «Una persona a mio avviso non cerca di suicidarsi autoaccoltellandosi e procurandosi ferite multiple - dice la penalista Serena Gasperini - Non ho ancora parlato con il mio assistito, viste le sue condizioni, però è una dinamica che dovrà essere accertata. Chi vuole avere una condotta autolesionista, in genere, si butta da un ponte, sotto a un treno, prende una pistola o una fune. Parlando con i familiari, Angeloni non ha mai avuto atteggiamenti aggressivi, né manifestato condotte che possano far pensare ad atti autolesionisti». Nel frattempo a Ladispoli la comunità è ancora sconvolta. «La ragazza è stata con noi alle medie – racconta Carmelina Di Girolamo, prof di italiano alla Corrado Melone – poi, seguendo forse le orme del padre, si è segnata all’istituto tecnico Marconi di Civitavecchia. Quest’anno però aveva cambiato per trasferirsi a Roma al liceo artistico, la sua vocazione». Alla Melone non si parla d’altro. «Anche la madre è stata nostra collega – spiega Roberta Specchi, docente di storia e geografia – Una persona speciale proprio come la figlia, studentessa modello, giocava a pallavolo». Clima surreale al Ghirlandaio invece. In lacrime gli studenti e le colleghe di Antoniozzi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA