Lecce, maxi furto al caveau della banca: quattro persone arrestate

Lecce, maxi furto al caveau della banca: quattro persone arrestate. Ecco chi sono
Lecce, maxi furto al caveau della banca: quattro persone arrestate. Ecco chi sono
di Erasmo Marinazzo
Martedì 16 Febbraio 2021, 12:18 - Ultimo agg. 13:14
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Quattro persone arrestate con l'accusa di essere state responsabili del furto da un milione di euro nel caveau della la Bnl, agenzia di piazza Sant'Oronzo, a Lecce, avvenuto l’11 novembre 2018. Si tratta di Piero Fiore, 46 anni di Veglie; Luciano Romano, 43 anni di Formia; Salvatore Mazzotta, 50 anni di Veglie e Marco Zecca, 45 anni di Porto Cesareo.

Nelle prime ore di questa mattina i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Lecce, hanno dato esecuzione a una ordinanza applicativa della misura coercitiva personale emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta del pubblico ministero della Procura, Maria Vallefuoco.
Ulteriori dettagli saranno forniti nel corso della mattinata.

Due anni fa la prima svolta nell’inchiesta sul furto milionario nella Banca nazionale del Lavoro (Bnl) di piazza Sant’Oronzo. Individuò una pista precisa, l’inchiesta condotta dal sostituto Maria Vallefuoco, con i poliziotti della Squadra mobile della Questura di Lecce con l'iscrizione dei primi nomi sul registro degli indagati.

Cioè, i possibili componenti di una banda di specialisti nei furti in grande stile. Capaci di eludere il sistema di allarme, quei ladri che nelle prime ore dopo il furto sembravano avere avuto la capacità di smaterializzarsi. Capaci di entrare nella banca senza forzare né porte né finestre. Ma costretti poi dagli eventi ad una fuga improvvisa.

 

E, probabilmente, all’errore. Quegli indizi sui quali si sono concentrati gli inquirenti: si lasciarono dietro denaro e gioielli sparsi sul pavimento e un trolley con 90mila euro in contanti. Banconote e preziosi tutti tirati fuori da 80 cassette di sicurezza su un totale di 310. Quel contenuto reclamato poi da un settantina di clienti con il mandato affidato all’Adusbef di provvedere a fare notificare alla Bnl le lettere di contestazione: le cifre contenute in quelle cassette sarebbero state ben altre e non certo il tetto di 5.174 euro indicato nel contratto.
Le tracce lasciate dai ladri sono consistite anche in una sacca con gli attrezzi da scasso ed altre quattro sacche vuote che sarebbero servite per svuotare le restanti cassette di sicurezza. Infine un secchio pieno di urine che ha raccontato di una lunga permanenza in banca e della scelta di restare e di muoversi in spazi circoscritti, probabilmente per non rischiare di innescare il sistema di allarme.

Tutto materiale finito nei laboratori della polizia Scientifica di Roma per cercare eventuali tracce come impronte digitali oppure tracce biologiche come capelli, peli e frammenti di pelle.

Tuttavia a convincere Procura e polizia a battere una pista privilegiata è stata anche la selezione delle immagini prese dagli impianti di videosorveglianza delle strade attorno al palazzo della Bnl, ossia via Rubichi, via Dei Mocenigo, via Trinchese e piazza Sant’Oronzo. Per cercare di captare due fasi: il momento della fuga, la fuga improvvisa della sera dell’11 novembre quando venne scoperto il maxi furto.

E il momento dell’ingresso in banca, avvenuto quasi certamente nel pomeriggio di venerdì poco prima della chiusura del fine settimana: quasi certo che i malviventi siano riusciti a nascondersi in qualche locale poco frequentato per attendere il momento della chiusura e per entrare in azione con l’obiettivo di mettere fuori uso l’impianto di allarme e di videosorveglianza prima di puntare dritto alle cassette di sicurezza.
Insomma, la pista era stata tracciata. Stamattina i risultati.

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