Militare ucciso a pugni in strada a Roma. C'è un identikit. «Sappiamo chi è stato»

Individuato l’assassino del 44enne aggredito a Centocelle. C’è un identikit. Scattata la caccia all’uomo, probabilmente un extracomunitario: era con un complice

Militare aggredito a Roma, morto Danilo Salvatore Lucente Pipitone. Caccia agli aggressori. L'ipotesi del tentativo di rapina
Militare aggredito a Roma, morto Danilo Salvatore Lucente Pipitone. Caccia agli aggressori. L'ipotesi del tentativo di rapina
di Alessia Marani e Marco De Risi
Domenica 12 Febbraio 2023, 16:20 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 18:33
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Caccia all’uomo, probabilmente un extracomunitario. La polizia avrebbe già individuato l’assassino di Danilo Salvatore Lucente Pipitone, il 44enne caporal maggiore dell’Esercito, aggredito al termine di una lite e ucciso nella notte tra venerdì e sabato a Centocelle, periferia Est della Capitale. C’è un identikit e l’uomo sarebbe stato visto fuggire via insieme con un’altra persona, un complice, a bordo di una utilitaria, forse una Fiat 500 presa a noleggio. «Sanno chi è stato, ma non ce lo vogliono dire», si sfogano i genitori della vittima arrivati al capezzale. 
Lucente Pipitone era stato soccorso ormai privo di conoscenza intorno alle 2,30 nei pressi della sua vettura parcheggiata in via dei Sesami, non lontano dalla Palmiro Togliatti, stradone capitolino battuto di notte da prostitute e spacciatori. Aveva un taglio sul sopracciglio, una profonda ferita dietro alla nuca, ferite provocate da pugni violentissimi se non da un bastone. Prima la corsa in ambulanza all’ospedale Vannini, poi il trasferimento d’urgenza nella Terapia Intensiva del policlinico Umberto I dove, ieri nel primo pomeriggio, è stata decretata la morte cerebrale. I familiari hanno dato via libera per l’espianto degli organi ma ieri sera si attendeva ancora il nullaosta del magistrato. Alle 18,15 è arrivato il tweet di cordoglio del ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Il mio cordoglio e le mie condoglianze alla famiglia e a tutto l’Esercito per la scomparsa del caporal maggiore Danilo Salvatore Lucente Pipitone. Ha lottato contro la morte dopo l’aggressione subita - ha scritto - ma purtroppo non ce l’ha fatta. La famiglia della Difesa abbraccia i suoi cari».

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IL MOVENTE

Tutta da chiarire la dinamica della vicenda. Soprattutto non è chiaro il movente, che cosa abbia spinto l’assassino ad agire. Di certo c’è che poco prima delle 2,30 alla sala operativa del 112 è arrivata la segnalazione di una persona a terra, aggredita in seguito a una lite. Chi ha colpito il militare (fuori servizio) però scappa via, incalzato dalle stesse urla del passante che invoca le forze dell’ordine. È in questa occasione che viene vista l’auto.

Qualcuno annota una targa, gli investigatori cercano conferme dalle immagini registrate da alcune telecamere di zona. Le condizioni di Danilo appaiono subito disperate. Ma i medici fanno il tutto per tutto per strapparlo alla morte. Invano. Al militare non è stato portato via il portafoglio, i poliziotti hanno anche ritrovato il suo cellulare. Un tentativo di rapina sventato e finito male oppure c’è dell’altro? Magari Danilo ha “solo” incrociato nel suo cammino uno sbandato.

Sabato negli uffici della Squadra mobile vengono ascoltate più persone. Man mano il cerchio si stringe attorno ai due profili fuggiti a bordo dell’auto. Ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di è detto «profondamente addolorato per la tragica scomparsa del caporal maggiore Danilo Salvatore Lucente Pipitone, un servitore dello Stato aggredito in circostanze su cui confido sia fatta piena luce al più presto».

Lucente Pipitone, originario di Erice, in provincia di Trapani, si era arruolato nel 2002 ed era stato assegnato come primo incarico al XII reggimento Bersaglieri. Si era quindi specializzato come operatore socio sanitario partecipando a diverse missioni di pace all’estero, come quella del 2006 in Albania. Negli ultimi anni era entrato in servizio presso il policlinico militare del Celio e lavorava come assistente nella Terapia Intensiva. Durante l’emergenza Covid era stato in prima linea contro il virus. «È stato un onore essere accanto a lui - dice Martina, una collega - un persona unica, brava, gentile e soprattutto un gran lavoratore». 

I COLLEGHI

Una commilitona ricorda quando erano insieme a Cosenza all’inizio del 2021. Qui era stato allestito dall’Esercito uno dei tre grandi ospedali militari da campo per l’emergenza Coronavirsu poi trasformato in centro vaccinale. «Danilo era encomiabile. Si dedicava esclusivamente al lavoro. Era il più schivo di tutti e anche quando arrivavano le telecamere per testimoniare il nostro impegno non cercava mai visibilità. Ecco perché ci sembra impossibile che si sia trovato al centro di una lite. Non è mai stato un attaccabrighe. Impensabile che abbia potuto provocare qualcuno o innescare una scintilla». 

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