Michele Mazzucato e Tommaso Saggioro, bambini travolti dal crollo della ghiacciaia, chiesta l'archiviazione. Ira delle famiglie

I due bambini di 7 anni morti mentre giocavano in una malga con gli amici

Michele Mazzucato e Tommaso Saggioro, bambini travolti dal crollo della ghiacciaia, chiesta l'archiviazione. Ira delle famiglie
Michele Mazzucato e Tommaso Saggioro, bambini travolti dal crollo della ghiacciaia, chiesta l'archiviazione. Ira delle famiglie
di Federica Zaniboni
Mercoledì 17 Maggio 2023, 21:49 - Ultimo agg. 19 Maggio, 07:02
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Nessun colpevole per la morte di Micky e Tommy, i due bambini di 7 anni travolti dal crollo di una ghiacciaia nel Veronese. Ma i genitori non ci stanno. A quasi due anni dalla tragedia, la procura chiede l’archiviazione dell’inchiesta e le famiglie si oppongono, decidendo di portare avanti la battaglia «in nome di due angeli che sono volati via troppo presto». Con la sola speranza di ottenere giustizia e verità, i parenti delle giovanissime vittime chiedono la riapertura delle indagini, perché «la morte di due bimbi innocenti non può e non deve restare impunita». Nati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro e cresciuti insieme fin dai primissimi anni di vita, Michele Mazzucato e Tommaso Saggioro erano amici del cuore. Inseparabili in ogni loro avventura, hanno condiviso anche il tragico destino di quel maledetto 3 luglio 2021. A rimanere uniti adesso sono i genitori, determinati nella decisione di non arrendersi e di continuare a lottare per avere risposte. Secondo il pubblico ministero veronese, però, la tragedia che ha strappato alla vita i due bambini non poteva essere in alcun modo prevedibile e per questo l’unico indagato - comproprietario del terreno su cui sorge la ghiacciaia - deve essere prosciolto.

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Grandi e piccoli, quel giorno, si trovavano in Lessinia, in provincia di Verona, per una gita tutti insieme in montagna. Momenti leggeri e spensierati, che nel giro di pochi istanti si sono trasformati nel dramma peggiore. Micky e Tommy erano saliti sulla “casetta” per giocare con due amichetti. Nulla di pericoloso, in teoria: tanti altri ragazzini, prima di loro, in passato si sono avventurati in cima alla montagnola. Ma stavolta la struttura non ha retto. La copertura realizzata in lastre di pietra è crollata all’improvviso sotto i loro piedi, senza che i bimbi avessero nemmeno il tempo di allontanarsi o di capire che si trovavano in pericolo. In pochi secondi, i piccoli sono precipitati per qualche metro all’interno della buca, e grossi pezzi di marmo sono caduti sopra di loro, schiacciandoli. A nulla è servita la corsa disperata dei genitori, che li stavano tenendo d’occhio a distanza di poche centinaia di metri.

Mentre gli altri due bambini se la sono cavata con lievi fratture e qualche ferita, per Michele e Tommaso non c’è stato niente da fare.

Le mamme e i papà dei piccoli hanno estratto dalle macerie i loro corpi ormai senza vita: l’impatto è stato fatale. Sul posto sono intervenuti immediatamente i soccorsi e le forze dell’ordine, ed è partita l’inchiesta. Il nome di Augusto Ceradini è stato l’unico a finire nel registro degli indagati per il duplice omicidio colposo dei due bambini e per le lesioni riportate dagli amichetti. Ma per il pm Paolo Sachar, titolare delle indagini, il comproprietario del terreno «non poteva in alcun modo prevedere l’evento-crollo e dunque non poteva adottare misure di prevenzione». Niente di più che una tragica fatalità, dunque. Un terribile e inimmaginabile incidente. L’ultima parola adesso spetta al gip, che dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione. Secondo la procura, però, «non è possibile muovere alcun rimprovero all’indagato».

«LOTTEREMO FINO IN FONDO»

Una svolta decisamente inaspettata per le famiglie delle vittime, che fin dall’inizio hanno dato voce, tramite i due papà, alla propria amarezza. «Arriva l’immagine di un caso che è stato lasciato andare - hanno detto - per poi sparire nel dimenticatoio». Il dispiacere è che «dopo due anni, la morte di due bambini, che avevano la vita davanti, venga ridotta a un “non era prevedibile”». Tutti i genitori, compresi anche quelli dei bimbi rimasti feriti, chiedono al gip che il caso venga riaperto, perché «la giustizia non può chiudere tutto in un cassetto» e non intendono lasciare che «il dramma dei nostri figli finisca nel dimenticatoio, lotteremo per loro. Fino in fondo».

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