Marmolada, sette morti (tre italiani) e 13 dispersi. Draghi: «Lavorare perché non accada mai più».

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Marmolada, strage del clima: 6 morti, 3 italiani Venti dispersi, speranze nulle di trovarli in vita Draghi arriverà in mattinata a Canazei
Marmolada, strage del clima: 6 morti, 3 italiani Venti dispersi, speranze nulle di trovarli in vita Draghi arriverà in mattinata a Canazei
di Paolo Ricci Bitti
Lunedì 4 Luglio 2022, 07:38 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 16:46
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Splende il sole e scoppia il temporale, il ronzio dei droni si mescola ai singhiozzi dei parenti, sempre meno speranze e ancora più sofferenze. All’indomani della più grave sciagura nella storia delle Dolomiti, la Marmolada è maestosa e dolente nell’essere tutto e il suo contrario, un po’ come il bilancio provvisorio della seconda giornata di ricerche, tirato a sera nella centrale operativa di Canazei: man mano che si accorcia la lista dei dispersi (scesi a 13), rischia di allungarsi l’elenco delle vittime (salite a 7). Ieri, a esprimere vicinanza ai territori colpiti, è giunto anche il premier Mario Draghi, che ha tenuto un vertice con amministratori e tecnici e ha incontrato alcuni familiari delle vittime. «L’Italia piange e tutti gli italiani si stringono con affetto. Il governo agirà perché una tragedia del genere non si ripeta», ha detto.

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SOTTO CHOC

«Mio figlio, mio figlio...», geme un’anziana, sorretta dai congiunti, mentre raggiunge a passi stanchi i volontari dell’associazione trentina “Psicologi per i popoli”, che in queste ore assistono le famiglie sotto choc. «Era così contenta...

perché?», si dispera un uomo, seduto sul ciglio di un’aiuola, tenendosi la testa fra le mani. L’elicottero giallo dei vigili del fuoco continua a fare la spola tra il ghiacciaio e la piazzola: un rombo che spaventa Maya, pastore belga di 19 mesi e 19 chili in forze al reparto cinofili di Moena, addestrata a fiutare l’odore dei corpi umani anche sotto la coltre di ghiaccio e di detriti. 

NOMI E COGNOMI

È pure in questo modo che sono state individuate le 7 salme finora ricomposte allo stadio del ghiaccio, fra cui quelle dei vicentini Filippo Bari di Malo, Paolo Dani di Valdagno e Tommaso Carollo di Thiene, il quale si trovava con Alessandra De Camilli, rimasta ferita come Riccardo Franchin di Barbarano Mossano, due degli 8 alpinisti ricoverati negli ospedali di Trento, Bolzano, Belluno, Feltre e Treviso, con un paio di casi definiti gravi. Chissà se saranno i cani molecolari a trovare qualche traccia dei 13 dispersi, fra i quali i veneti Davide Miotti ed Erika Campagnaro (marito e moglie originari di Cittadella e residenti a Tezze sul Brenta), il trevigiano Gianmarco Gallina di Montebelluna con la fidanzata vicentina Emanuela Piran di Bassano del Grappa, gli altri vicentini Niccolò Zavatta di Barbarano Mossano e Luca (ne è trapelato solo il cognome) di Thiene, a cui va aggiunta la segnalazione di un bellunese di nome Valentino residente ad Agordo. Mancano all’appello anche tre cechi, mentre un austriaco è stato rintracciato, alla pari di altri quattro alpinisti: tutti e cinque hanno fatto sapere di essere scampati alla tragedia. Ma per gli altri, ci sono speranze di trovarli vivi? «Dobbiamo essere molto chiari: in queste condizioni, è una possibilità molto remota, perché l’azione meccanica di questo tipo di caduta è veramente molto impattante sulla persona», chiarisce Alex Barattin, delegato del Soccorso alpino di Belluno, durante la sospensione delle attività dovuta al maltempo. «Dalla sommità – sottolinea – è partita una quantità enorme di materiale. Stiamo parlando di un fronte di 130 metri, con una profondità di 30-35, per uno sviluppo di 40-50. Purtroppo questo è successo in una domenica piena di gente. Se fosse accaduto un lunedì mattina, l’esito sarebbe stato completamente diverso».

 

RADAR

A complicare il recupero è anche il fatto che alcuni escursionisti sarebbero precipitati nei crepacci che si trovano lungo la via normale. «La situazione è tragica – commenta il governatore Luca Zaia – perché vorremmo dare delle risposte a questi genitori, fratelli e figli che sono comprensibilmente disperati. Per questo stiamo ragionando con la Protezione civile nazionale di portare un radar, già usato per il disastro di Rigopiano, che verifica i minimi spostamenti della massa di ghiaccio e roccia». 

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UN MINUTO 

Maurizio Dell’Antonio, presidente nazionale del Soccorso alpino, illustra il piano della settimana: «Le ricerche devono continuare. Abbiamo programmato lo stesso tipo di attività di oggi, ossia il sorvolo con droni: in caso di individuazione di qualsiasi reperto, si va lì in maniera molto veloce, chi scende dall’elicottero fa una sorta di documentazione fotografica, si prende il reperto e si va via. Teniamo monitorato il pendio giorno e notte e si va solo a recuperare qualcosa in superficie. Non possiamo più scavare, la massa di neve si è talmente consolidata che non si può incidere nemmeno con un piccone». Oltretutto c’è sempre da tenere presente il rischio di nuovi cedimenti, dopo quello che si è verificato domenica con una temperatura di 10,7 gradi, come certificato dalle centraline di Arpav. «Il distacco del seracco è iniziato alle 13.45 in punto, il rotolamento è durato esattamente 60 secondi», spiega Gianpaolo Bottacin, assessore veneto alla Protezione civile. Un solo minuto, per una strage infinita.

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