Latina, spari e bastonate tra indiani: la festa finisce con il morto. Era appena diventato papà

Latina, spari e bastonate tra indiani la festa finisce con il morto: era appena diventato papà
Latina, spari e bastonate tra indiani la festa finisce con il morto: era appena diventato papà
di Andrea Apruzzese e Giovanni Del Giaccio
Lunedì 1 Novembre 2021, 06:13 - Ultimo agg. 11:38
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Il bambino nato poco meno di un mese fa non conoscerà mai il padre. L'uomo è stato brutalmente assassinato durante la festa con i connazionali nelle campagne di Borgo Montello, organizzata proprio per quella nascita. Il bambino e la mamma sono in India, lui - 29 anni - al suo primogenito, è ucciso nella casa che condivideva con altri indiani e dove si svolgeva la serata.
Pizza, birre a volontà, superalcolici e voglia di salutare quell'arrivo. Nella comunità indiana che è molto presente in provincia di Latina usa così, si condividono gioie e dolori. E la nascita di un bambino è il massimo che si possa volere dalla vita, così Singh Jaseer 29 anni, bracciante agricolo, ha deciso di organizzare l'evento. Un passaparola tra gli amici, molti dei quali arrivati dai Borghi intorno al capoluogo pontino, altri da Sabaudia e il Circeo. Una settantina di persone in tutto, una festa aperta anche ad alcuni italiani e nordafricani che condividono con la comunità indiana il lavoro nei campi. Dalle 7 alle 10 cibo, bevande e balli, quindi il taglio della torta e i primi invitati che hanno deciso di andare via perché ieri avrebbero comunque lavorato nonostante il giorno di festa. Mezz'ora dopo l'arrivo in via Monfalcone di una spedizione punitiva. «Sono arrivate sei-sette auto, sono scesi altri indiani - racconta un testimone - hanno sparato in aria, erano armati di spranghe e bastoni, sono fuggito per i campi».

LO SCENARIO

Chi è rimasto ha provato a difendersi, si è barricato in casa, altri sono fuggiti, mentre la banda entrata in azione con il volto coperto non ha risparmiato nessuno. Ad avere la peggio proprio Singh Jaseer, colpito alla testa ripetutamente e morto sul terrazzo della casa che da un paio d'anni aveva preso in affitto con altri. Viveva e lavorava in Italia da anni, ma nel podere Paciocchi - semi abbandonato, a fianco alla discarica Ecoambiente di Borgo Montello - si era stabilito da poco. Lui e altri, ogni giorno, partivano in bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro.
Sedie e tavoli rotti a terra, sotto l'abitazione, un furgone con i vetri in frantumi, bottiglie ovunque.

Al piano superiore ancora peggio: una grande macchia di sangue al centro del terrazzo, il portone in vetro e alluminio in frantumi, le porte delle quattro stanze e del bagno sfondate, tutto a soqquadro. È lì che sono stati presi a sprangate gli indiani che avevano deciso di chiudersi dentro quando hanno capito che la situazione era pericolosa. Sono dieci quelli rimasti feriti, in maniera più o meno grave, ma nessuno di loro è in pericolo di vita: soccorsi, sono stati ricoverati in parte al Goretti di Latina, in parte ad Anzio, uno più grave a Roma.

 

LE INDAGINI

Un primo intervento della squadra volante della Questura di Latina, quindi le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Latina, affidate alla mobile, diretta dal vice questore Giuseppe Pontecorvo. Due bastoni, ritrovati sul luogo del delitto, sono stati sequestrati ma i testimoni parlano di una spedizione armata nella quale praticamente tutti avevano un oggetto contundente. Sono stati repertati anche tre bossoli, calibro 9x21, ma l'arma non è stata ritrovata.
Secondo i primi accertamenti della polizia scientifica potrebbe trattarsi di una pistola detenuta abusivamente. Delle persone identificate nessuna ha possesso di armi e anzi, il fatto che in una lite tra indiani sia spuntata una pistola è una novità assoluta da queste parti. Una ventina i testimoni ascoltati, ma tra difficoltà linguistiche e reticenze, non sono molti gli elementi raccolti. «Sono arrivata quando tutto era successo - racconta la titolare di un negozio etnico della quale il marito partecipava alla festa - ho visto sangue ovunque, drammatico».

IL MOVENTE

Perché questa spedizione? Non sarebbe la prima, altre sono state registrate a San Felice Circeo e ad Aprilia anche se non con conseguenze così gravi. Un paio d'anni fa il titolare di un'attività nella zona dove si è verificata la spedizione - nelle campagne di Latina - era stato picchiato di fronte a moglie e figli e invitato a lasciare tutto da altri indiani che avevano aperto un negozio poco distante. Una faida tra gruppi diversi, questa l'ipotesi seguita dagli investigatori, legata al commercio (imporre l'acquisto di merce da determinati fornitori, per esempio) o peggio ancora al mercato del lavoro nero. I caporali, in Agro Pontino, continuano a essere un punto di riferimento per chi cerca un'occupazione e magari non ha le carte in regola per stare in Italia. Singh Jaseer, invece, qui era ormai integrato e sognava di portarci presto moglie e figlio. Quel bambino che non conoscerà mai il padre.
 

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