Marmolada, rinvenuta un'attrezzatura tecnica: i soccorritori trovano resti degli escursionisti, recuperato decimo corpo

Marmolada, trovata attrezzatura tecnica: i soccorritori cercano resti tra i detriti
Marmolada, trovata attrezzatura tecnica: i soccorritori cercano resti tra i detriti
Giovedì 7 Luglio 2022, 08:09 - Ultimo agg. 8 Luglio, 09:19
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Altra attrezzatura tecnica, verosimilmente riconducibile a persone date attualmente per disperse, è stata ritrovata questa mattina in Marmolada dai soccorritori impegnati dall'alba di questa mattina nelle operazioni sui detriti del seracco crollato domenica.

Una squadra interforze e altamente specializzata ha infatti condotto un sopralluogo per cercare eventuali tracce non ancora individuate dai frequenti sorvoli di droni ed elicotteri. Dopo un briefing verso le 5, gli operatori si sono spostati sulla montagna, dove stanno ancora operando. Si tratta di un intervento particolarmente rischioso, dato che una parte della calotta interessata dal disastro, grava ancora sul pendio sottostante. Si sta intervenendo anche con i cani. Questa notte ha piovuto, quindi il terreno è stato «pulito» da polvere e pietrisco, la temperatura si è abbassata, il cielo è terso e non c'è vento, condizioni meteo ideali per la ricognizione sul posto con un minimo di sicurezza in più per gli operatori.  I soccorritori hanno recuperato altri resti delle vittime. A quanto risulta, apparterrebbero ad una decima vittima. Il bilancio è quindi di 10 vittime ed ancora un disperso.

 

Nel corso della ricognizione sul luogo del disastro sono stati ritrovati, seppur non in numero elevato, anche resti di escursionisti.

Lo apprende l'Ansa da fonti investigative. Inoltre, sempre a quanto si apprende, dovrebbero arrivare già domani mattina i primi rusultati dal Ris di Parma, che dovrebbe ricondurre tutti i reperti sia organici che tecnici alle vittime. La fase successiva sarà invece comparare questi Dna con quelli prelevati ai parenti per dare un nome ai corpi ancora non identificati.

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LE OPERAZIONI - I soccorritori sono a lavoro, dall'alba, quando le temperature basse aumentano la sicurezza, per cercare i dispersi che mancano all'appello dopo la valanga di ghiaccio che domenica 3 luglio si è staccata dalla cima. Un'operazione pericolosa a causa del rischio di nuovi distacchi. Se finora si era proceduto utilizzando i droni, oggi 14 operatori interforze, comprese due unità cinofile, perlustrano da vicino l'ammasso di detriti. Un'area vasta, quello del fronte della slavina, che vede impegnati i soccorritori nella parte più bassa, quella meno pericolosa e col maggior accumulo, e che consente, se scattassero gli allarmi messi per rilevare ogni movimento della montagna, di avere fino a 60 secondi per mettersi a riparo da nuovi cedimenti. Un elicottero accompagna in quota gli operatori che vengono calati e si muovono restando imbragati col verricello al velivolo in aria. Un accorgimento che aggiunge sicurezza se fosse necessario evacuare immediatamente la zona. Non viene interrotta la ricerca con i droni perché il ritrovamento, ieri, di altri due corpi dimostra quanto sia ancora efficace. L'elenco dei morti è dunque di nove, certa l'identità di quattro vittime (Paolo Dani, Filippo Bari, Davide Carollo e Liliana Bertoldo) a cui si devono aggiungere due escursionisti della Repubblica Ceca. Tre i corpi ancora senza nome e ufficialmente cinque i dispersi (Emanuela e Piran e Gianmarco Gallina, Davide Miotti e Erica Campagnaro, Nicolò Zavatta di 22 anni) dato che non c'è ancora la certezza che i corpi ritrovati siano di qualcuno di loro. Sette i feriti ricoverati a Trento e in altri ospedali.

 

ZAIA - «Il bilancio di questa tragedia è pressoché definita: ci sono undici persone tra i deceduti e i dispersi. Ad oggi l'identificazione degli otto deceduti riguarda tre veneti identificati e una trentina. Dei feriti, sette (tre dei quali in Veneto) sono ancora in ospedale e un paio sono gravi». Così, il governatore del Veneto, Luca Zaia, all'arrivo al centro operativo dell'Aiut alpin di Canazei. Il conteggio di 11 è riferito verosimilmente al fatto che alla vittima ancora senza nome vengono attribuiti i resti di una persone che era invece nel conteggio dei dispersi: di conseguenza il computo totale passa da 12 a 11.

IL COLLASSO - Prima del crollo di domenica, «non si sono osservati dei segnali evidenti di un collasso imminente. Salvo rarissimi casi, nei ghiacciai, a differenza delle frane, non vi sono sistemi di allerta che misurano movimenti e deformazioni in tempo reale». Lo sottolineano i ricercatori del Gruppo di lavoro glaciologico-geofisico per le ricerche sulla Marmolada, che da vent'anni studiano il ghiacciaio, coordinati da Aldino Bondesan, dell'Università di Padova, responsabile del Comitato Glaciologico Italiano (Cgi) per il coordinamento della campagna glaciologica annuale nelle Alpi orientali.

Il gruppo è composto anche da Roberto Francese, geofisico dell'Università di Parma e membro del Comitato Glaciologico Italiano, e Massimo Giorgi e Stefano Picotti, geofisici dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs). Per gli studiosi inoltre i crepacci, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel distacco, «erano visibili già da diversi anni e di per sé fanno parte della normale dinamica glaciale». Il distacco di seracchi è un fenomeno «frequente» nei ghiacciai, sottolinea il gruppo di studio, e «fa parte della normale dinamica glaciale», ma «più raro è il caso di collassi in blocco come quello verificatosi in Marmolada». Per gli studiosi «il ritiro e il riscaldamento determinano un aumento della frequenza degli eventi, e in generale un aumento della pericolosità delle fronti glaciali. L'osservazione annuale di molti ghiacciai è stata recentemente abbandonata proprio per l'incremento delle condizioni di rischio alle fronti glaciali. Tuttavia, non tutti i ghiacciai presentano le medesime condizioni di pericolo, che variano in funzione della temperatura ma anche della morfologia, delle pendenze, delle dimensioni e di altri parametri. Ogni ghiacciaio va studiato singolarmente individuando i rischi specifici - concludono - che si sommano a quelli già insiti nella frequentazione dell'ambiente alpino». 

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