Migranti, mille euro al mese a coop
in Campania per ogni sistemazione

Migranti, mille euro al mese a coop in Campania per ogni sistemazione
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 5 Luglio 2017, 08:34
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Sul grande viale di Varcaturo che dall'uscita della tangenziale porta al mare c'è una grande fila di auto per raggiungere i lidi. Ai bordi della strada della località costiera del mega-comune di Giugliano decine di stranieri aspettano uno dei camion di qualche impresa edile o agricola che può ingaggiarli a cottimo per poche ore di lavoro. Tra questi ragazzi ci sono pure i richiedenti asilo ospitati in uno degli otto centri di accoglienza che distano dalle spiagge a soli pochi metri. Qui l'integrazione esiste, è tangibile, ma si realizza con il lavoro nero. Una beffa per uno Stato che investe per ognuno dei migranti circa mille euro al mese per l'alloggio, il vitto, le cure mediche e l'assistenza psicologica. 

Al di là delle inchieste della magistratura nei centri per migranti siciliani come il Cara di Mineo o in quello calabrese dell'isola di Capo Rizzuto, c'è poi un altro giro di danaro che riguarda i migranti ma che è perfettamente legale. Per migliorare l'integrazione i richiedenti asilo sono affidati dalle stesse cooperative ad alcune famiglie in cambio di 400 euro al mese per ogni persona ospitata. In pratica la cooperativa riceve circa 1000 euro al mese per il migrante da ospitare, ma collocandolo presso le famiglie intasca oltre la metà senza spese e sforzi ulteriori. Anche per queste distorsioni due senatori del Pd, Lepri e Dalla Zuanna, hanno presentato un disegno di legge per affidare i migranti soltanto alle associazioni che hanno comprovate e certificate esperienze nel settore. Un settore che se da un lato mette al collasso la macchina organizzativa dello Stato, dall'altro ha generato un impatto considerevole sul prodotto interno lordo del Paese. 

Yaya è uno di questi giovani in cerca di fortuna, viene dal Nordovest della Nigeria dove la guerra civile e il terrorismo di Boko Haram causa oltre 10mila uccisioni ogni anno e ha reso ormai impraticabili le coltivazioni in quella parte del Paese. Nel centro d'accoglienza c'è poco da fare per passare il tempo e Yaya, insieme a qualche amico, attende le giornate di lavoro ai bordi di una strada.

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