Mafia, «meno violenza ma più infiltrazioni nell'economia»: il report della Dia. E la camorra punta sui social

Mafia, «meno violenza ma più infiltrazioni nell'economia»: il report della Dia
Mafia, «meno violenza ma più infiltrazioni nell'economia»: il report della Dia
Giovedì 7 Aprile 2022, 08:18 - Ultimo agg. 09:14
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Da un lato meno azioni cruente e comportamenti in grado di provocare allarme sociale, dall'altro «la tendenza dei sodalizi mafiosi a una progressiva occupazione del mercato legale». Lo registra la Dia nella relazione per il primo semestre 2021 sulle mafie. Calano gli omicidi di tipo mafioso, da 9 del I semestre 2020 a due, e le associazioni di tipo mafioso, da 77 a 57. E la propensione a inquinare l'economia legale trova conferma nell'incremento delle segnalazioni di operazioni sospette, 49.104 nel I semestre 2019, 54.228 nel I semestre 2020 e 68.534 nel semestre 2021, e delle interdittive antimafia, rispettivamente 279, 384 e 455.

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Il dato - sottolinea la Direzione investigativa antimafia nella relazione al Parlamento per il primo semestre 2021 - è indicativo della sempre maggiore attenzione posta sulle possibili infiltrazione nelle procedure di gara ed appalti, ma rivela anche come «nonostante negli ultimi due anni si sia verificato un inevitabile rallentamento delle attività imprenditoriali a causa della pandemia appare sempre maggiore l'interesse delle organizzazioni criminali per l'accaparramento di commesse ed opere pubbliche». «L'immediata disponibilità dei capitali illecitamente acquisiti dalle mafie potrebbe incidere, mediante le attività di riciclaggio, sulla capacità dei sodalizi di inquinare l'economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo», sottolinea la relazione: il periodo «permane connotato dal perdurare della pandemia da Covid-19» e l'analisi sull'andamento della delittuosità «continua a mostrare come le organizzazioni criminali si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio.

Quest'ultimo fattore è ritenuto, infatti, elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza».

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Con la leva della corruzione, «i sodalizi continuerebbero a consolidare una rete di relazioni utilitaristiche volte ad infiltrare le amministrazioni locali per agevolare le assegnazioni di lavori e forniture di servizi garantendosi in definitiva sia il controllo del territorio, sia l'ampliamento del consenso sociale» anche con il compiacente aiuto di professionisti e pubblici funzionari infedeli della cosiddetta area grigia. Inoltre, «la distribuzione di posti di lavoro unita alla gestione di contratti e forniture permette infine di fidelizzare un significativo numero di persone ingigantendone il legame originato dal bisogno in particolare in quei territori che maggiormente soffrono la crisi». Tale quadro, impone di continuare nella lotta contro la criminalità organizzata con particolare attenzione all'aggressione dei beni illecitamente accumulati. Nel primo semestre del 2021 sono stati confiscati a soggetti organici e collegati a vario titolo a gruppi mafiosi beni per 129 milioni e 307mila euro. Nello stesso periodo sono stati effettuati sequestrati per un valore di 93 milioni 771 mila euro. 

I SOCIAL - Non solo altarini e murales: «è sempre più frequente l'uso dei social network per condividere messaggi testuali e frammenti audiovisivi espliciti di ispirazione camorristici». lA Direzione Investigativa Antimafia rileva come «forte è il rischio che l'identità mafiosa possa prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e l'autorevolezza del profilo social che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di camorra». «L'esistenza di uno stretto legame tra gruppi in un'unica alleanza - spiega la relazione - viene sempre più spesso dimostrato dai post sui social. Attraverso fotografie e post gli affiliati alle organizzazioni criminali ostenterebbero infatti l'appartenenza al gruppo e commenterebbero le azioni di fuoco». Così, «l'esaltazione del potere criminale del proprio gruppo unita alla pratica diffusa dell'ostentazione ricorrente fornirebbero un chiaro quadro della perversa sottocultura mafiosa con cui la camorra tenta di imporre la propria affermazione sul territorio». «In questa dimensione socio-culturale - rileva la relazione - non vanno sottovalutati i fenomeni di violenza urbana ad opera di bande che soprattutto nel territorio partenopeo tentano di inserirsi nelle logiche della spartizione delle piazze di spaccio e delle estorsioni. Nella relazione è stato anche rilevato un numero di rapine nei confronti dei rider aggrediti nei diversi quartieri napoletani. Nel capoluogo partenopeo, come evidenziato in più occasioni dal procuratore Giovanni Melillo, »gli equilibri criminali costituiscono sempre espressione di un più ampio progetto riconducibile a due sole organizzazioni criminali: l'Alleanza di Secondigliano e il clan Mazzarella«. In tutta la regione, inoltre, »il coinvolgimento di minori in eventi criminosi starebbe registrando una significativa evoluzione per numero e tipologia di eventi delittuosi di cui gli stessi minori risultano non solo vittime ma talvolta protagonisti per motivi derivanti dalla loro condizione sia di tossicodipendenza, sia di affiliazione a famiglie di camorra«.

«Nel Lazio coesisterebbero le matrici criminali autoctone con quelle tradizionali di 'ndrangheta, camorra, mafia siciliana e criminalità pugliese che alla violenza prediligono la ricerca di proficue relazioni affaristico-imprenditoriali tese alla contaminazione del tessuto economico legale. Tuttavia esse sembrano pronte all'occorrenza a stringere affari con le consorterie mafiose autoctone ben più avvezze a condotte eclatanti», emerge dalla relazione stessa.

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