Moretti (Ferrovie) protesta contro i tagli ai mega stipendi dei manager: se lo fanno me ne vado

Mauro Moretti
Mauro Moretti
Venerdì 21 Marzo 2014, 12:03 - Ultimo agg. 22 Marzo, 17:06
2 Minuti di Lettura
Lo Stato pu fare quello che desidera, sconter poi il fatto che una buona parte di manager vada via. Questo lo deve mettere in conto». Lo ha detto l'amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano un commento circa l'ipotesi di un taglio agli stipendi dei supermanager, nell'ambito della spending review.



Alla domanda se lui, dunque, sarebbe pronto a lasciare il suo incarico alle Fs nel caso gli venga ridotto lo stipendio, Moretti ha risposto senza esitazione: «Non c'è dubbio».



«Per il momento credo vogliano tagliare gli stipendi dei supermanager dello Stato», ha continuato spiegando: «Io prendo 850mila euro all'anno, il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezza tanto».



«Siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato - ha aggiunto Moretti - bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all'italiana, ma un minimo per potere fare sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate e con del rischio da prendere ogni giorno». «In un'impresa privata che fattura neanche 1 miliardo - ha sostenuto ancora Moretti - troverete che gli stipendi sono 4 volte quelli che vi ho detto io».



«Ci sono forse dei casi da dover rivedere - ha proseguito il numero uno di Fs - ma la logica secondo cui uno che gestisce un'impresa che fattura quanto vi ho detto deve stare al di sotto del presidente della Repubblica è una cosa sbagliata». «Sia negli Usa che in Germania, sia in Francia che in Italia -rimarca Moretti - il presidente della Repubblica prende molto, molto meno di quanto prendono i manager di impresa».



Rimarcando che «sono dinamiche diverse, una cosa è stare sul mercato altra è fare una scelta politica», Moretti che era stato fra il papabili ministri all'epoca della formazione del governo Renzi, conclude ricordando che «chi va a fare il ministro sa che deve rinunciare agli stipendi perché va a fare un'operazione politica e questa è una sua scelta personale».