Csm, i voti indipendenti non battono le correnti: Woodcock non passa

Csm, i voti indipendenti non battono le correnti: Woodcock non passa
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 23 Settembre 2022, 23:59 - Ultimo agg. 24 Settembre, 15:20
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Non passa il voto indipendente. O meglio: non basta un buon successo personale, in termini di consenso rimediato sul campo, per ottenere un seggio al Csm. Anche dallo spoglio del voto per i candidati pm, si conferma il trend nazionale che era stato evidenziato dalla lettura dei dati inerenti i candidati della Cassazione e i candidati giudicanti: chi corre da solo, è stato capace di ottenere un buon riscontro personale, ma non è riuscito ad ottenere un seggio nella nuova assemblea di Palazzo dei Marescialli. È il caso, tutto napoletano, del pm Henry John Woodcock, che ha incassato un vistoso tributo, senza però riuscire a superare chi poteva contare sul gioco di squadra, con un gruppo di riferimento alle spalle. Ma restiamo al dato puramente numerico: sono 467 i voti incassati dal pm anglonapoletano, deciso a scendere in campo con una posizione da indipendente (in una partita nella quale aveva sempre ricordato l’importanza delle correnti, ma la necessità di superare logiche di natura correntistica). Stesso discorso per un altro candidato pm, vale a dire Gregorio Capasso, il procuratore di Tempio Pausania, titolare del processo a carico del figlio di Beppe Grillo, che pure si era affacciato a Napoli - durante i mesi estivi - per incontrare colleghi e presentare il proprio programma elettorale. 

Da dodici anni a Napoli, titolare di importante indagini in materia di pubblica amministrazione, di colletti bianchi e di camorra (sua e del collega Francesco De Falco, l’inchiesta che ha consentito di smantellare la cosiddetta paranza dei bimbi), Woodcock commenta così l’esito delle urne, alla luce dei 467 schede che portano il suo nome: «Provo una grande soddisfazione per il risultato ottenuto come candidato indipendente, anche di fronte alla consapevolezza del consenso ricevuto da tanti colleghi del distretto nel quale lavoro, colleghi con cui condivido quotidianamente la mia esperienza lavorativa in un’aula di giustizia.

Ovviamente, mi congratulo con chi ce l’ha fatta, a partire dai colleghi del mio distretto». 

Una tornata elettorale che premia le correnti, che non valorizza le istanze indipendenti, nonostante quanto emerso dal caso Palamara e dalla notte dell’hotel Champagne (a proposito del tentato accordo per controllare la nomina del procuratore di Roma), e nonostante la riforma elettorale della Cartabia. E proprio a proposito della riforma elettorale, Woodcock sfodera la propria ironia: «Al suo primo “ingresso in società”, la riforma elettorale non mi sembra che abbia dato un segnale di grande miglioramento».  

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Ma quale saranno gli equilibri a Palazzo dei Marescialli? Se le correnti mantengono un peso tradizionale, la riforma Cartabia ha comunque garantito una maggiore partecipazione. La nuova legge elettorale ha di fatto aumentato il numero delle candidature per allargare la partecipazione al voto: i candidati erano 87, molti di più che nelle precedenti tornate, così come sono stati tanti i magistrati che hanno votato, 7.911 su oltre 9.100 aventi diritto, con una percentuale di affluenza intorno all’86%. Tra i 20 togati eletti, il gruppo conservatore di Magistratura indipendente ne ha il maggior numero, 7; seguito da Area, le toghe progressiste, che ne ha 6. Sono 4 i togati di Unicost, la corrente centrista, uno ciascuno per Magistratura democratica (che ha presentato una lista autonoma) e Altra Proposta, il gruppo anticorrenti che ha sorteggiato i suoi candidati, solo uno il candidato indipendente eletto. Sono 6 le donne e 14 gli uomini. Per i giudici di legittimità vanno a Palazzo dei Marescialli Paola d’Ovidio, ex segretario di Magistratura indipendente, e Antonello Cosentino, di Area. Per i giudici di merito sono 4 gli eletti di Mi: Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Edoardo Cilenti, Maria Vittoria Marchianò. Quattro anche quelli di Area: Marcello Basilico, Genantonio Chiarelli, Francesca Abenavoli, Tullio Morello. Tre di Unicost: Roberto D’Auria, Antonio Laganà, Michele Forziati. Per Magistratura democratica passa Domenica Miele, mentre Altra proposta porta in consiglio Andrea Mirenda. Per la categoria dei pubblici ministeri sono stati eletti Eligio Paolini e Dario Scaletta di Magistratura indipendente, Marco Bisogni di Unicost, Maurizio Carbone di Area e Roberto Fontana, indipendente. Per completare la composizione del Csm dovranno essere eletti dal Parlamento i 10 componenti laici. I togati saranno dunque “congelati”, almeno fino a dopo l’insegiamento delle nuove Camere, nell’attesa sarà prorogato il vecchio Consiglio. 

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