«Dal premier uno stimolo il Pd romano va rifondato»

«Dal premier uno stimolo il Pd romano va rifondato»
Giovedì 18 Giugno 2015, 06:09 - Ultimo agg. 15:27
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Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e uomo forte del Pd romano non renziano: Marino deve andare a casa? Concorda con la linea di Renzi?

«Renzi è una persona schietta. Penso che abbia ragione Orfini: in questo approccio di Renzi c'è uno stimolo a Marino ad affrontare la complessità della situazione».

Tradotto: Marino non ha saputo affrontare la complessità dei problemi del Campidoglio.

«Non è detto... Renzi ha riconosciuto la complessità dei problemi di Roma. Sfido chiunque a combattere con la metà della complessità della situazione che sta affrontando Marino».

Riproviamoci: Marino dovrebbe dimettersi?

«Questi temi non vanno affrontati come se fossimo al bar dello sport. Ci sono delle autorità al lavoro che dovranno pronunciarsi. Come amministratore penso a lavorare sui problemi, al rapporto con i cittadini. Non mi piacciono coloro che si inventano commentatori di tutto».

Ma che futuro può avere il Pd a Roma? Buona parte della classe dirigente è travolta o toccata dall'inchiesta su Mafia Capitale.

«Non ho mai sottovalutato la gravità e la profondità della situazione, figlia del rapporto con il potere da parte della politica. C'è stato in passato un calo di tensione. È anche vero che oggi il Pd è l'unica forza politica che sta facendo i conti con la necessità di cambiare. È come se altri protagonisti della città e dell'inchiesta fossero dei turisti. La base della ripartenza del Pd sta nel rifondare un soggetto politico, che superi tre grandi limiti: l'errata visione (di molti, ma non di tutti) del rapporto con il potere che va gestito per mettersi al servizio degli altri, non per diventare ricco, fare carriera o organizzare un gruppo, saccheggiando lo Stato; la debolezza oggettiva, non solo a Roma, causata dalla fragilità evidente di una identità collettiva, messa in secondo piano, troppe volte, da un identità di pezzi del partito: il Pd doveva unire, invece ci siamo divisi in tante correnti; infine, questa frammentazione ha prodotto una fragilità del radicamento nella città e della capacità di prospettare una visione di sviluppo che tenesse unito il soggetto politico».

Quale sarebbe il candidato a sindaco giusto del Pd nel dopo Marino?

«Non reputo all'ordine del giorno questo tema».

Con lei sindaco di Roma le cose in Campidoglio sarebbero andate diversamente?

«Avrei fatto esattamente ciò che ho fatto in Regione. Cioè moltissimo. Cito la riduzione e la rotazione dei dirigenti. E siamo stati i primi in Italia a introdurre la fatturazione elettronica».

Però dall'inchiesta emerge che il suo capo di gabinetto, Maurizio Venafro, si metteva d'accordo con il capogruppo Pdl, Luca Gramazio, sul nome per la commissione del maxi appalto del Cup.

«Questa è solo una ricostruzione. L'inchiesta racconta la complessità e la pervasività di una rete, che ha come unico scopo quello di infiltrarsi nella pubblica amministrazione. Al netto di un solo caso, dei 4 miliardi di euro delle gare bandite nulla è andato a Mafia Capitale».

Solo perché l'inchiesta è arrivata prima: la gara del Cup stava andando a Buzzi.

«L'ho premesso, al netto di quel caso. Bisogna continuare a vigilare, ma sono contento di aver introdotto anticorpi che hanno bloccato i tentativi di infiltrazione».

Venafro era un suo uomo di fiducia.

«Nei percorsi processuali chi ha sbagliato paghi per le sue colpe. Venafro ha dato la sua versione, ha deciso di dimettersi e di confrontarsi con l'iter della procura. Questo atteggiamento merita rispetto, nel giorno in cui scopriamo che per Errani, ex presidente dell'Emilia-Romagna che si era dimesso per un'inchiesta, la Cassazione ha annullato la condanna»

L'ex capogruppo Pd Vincenzi presentò un emendamento per far confluire finanziamenti al Municipio di Ostia e dunque alla 29 giugno?

«Non è così e l'abbiamo spiegato. Si sta facendo molta confusione e questo non è utile a nessuno».

Tra inchiesta su Mafia Capitale e quella sui rifiuti, numerosi i dirigenti della Regione sono agli arresti o indagati. In consiglio è stata respinta la mozione di sfiducia del centro destra contro di lei, ma comunque non pensa di aver scelto le persone sbagliate?

«Non voglio criminalizzare nessuno, ma il metodo adottato di rotazione automatica delle posizioni dirigenziali, di riduzione dei centri decisionali e di spesa, è il più efficace. Abbiamo trovato una struttura piramidale caotica, l'abbiamo smantellata».

In questa situazione di incertezza che ne sarà del Giubileo?

«Come Regione noi andiamo avanti, presto inaugurerò uno dei primi cantieri nei pronto soccorso. Confermo l'apertura all'Eur di una struttura rivoluzionaria, la centrale unica dell'emergenza del 112».

Con Marino che barcolla chi gestisce le opere?

«La formula usata a Milano per l'Expo è la migliore, assegna un ruolo di coordinamento al prefetto».

Quando finirà il commissariamento della sanità nel Lazio?

«Presto. Entro fine anno potremo ricominciare a fare assunzioni e stabilizzare i precari. Ma la notizia più importante riguarda l'Umberto I. Il nucleo di valutazione del ministero della Salute ha approvato il progetto di ristrutturazione: aprirà un cantiere da 220 milioni, i lavori si svolgeranno con l'ospedale funzionante».

La Regione quando si pronuncerà sul progetto dello Stadio?

«Faremo di tutto per garantire trasparenza e legalità. I progetti non sono arrivati, la conferenza dei servizi coinvolgerà 20-22 diverse amministrazioni. I 180 giorni previsti dalla legge serviranno tutti».

Mauro Evangelisti

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