Inizia il processo a Velletri per Lavinia, la bimba ridotta in stato vegetativo mentre era all'asilo. I genitori: «Rischio prescrizione, vogliamo giustizia»

Lavinia Montebove e la mamma Lara Liotta
Lavinia Montebove e la mamma Lara Liotta
di Cristiana Mangani
Domenica 13 Marzo 2022, 10:15 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 12:10
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Inizia domani (14 marzo) al Tribunale di Velletri il processo di primo grado a carico della maestra Francesca Rocca, rinviata a giudizio per abbandono di minore. Sono passati oltre tre anni e mezzo da quando, nel parcheggio dell’asilo nido, è stata investita Lavinia Montebove, una bimba di soli 16 mesi che, da quel giorno è in stato vegetativo. La piccola si aggirava gattonando, senza alcun controllo, mentre stava facendo manovra l'auto condotta da una giovane mamma, che l'ha investita in pieno, ed è stata anche lei rinviata a giudizio con l'accusa di lesioni colpose gravissime.

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I tempi dell'indagine sono stati molto lunghi, e ora i genitori di Lavinia temono che le accuse possano andare in prescrizione.

Per Lara Liotta e Massimo Montebove, da quel 7 agosto del 2018, la vita non è stata più la stessa.

Domani comincerà il processo, qual è il vostro stato d'animo?

«Stiamo bene - dice Lara, mamma della bimba -, siamo determinati a ottenere giustizia e ci auguriamo dal tribunale atteggiamenti conseguenti per evitare il rischio prescrizione» «Dovranno essere sentiti molti testimoni - spiega Massimo, il papà -, inizieremo proprio io e la mia compagna. Al giudice chiediamo un calendario serrato e serio delle udienze».

Cosa direte in aula?

«La verità su quanto accaduto quella mattina, per quanto ne sappiamo. Nostra figlia era nel parcheggio dell'asilo nido in compagnia di un'altra minore, senza adulti. Quello che è accaduto non è stata una tragica fatalità».

Domani potreste trovarvi di fronte alla maestra, alla quale avevate affidato la bambina.

«Noi camminiamo a testa alta. Lei non so. Recentemente, in una intervista, ha sostenuto di non aver abbandonato Lavinia e di non essersi distratta. Evidentemente per lei nostra figlia si è suicidata». «In quasi 4 anni - tiene a sottolineare Massimo Montebove - non abbiamo avuto una parola di scuse da parte sua, non un contatto. Soltanto la pretesa di relegare quanto accaduto a un brutto scherzo del destino. Io neanche la odio, non nutro alcun sentimento nei suoi confronti. Deve rispondere alla sua coscienza e alla giustizia».

In tutti questi anni, come hanno giustificato il loro comportamento le indagate?

«Chi rischia di pagare più di tutti è l'investitrice, una giovane mamma che, dopo quello che è successo, ha avuto un atteggiamento di vicinanza discreta nei nostri confronti. Noi vogliamo solo la verità dei fatti. Francesca Rocca è una persona alla quale purtroppo abbiamo dato fiducia e che si è rivelata molto diversa da come voleva e vuole ancora apparire».

Cosa ha fatto la maestra dopo quel giorno?

«A noi risulta che insegni ancora come supplente alle materne, sempre a Velletri - non si dà pace mamma Lara -. La legge glielo permette, il buon senso avrebbe dovuto suggerirle almeno di cambiare paese».

E Massimo: «Non esiste una norma che le impedisca di insegnare. In caso di condanna potrebbe al massimo, forse, non diventare di ruolo. C'è stata anche una interrogazione parlamentare su quanto è accaduto alla nostra bambina».

Come è oggi la vostra vita?

«Nostra figlia sta male davvero, è in stato vegetativo. In questi giorni sta combattendo una grave infezione e la sua vita è sempre a rischio. Andiamo avanti grazie all'amore che unisce la nostra famiglia. Un amore che ci dà forza, anche perché abbiamo altri 2 bambini oltre a Lavinia. Non vediamo l'ora che il processo si svolga. Vogliamo giustizia».

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La parola giustizia per Massimo e Lara ha un significato molto profondo, lui è un poliziotto, lei è un vigile del fuoco. Ogni giorno si danno da fare per gli altri. Da quando Lavinia, una bimba allegra e solare, vive attaccata alle macchine, la loro quotidianità è fatta di medicine, di infermieri, di flebo, che la bimba deve assumere. E poi ci sono gli altri due figli, ancora piccoli, che non si danno pace per questa sorellina che non può più giocare. 

Se poteste dire qualcosa ai giudici, cosa gli chiedereste?

«Abbiamo già detto tutto in questi mesi e il nostro avvocato, Cristina Spagnolo, farà le sue richieste in tribunale. Chiediamo solo che il processo possa svolgersi».

Papà Massimo, però, si ferma un attimo a riflettere e aggiunge: «In realtà c'è una cosa che vorrei chiedere, ma non ai giudici. Vorrei fare una richiesta alla maestra: se è così sicura della sua versione dei fatti, perché non rinuncia alla prescrizione?»

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