Roma, sequestro da 11 milioni al truffatore dei vip Bochicchio: soldi, ville e un Picasso

Roma, sequestro da 11 milioni al truffatore dei vip Bochicchio: soldi, ville e un Picasso
di Claudia Guasco
Mercoledì 24 Febbraio 2021, 07:00 - Ultimo agg. 11:50
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La Kidman Asset Management è una società con sede nel cuore di Londra, quartiere Holborn. Ma a parte questo non ha reputazione, né un bilancio e neppure capitali. Una scatola vuota, la formula ideale per far sparire i soldi degli investitori. A possederla con una sola azione del valore di una sterlina è Massimo Bochicchio, asset manager deragliato nella truffa a ricchi e famosi come l'allenatore dell'Inter Antonio Conte al quale avrebbe sottratto 30,6 milioni. Dal 7 dicembre il sedicente finanziere è inseguito da un mandato di cattura inglese e ora è accusato di riciclaggio internazionale dalla Procura di Milano, che ha disposto perquisizioni e sequestri fino a 10,9 milioni di euro nella sua abitazione e in un magazzino a Roma dove sono custoditi i mobili dell'ex casa londinese. Tra i beni nel mirino anche un immobile di pregio a Cortina d'Ampezzo, un vaso di Picasso, alcune opere di Giacomo Balla, oltre che denaro su vari conti correnti. 

Nel frattempo Bochicchio è volato a Dubai, dove da ottobre ha fatto perdere le sue tracce. E sono in tanti a sperare che venga riacciuffato. Nella lista dei famosi raggirati, si legge nel decreto del gip Chiara Valori, compaiono l'ex allenatore della Nazionale Marcello Lippi, suo figlio Davide, l'attaccante della Roma Stephan El Shaarawy, l'ex difensore francese Patrice Latyr Evra, il designer romano specializzato in arredamento di yacht Achille Salvagni, l'ambasciatore nel Regno Unito Raffaele Trombetta.

Dall'ipotizzata girandola di riciclaggio e truffa (su cui indagano i pm di Modena), il manager avrebbe rastrellato circa 600 milioni di euro, presentando la Kidman come società partecipata da un colosso del credito inglese per attrarre i clienti. Assomiglia molto alla storia di Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli che ha ingannato un migliaio di risparmiatori sottraendo oltre 170 milioni di euro. Tra loro Massimo Ranieri, Paolo e Sabina Guzzanti, Enrico e Carlo Vanzina, i calciatori Ruggero Rizzitelli e Stefano Desideri. E guarda caso le strade di Bochicchio e Lande si incrociano più di una volta. La prima a Londra a febbraio 1998: nella società Goldsearch Limited entrano Bochicchio e il suo socio Sebastiano Zampa, escono Lande e il braccio destro Roberto Torregiani. Altro contatto nel 2003, quando Bochicchio diventa amministratore della Trollaby Investment Limited fino a ricoprire il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione. E tra il 1997 e il 2000 anche Lande e Torregiani sono stati direttori di quella società. Nessun reato, naturalmente, certo la coincidenza è suggestiva. Così come simile è il modo in cui operano. Secondo i pm milanesi Bochicchio avrebbe raccolto «cospicui capitali dei propri clienti, veicolandoli in investimenti realizzati anche in Paesi a ridotta tassazione, massima tutela della riservatezza e bassa collaborazione giudiziaria, come Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti, promettendo alti rendimenti e, in caso di necessità, anche l'assoluta riservatezza dell'investimento, omettendo i controlli antiriciclaggio prescritti».

 

Da una parte prospettava allettanti investimenti del 10% all'anno, dall'altra «non faceva nessun tipo di controllo sulla provenienza del denaro che riceveva, né sotto il profilo dell'antiriciclaggio né tantomeno chiedeva agli investitori se avessero correttamente informato l'autorità fiscale delle disponibilità detenute all'estero», mette a verbale Daniele Conte, fratello dell'allenatore, che ha lavorato come manager a Londra nel fondo Tiber Capital creato da Bochicchio e che lo ha denunciato alla Procura di Roma. È proprio Daniele Conte a raccontare come Buchicchio spendesse (per sé) gran parte dei soldi degli investitori: un attico a Miami, case a Londra, Roma e Capalbio impreziosite da due opere di Castellani da 700 mila euro ciascuna, due litografie di Marilyn Monroe di Andy Wahrol, sette quadri di Mario Schifano nell'ufficio londinese, foto di Avedon. Oltre a bonifici a moglie e fratello, viaggi su aerei privati e una Mercedes da collezione del valore di 200 mila dollari.

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