Mafia Capitale, la retata dei politici: 44 in manette

Mafia Capitale, la retata dei politici: 44 in manette
di Valentina Errante
Venerdì 5 Giugno 2015, 08:09 - Ultimo agg. 15:03
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Il terremoto questa volta se lo aspettavano. E qualcuno ha anche tirato un respiro di sollievo. Perché che lo tsunami della procura di Roma non si fosse arrestato era chiaro. Ed è arrivato dopo sei mesi di attesa. I carabinieri del Ros si sono presentati ieri mattina: quarantaquattro ordinanze di custodia cautelare tra Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna (25 ai domiciliari).

Manette trasversali, che scuotono il Campidoglio e la Regione: politici al servizio del clan di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.

Anche se Luca Gramazio, capogruppo alla Pisana del Pdl, è l'unico tra loro accusato di associazione mafiosa. Per gli altri sei, finiti in carcere e ai domiciliari, l'ipotesi è di corruzione. Non sempre aggravata dal favoreggiamento all'organizzazione criminale. Altri 21 nomi sono stati iscritti sul registro degli indagati.

LA PROCURA

Il procuratore Giuseppe Pignatone, l'aggiunto Michele Prestipino e i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli adesso hanno i riscontri alle intercettazioni che lo scorso dicembre hanno svelato il “Mondo di mezzo”. In cella anche l'ex presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti, accusato di corruzione aggravata. Dal business dell'emergenza abitativa, che ha portato all'arresto dell'ex assessore comunale alla Casa Daniele Ozzimo, a quello degli immigrati, con il ruolo da protagonista di Luca Odevaine, al quale vengono mosse nuove accuse. Si aggiunge la gestione delle spiagge a Ostia ma, soprattutto, tra le contestazioni c'è anche la turbativa d'asta nel maxi appalto da 60milioni di euro della Regione Lazio, con Angelo Scozzafava, fidatissimo di Carminati e finito in cella, piazzato in commissione proprio dal capo di gabinetto di Nicola Zingaretti. I reati vanno dall'associazione mafiosa, alla corruzione, dalla turbativa d'asta alle false fatturazioni, fino al trasferimento fraudolento di valori, aggravate dal favoreggiamento a un'organizzazione criminale.

È in un'intercettazione che Buzzi spiega al capo segreteria di Mirko Coratti, Franco Figurelli, che gli chiede di assumere una ragazza, il rapporto con la pubblica amministrazione: «Ahò ma la sai la metafora? La mucca deve mangiare». E Figurelli: «Ahò, questa metafora io glielo dico sempre al mio amico, mi dice: non mi rompere, perché se questa è la metafora lui ha già fatto». Oltre a Gramazio, Coratti e Ozzimo, le ordinanze ai domiciliari sono state notificate anche ai consiglieri comunali Giordano Tredicine (Fi) e Massimo Caprari (Centro Democratico), come Andrea Tassone, ex presidente del municipio di Ostia.

Ai domiciliari pure i manager della cooperativa «La Cascina» Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita, mentre Francesco Ferrara è a Regina Coeli. La sede della cooperativa, vicina al mondo cattolico, (gestisce tra l'altro il Cara di Mineo) è stata perquisita. Arresti domiciliari per l'imprenditore Daniele Pulcini. Tra le 21 perquisizioni anche quella nell'abitazione dell'ex capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro, indagato per tentativo di turbativa d'asta nell'appalto, poi sospeso, sul Cup della Regione Lazio.

L'ORDINANZA

Scrive il gip: gli accertamenti, oltre a confermare la «centralità, nelle complessive dinamiche dell'organizzazione mafiosa diretta da Massimo Carminati», evidenziano come Buzzi sia «riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate». Sono ancora le intercettazioni a raccontare il contesto.

Così Odevaine, già detenuto e considerato al centro di un «articolato meccanismo corruttivo» da componente del Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo, spiegava ai manager de La Cascina, interessati alla gestione dei centri per migranti: «Se me dai cento persone facciamo un euro a persona».

IL COMMERCIALISTA

Anche Stefano Bravo, il commercialista che per Odevaine portava i soldi in Svizzera e insieme all'ex ministro Giovanna Melandri ha dato vita alla fondazione Human, è finito ai domiciliari. Quanto a Gramazio l'accusa è di aver svolto un ruolo di collegamento tra l'organizzazione e le istituzioni, ponendo al servizio di Mafia capitale il suo ruolo politico. E ancora dagli atti emerge il ruolo di Gianni Alemanno. Per le elezioni alle europee del 2014, l'ex sindaco, avrebbe ottenuto l'appoggio di Buzzi e degli uomini della cosca 'ndranghetista dei Mancuso di Limbadi.

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