Liliana Segre, standing ovation per l'ultimo discorso pubblico: «Non ho mai perdonato e non ho mai dimenticato»

Liliana Segre, standing ovation per l'ultimo discorso pubblico: «Sono stata clandestina, so cosa significa essere respinti»
Liliana Segre, standing ovation per l'ultimo discorso pubblico: «Sono stata clandestina, so cosa significa essere respinti»
Venerdì 9 Ottobre 2020, 12:10 - Ultimo agg. 15:46
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Un lungo applauso, con una standing ovation, ha salutato l'ingresso della senatrice a vita Liliana Segre nella tensostruttura allestita a Rondine, il borgo medievale vicino ad Arezzo, per ospitare la sua ultima testimonianza pubblica destinata alle scuole italiane e ai giovani del mondo dalla Cittadella della Pace. 

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«Un giorno di settembre del 1938 sono diventare l'altra - racconta la senatrice nel suo intervento -. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre la mia amica ebrea. E quel giorno a 8 anni non sono più potuta andare a scuola.

Ero a tavola con mio papa e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, ricordo gli sguardi dei miei, mi risposero perché siamo ebrei, ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto. Non ho mai perdonato, così come non ho mai dimenticato».

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«Nel mio racconto c'è la pena, la pietà per quella ragazzina che ero io e che adesso sono la nonna di quella ragazzina. So che è difficile vedendo una donna di 90 anni pensare che quella era una ragazzina. Un giorno del settembre del 1938 sono diventata "l'altra" e da allora c'è tutto un mondo intorno che ti considera diversa. E questa cosa è durata sempre, io sono sempre "l'altra!. So che le mie amiche, quando parlano di me, dicono sempre 'la mia amica ebrea". Quando sono diventata l'altra e a 8 anni non sono più potuta andare a scuola, ero a tavola con i miei familiari, e mi dissero che non potevo più andare a scuola - ha ricordato Segre - Chiesi perché e ricordo gli sguardi di quelli che mi amavano e mi dovevano dire che erro stata espulsa perché ero ebrea. Una delle cose più crudeli delle leggi razziali fu far sentire dei bambini invisibili. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto... e per anni non mi chiesero niente«.

«Io sono stata clandestina e richiedente asilo. So cosa significa essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi. Di fronte alla morte non servono tante parole, perché sono inutili. Quando si sente vicina la morte, c'è solo il silenzio, il silenzio solenne, il silenzio indimenticabile. In quel momento valeva solo la propria l'interiorità. Quello era il momento della vita e della morte». 

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Ad onorare quest'ultima testimonianza sono presenti il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, oltre ad un'ampia rappresentanza del Consiglio dei Ministri e altre Istituzioni: Gaetano Manfredi, ministro dell'Università e della Ricerca; Stefania Giannini, vicedirettrice dell'Unesco con delega all'educazione; Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione; Luciana Lamorgese, ministra dell'Interno; Lucia Azzolina, ministra dell'Istruzione; il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

 

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