Latina, morì a 19 anni in un incidente stradale: a processo il gemello che era alla guida

Durante il processo il giovane ha dichiarato alla corte che quella notte sentì improvvisamente l’auto sbandare verso sinistra e poi divenne incontrollabile

Latina, morì a 19 anni in un incidente stradale: a processo il gemello che era alla guida
Latina, morì a 19 anni in un incidente stradale: a processo il gemello che era alla guida
di Luigi Biagi
Venerdì 14 Aprile 2023, 23:17 - Ultimo agg. 15 Aprile, 18:25
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Una serata di divertimento al Palio di Artena, qualche bicchiere di vino e poi lo schianto durante il ritorno a Giulianello di Cori. E ancora l’arrivo dei soccorsi e la scoperta della morte del diciannovenne Valerio Felici, fratello gemello dell’autista dell’auto che si cappottò ad Artena. Quell’incidente avvenuto la notte tra il 10 e l’11 agosto 2019 forse non si poteva evitare. È l’ipotesi avanzata durante il processo per omicidio stradale che si sta tenendo al tribunale di Velletri a carico di Riccardo Felici, rappresentato dall’avvocato Massimiliano Pica. La possibilità che lo schianto sia avvenuto senza colpa del conducente è stata sostenuta dal perito nominato dalla difesa, l’ingegner Francesco Di Gennaro. I rilievi su un “braccetto” della sospensione della Fiat Panda su cui viaggiavano i ragazzi, sostanzialmente condivisi dal consulente tecnico d’ufficio e dal perito di parte, hanno evidenziato che il pezzo dell’auto si ruppe prima che l’auto sbandasse. Anzi, sarebbe stata proprio la rottura del “braccetto” a far perdere il controllo della macchina.

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Durante il processo il giovane ha dichiarato alla corte che quella notte sentì improvvisamente l’auto sbandare verso sinistra e poi divenne incontrollabile.

Un’affermazione che, secondo il perito della difesa, sarebbe compatibile con gli effetti della frattura del “braccio oscillante” della vettura. Non c’è stato accordo tra gli ingegneri, invece, sulla stima della velocità dell’automobile prima dell’incidente. Ragioni tecniche hanno portato i professionisti ad applicare coefficienti di attrito differenti al calcolo. Secondo il consulente della procura l’auto avrebbe superato i cento chilometri orari. Poco più di ottanta, invece, per il perito di parte, che ha dichiarato di non aver rilevato elementi per dire che la velocità non fosse congrua rispetto alla situazione. Quanto alle conseguenze del cedimento del “braccetto”, secondo l’ingegner Di Gennaro non sarebbero state diverse se la Panda avesse viaggiato a una velocità di settanta chilometri orari. Il resto è storia nota. Riccardo quella sera era andato ad Artena senza macchina e si era concesso qualche bicchiere di vino perché sarebbe dovuto tornare a casa con altri. Valerio lo raggiunse con la Panda della madre, ma si sentì male e Riccardo decise di mettersi alla guida. Mentre un loro amico era seduto davanti, Valerio si sdraiò sul sedile posteriore e morì dopo che la carambola lo sbalzò fuori dall’abitacolo. A tre anni e mezzo dai fatti, il processo sta andando verso la conclusione. Nelle prossime udienze saranno sentiti i carabinieri. 

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