Marò in Tribunale all'Aja, l'ambasciatore Azzarello: «La Corte riconosca la loro immunità alla giustizia straniera»

Marò in Tribunale all'Aja, l'ambasciatore Azzarello: «La Corte riconosca la loro immunità alla giustizia straniera»
Marò in Tribunale all'Aja, l'ambasciatore Azzarello: «La Corte riconosca la loro immunità alla giustizia straniera»
Lunedì 8 Luglio 2019, 10:18 - Ultimo agg. 14:20
3 Minuti di Lettura
I marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone «sono funzionari dello Stato italiano», impegnati nell'esercizio delle loro funzioni «a bordo di una nave battente bandiera italiana» e «in acque internazionali», e pertanto «immuni dalla giustizia straniera». Lo ha detto l'ambasciatore Francesco Azzarello aprendo in mattionata l'udienza al Tribunale arbitrale internazionale all'Aja e spiegando le ragioni per cui l'Italia rivendica la giurisdizione sul caso della morte dei due pescatori indiani, scambiati per pirati, nel febbraio del 2012.

Il marò Latorre si sposa a Roma. Su facebook il messaggio per Girone, assente alla cerimonia
India, caso Marò: corte suprema prende atto arbitrato dell'Aja
Marò, la vedova di uno dei pescatori uccisi: «Girone in Italia? Per me va bene»



«Agli occhi dell'India non c'è presunzione di innocenza: i Marò erano colpevoli di omicidio ancora prima che le accuse fossero formulate». Lo ha detto l'ambasciatore Francesco Azzarello, davanti al Tribunale arbitrale internazionale all'Aja, rivendicando per l'Italia la giurisdizione del caso, ricordando inoltre che in India «ci sono stati ingiustificabili rinvii del processo. Sono state inventate speciali procedure, in violazione con la stessa Costituzione indiana».
 
 


Nel caso dei due marò anche «le considerazioni umanitarie sono rilevanti: alla fine di questo arbitrato, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno stati privati, a vari livelli, della loro libertà senza alcuna imputazione per otto anni». Lo ha detto l'ambasciatore Francesco Azzarello davanti al Tribunale arbitrale internazionale all'Aja che dovrà decidere se sia l'Italia o l'India a dover indagare ed eventualmente processare i due militari coinvolti nella morte di due pescatori indiani nel febbraio del 2012. Considerazioni umanitarie definite «rilevanti» anche nei confronti delle famiglie dei due pescatori, Ajeesh Pink, 20 anni, orfano e Valentine Jelastine, 45 anni, sposato, due figli di 20 e 10 anni. Per questo, ha aggiunto Azzarello, l'Italia si impegna a «facilitare la loro partecipazione e rappresentanza» in qualunque procedimento successivo, nel caso venga riconosciuta la giurisdizione italiana.
 


«La cooperazione che il Tribunale arbitrale ha richiesto a Italia e India per il rientro in patria di Salvatore Girone si è estesa anche ad altre aree» e, grazie alla sentenza in merito del 2016, il Tribunale ha fatto sì che i due Paesi «tornassero su un percorso di normalizzazione delle loro relazioni , dopo anni di tensioni». Lo ha sottolineato l'ambasciatore Francesco Azzarello, davanti al Tribunale arbitrale internazionale all'Aja, sul caso dei due marò. L'Italia auspica ora che lo stesso Tribunale emetta una sentenza che «risolva pienamente e in modo definitivo la disputa» sulla giurisdizione del caso.


L'INDIA
«L'Italia sostiene di avere l'esclusiva giurisdizione» sulla vicende dei marò, «ma bisogna tenere a mente che l'India e due suoi pescatori sono le vittime di questo caso»: «Due esseri umani a bordo di una barca indiana sono stati uccisi da individui che erano su una nave commerciale».
Lo ha detto il rappresentante di Delhi, G. Balasubramanian, nell'udienza all'Aja del Tribunale arbitrale internazionale chiamato a decidere proprio sulla giurisdizione del caso. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA