Lavoro, record storico di occupati: ma è scontro sulle cifre dell'Istat

Lavoro, record storico di occupati: ma è scontro sulle cifre dell'Istat
di Michele Di Branco
Mercoledì 10 Gennaio 2018, 08:16 - Ultimo agg. 12:52
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Mai così tanti italiani con un posto dal 1977. Il mercato del lavoro, anche se afflitto da contraddizioni e problemi ancora molto duri da superare, offre segnali di riscossa. Istat segnala che a novembre 2017 gli occupati toccano la quota record di 23 milioni e 183 milioni di unità. Si tratta, appunto, del massimo risultato dall'inizio delle serie storiche, iniziate esattamente 40 anni fa. Come a dire che, in mancanza di dati antecedenti, potrebbe trattarsi di un dato ancora migliore di quanto appare. Il tasso di occupazione sale di 0,2 punti percentuali al 58,4% e gli occupati risultano in aumento di 65 mila unità (+0,3%) rispetto a ottobre e di 345 mila unità (+1,5%) rispetto a novembre 2016. I numeri, tuttavia, fanno emergere un elemento ormai chiaro da diversi mesi: la diffusione quasi senza controllo del precariato. Con il progressivo taglio degli incentivi statali sulle assunzioni, infatti, l'aumento degli occupati (ma tra i lavoratori autonomi si registra un calo di 152 mila unità) si concentra tra i lavoratori dipendenti (+497 mila), ma in 450 mila casi si tratta di contratti a termine contro l'incremento di appena 48 mila rapporti stabili. In pratica, solo un nuovo contratto ogni dieci è a tempo indeterminato.

Ad ogni modo, rispetto a febbraio 2014 sono 1 milione e 29 mila i posti di lavoro aggiuntivi, di cui 541 mila permanenti. Entrando più nel dettaglio, in valori assoluti, aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+396 mila) ma anche i 15-34enni (+110 mila), mentre calano i 35-49enni (-161 mila). Nello stesso periodo diminuiscono sia i disoccupati (-7,8%, -243 mila) sia gli inattivi (-1,3%, -173 mila). Record storico anche per il tasso di occupazione femminile che si attesta al 49,2%.

 

Scende anche il tasso di disoccupazione all'11,%, lo 0,1% in meno rispetto a ottobre. Si tratta del livello più basso da settembre 2012. I giovani senza lavoro calano al 32,7% (-1,3 punti), il minimo da gennaio 2012. La stima delle persone in cerca di occupazione a novembre diminuisce per il quarto mese consecutivo (-0,6%, -18 mila). La diminuzione della disoccupazione interessa donne e uomini e si concentra nelle classi di età più giovani, mentre si osserva un aumento tra gli over 35.
«Si può e si deve fare ancora meglio: servono più che mai impegno e serietà, non certo una girandola di illusioni» ha commentato il premier, Paolo Gentiloni. Soddisfazione è stata espressa anche da Giuliano Poletti. «Le buone riforme ha detto il ministro del Lavoro danno buoni frutti: i dati indicano che è stato fatto un altro passo nella direzione giusta e che si rafforzano le tendenze positive di medio-lungo periodo, in linea con il consolidamento della crescita dell'economia. Naturalmente ha aggiunto Poletti resta ancora molto da fare e vanno in questa direzione gli incentivi per le assunzioni stabili dei giovani che abbiamo inserito nell'ultima legge di Bilancio e la piena attivazione dell'assegno di ricollocazione per aiutare le persone che perdono il lavoro a trovare una nuova occupazione». «Il Jobs Act ha fatto aumentare le assunzioni, non i licenziamenti: il tempo è galantuomo» ha rivendicato il segretario Pd, Matteo Renzi. Di segno opposto, ovviamente, la valutazione delle opposizioni che, in blocco, hanno sottolineato il boom dei contratti a termine. Elemento, quest'ultimo, criticato dal fronte sindacale. «Non mi pare che ci siano dati che diano un segno diverso rispetto alla continua precarizzazione del nostro mercato del lavoro» ha polemizzato il leader Cgil, Susanna Camusso. Più benevolo il giudizio di Annamaria Furlan: «I dati sono positivi ma ora bisogna rafforzare la ripresa economica del paese: il lavoro stabile dei giovani e la riduzione delle diseguaglianze restano gli obiettivi da raggiungere» ha detto il numero uno della Cisl.
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