Si allarga l'inchiesta sulla morte di Anna Bellisario, la 20enne deceduta domenica scorsa dopo 10 giorni di coma per shock anafilattico provocato, stando all'ipotesi al vaglio, da tracce di latte, a cui era allergica, contenute in un tiramisù venduto come vegano. Sotto la lente degli inquirenti, infatti, si aggiungono altre tre persone: il responsabile del ristorante Flower Burger e i rappresentanti della ditta che forniva al locale prodotti etichettati come vegani, come una maionese e una senape utilizzate nel fast food. Dalle prime informazioni, le salse avrebbero contenuto tracce di uova, anche se non sarebbero direttamente collegate al decesso di Anna.
Insieme a loro, già indagati, sarebbero sotto indagine anchedue rappresentanti e due dipendenti dell'azienda "Glg", produttrice del dolce in teoria vegano ma che, in base ai primi rilievi, conteneva proteine del latte. Loro, come riporta Repubblica, rispondono invece di omicidio colposo, frode nell'esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine.
La cena
Stanto alle ultime indiscrezioni, la 20enne era abituata a mangiare alimenti con contaminazioni di uova.
Poi, a fine pasto, ordinò quel 'Tiramisun', prodotto dalla Glg con marchio Mascherpa, e dopo il primo cucchiaino si sentì subito male e finì in coma. Stando alle audizioni e ad altri elementi raccolti è emerso che la 20enne era comunque abituata a mangiare alimenti con tracce di uova, mentre prestava la massima attenzione ai latticini e anche alle contaminazioni con proteine del latte negli alimenti che assumeva. Gli accertamenti autoptici e allergologici dovranno comunque fare chiarezza sull'incidenza degli alimenti assunti in relazione alla morte. Intanto gli inquirenti stanno individuando il laboratorio nel quale effettuare analisi quantitative sulla presenza di latte nel dolce.
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