Omicidio Sacchi, le accuse dell’amico: «Nastja sapeva della droga»

Omicidio Sacchi, le accuse dell’amico: «Nastja sapeva della droga»
di Adelaide Pierucci
Venerdì 10 Luglio 2020, 00:05 - Ultimo agg. 11:23
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L’amico di Luca Sacchi incastra Anastasyia Kylemnyk. Nessun riferimento esplicito sull’affare droga. Ma, in aula ieri, nel processo aperto sull’omicidio del personal trainer, Domenico Marino Munoz, uno degli amici più fidati di Luca pur senza mai pronunciare questioni di soldi e una partita di marijuana, in veste di testimone ha ricostruito il clima di quella notte del 23 ottobre davanti al John Cabot, pochi minuti prima che dalla pistola di Valerio del Grosso partisse il colpo fatale.

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Poche parole, espresse in maniera reticente e sofferta, che però non avrebbero lasciato dubbi ai suoi occhi sul ruolo chiave proprio di Anastasyia, la fidanzata di Sacchi, nella probabile compravendita di droga, sfociata in rapina e poi in omicidio. «Ho percepito qualcosa di strano quella sera, come se ci si dovesse accordare per qualcosa di illecito - ha raccontato Munoz alla Corte - Anastasyia si è allontanata con uno zaino in mano e quando è tornata ha detto a Luca ‘’Tutto a posto’’. Luca ha annuito. Ho avuto una strana sensazione». Il testimone poi si è soffermato in maniera più lineare sulla fase dell’omicidio. «All’improvviso un ragazzo ha aggredito Anastasyia con un colpo alla testa e uno alla schiena e Luca è intervenuto a sua difesa, spingendolo a terra», ha raccontato.


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«È successo tutto in pochi secondi. Luca si è disinteressato del ragazzo a terra (poi identificato per Paolo Pirino ndr) e ha soccorso la fidanzata. Era chino nel momento in cui sopraggiungeva dal marciapiede, da sette otto metri di distanza, un secondo ragazzo che dopo aver indietreggiato di un paio di passi ha esploso il colpo che ha centrato alla testa Luca». «Quella sera Luca mi aveva dato appuntamento là con Signal», ha precisato Munoz facendo riferimento all’ applicazione di messaggistica istantanea che consente di effettuare chat e chiamate vocali crittografate. «Avevamo una chat, io lui e Giovanni Princi», il giovane, che nell’ambito della stessa inchiesta, è stato appena condannato in abbreviato a 4 anni per la compravendita della droga. Davanti alla Corte d’Assise che vede imputati per omicidio volontario e rapina Valerio Del Grosso e Paolo Pirino e nella doppia veste di parte civile e imputata per detenzione di droga Anastasyia Kylemnyk, ha testimoniato anche il fratello di Luca Sacchi, Federico, per caso quella sera nel pub.
 


«Ho visto Princi correre. È stato lui a dirmi di Luca. ‘’Tuo fratello è a terra’’, mi ha detto. Poi la corsa in ospedale dove Luca è morto. Lì, con Luca in fin di vita, Princi aveva una preoccupazione: andare a spostare la macchina di Anastasyia». «Negli ultimi tempi - ha aggiunto Federico Sacchi - Anastasyia e Luca si erano allontanati. So che discutevano. Invece lei si era avvicinata sempre più a Princi. Avevano buoni rapporti». Nell’ultima udienza aveva chiesto perdono in aula Valerio Del Grosso: «Chiedo perdono anche se so di non meritarlo agli occhi della famiglia», aveva premesso Del Grosso, «Sono consapevole di avere ucciso Luca, un ragazzo come me. Di aver distrutto la sua famiglia. Ma non era mia intenzione uccidere. Non volevo sparare. Non so perché è partito il colpo. Era la prima volta che tenevo in mano una pistola».

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