Alluvioni, la mappa del rischio in Italia: Calabria maglia nera, Campania al 2,5%

Alluvioni, la mappa del rischio in Italia: Calabria maglia nera, Campania al 2,5%
di Gigi Di Fiore
Sabato 17 Settembre 2022, 00:04 - Ultimo agg. 16:00
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Un mese fa, Legambiente stimava 132 «eventi climatici estremi» in Italia da gennaio a luglio di quest’anno. L’Italia terra di sciagure naturali, che dal 2010 hanno investito 710 comuni. La drammatica alluvione nelle Marche si aggiunge al triste elenco, in un Paese dove il piano nazionale di adattamento al clima è solo una bozza da 4 anni. I dati precisi sulle are più a rischio inondazioni e alluvioni sono raccolti nell’ultimo «Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischio associati» pubblicato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Un documento illuminante. 

In Italia, sono sette i distretti idrografici, ognuno raggruppa una serie di Autorità di Bacino distrettuale. L’Ispra cataloga la popolazione, i beni culturali da tutelare, gli impianti industriali che, in caso di alluvioni, potrebbero provocare inquinamento ambientale. Le Marche fanno parte del Distretto idrografico dell’Appennino centrale. Si legge nel rapporto: «In questa area sono considerate significative le alluvioni di origine fluviale e marina».

Viene citato il precedente all’alluvione di due giorni fa: le «inondate del 2014 dal fiume Misa e dal torrente Nevola». Il fiume Misa è lo stesso che dell’ultima sciagura, ma il rapporto dell’Ispra considera le Marche a «scenario di pericolosità media». E spiega: «La gran parte dei corsi d’acqua delle Marche, oltre ad avere un regime tipicamente torrentizio, è caratterizzato da ampi alvei ghiaiosi con sponde asimmetriche e tempi di corrivazione molto ridotti, ulteriormente diminuiti nel tempo a seguito della progressiva e generalizzata impermeabilizzazione/antropizzazione del territorio. A fondovalle si trovano la maggior parte delle strutture/infrastrutture e degli elementi a rischio». 

Nel rapporto Ispra, alle Marche è assegnata una percentuale di alto rischio alluvioni solo dello 0,1 per cento e su un’area di appena 12,6 chilometri quadri rispetto ai 9401 chilometri quadri totali. La regione indicata con la percentuale a più alto rischio alluvioni è invece la Calabria: 17,1 per cento su un’area di 2604,9 chilometri quadri su 15222 totali. Al secondo posto tra le regioni a più alto rischio alluvioni c’è l’Emilia Romagna, con l’11,6 per cento in un territorio di 2599,6 chilometri quadri su 22445. Al terzo posto si trova invece il Veneto con il 10 per cento su un’area di 1835,9 chilometri quadri su 18345 totali. Poco sotto, il Friuli Venezia Giulia con una percentuale di rischio del 9,6 per cento, e la Lombardia con il 7,9 per cento. Questa classifica evidenzia l’attenzione particolare da dare al Distretto delle Alpi Orientali e all’area dell’Appennino meridionale nelle zone montuose della Calabria. 

La Campania viene invece considerata dall’Ispra con una percentuale di rischio del 2,5 per cento su 340,3 chilometri quadri rispetto all’estensione regionale di 13671. Scrive l’Ispra, commentando i dati raccolti: «Sommando i tre scenari di pericolosità/probabilità suddivisa tra alto, medio e basso rischio, le regioni dove le percentuali di territorio potenzialmente allagabile risultano superiori ai valori calcolati alla scala nazionale sono Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Calabria». Passando all’estensione di territorio più a rischio, la classifica vede invece la Calabria al primo posto con il 17,1 per cento, seguita dall’Emilia Romagna. 

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Le 200 pagine del rapporto Ispra danno particolare rilievo al Pnrr presentato dal governo Draghi nella parte sulla prevenzione e tutela del territorio per i rischi di alluvioni e inondazioni. Nel piano sono previsti 15 miliardi di investimenti, per migliorare la conoscenza dello stato del territorio attraverso costanti monitoraggi, da unire a interventi per la «rigenerazione urbana, limitazione del consumo del suolo, il dissesto idrogeologico». Ma il rapporto Ispra, nel «valutare le condizioni di pericolosità e di rischio del territorio sulla base di quanto accaduto in passato», non dimentica «quanto potrebbe accadere negli scenari futuri, anche in prospettiva delle mutate condizioni imposte dai cambiamenti climatici». Negli ultimi 12 anni, in Italia si sono verificati 516 allagamenti da piogge intense, 123 esondazioni di fiumi, 55 frane da piogge, 22 danni al patrimonio storico. Un allarme particolare l’Ispra lo riserva alla Calabria: «Le principali criticità idrauliche in questa regione, oltre a quelle associate ai corsi d’acqua a regime torrentizio, caratterizzati da piene violente e rapide, sono imputabili allo stato di degrado in cui versano molte delle opere di difesa idraulica, per insufficiente capacità drenante dei reticoli artificiali creati nel tempo». E ancora: «Sono anche presenti restringimenti delle sezioni di deflusso, soprattutto in corrispondenza della fascia costiera ionica e tirrenica, ma anche presenza di discariche abusive di rifiuti in prossimità di alvei fluviali». Il rischio alluvioni non è dunque solo legato alle caratteristiche geologiche del territorio o ai mutamenti climatici, ma anche alla mano dell’uomo. 

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