Bimbo di due anni trovato morto in strada, fermata la madre: «Lo ha strangolato»

Gabriel, 2 anni, strangolato dalla madre perché piangeva troppo: choc nel basso Lazio
Gabriel, 2 anni, strangolato dalla madre perché piangeva troppo: choc nel basso Lazio
di Vincenzo Caramadre
Giovedì 18 Aprile 2019, 06:52 - Ultimo agg. 19 Aprile, 15:42
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Strangolato perché faceva i capricci: Gabriel Feroleto, appena due anni e mezzo, è stato assassinato dalla madre, Donatella Di Bona, 29 anni. I due stavano facendo una passeggiata vicino casa quando il piccolo ha cominciato a lagnarsi, voleva tornare dalla nonna. La madre in preda a un raptus lo ha preso per il collo stringendo sempre più forte. Il figlio ha provato a liberarsi dalla morsa, ha graffiato la madre sul braccio, poi ha perso conoscenza fino a morire asfissiato. La svolta è arrivata all’alba di ieri, con la confessione della donna dopo sei ore d’interrogatorio. Per lei l’accusa è di omicidio volontario aggravato.

L’ALLARME E I SOCCORSI INUTILI
Nessun pirata della strada, nessun investimento. La prima versione dell’incidente era una messinscena per coprire l’omicidio. Poco meno di 12 ore, tanto è bastato ai carabinieri del colonnello Fabio Cagnazzo, coordinati dal sostituto procuratore Valentina Maisto, per chiudere il cerchio delle indagini. Tutto si è consumato in pochi minuti, intorno alle 16.15 di mercoledì.
La madre era uscita insieme al piccolo Gabriel dalla loro abitazione di via Termini in località Volla a Piedimonte San Germano, una casa modesta dove vive con la madre e il fratello di 24 anni. Mamma e figlio si sono incamminati su una stradina di campagna poco trafficata che confina con l’autostrada.
Poco dopo la donna è rientrata di corsa a casa con il bambino tra le braccio. Una vicina le ha chiesto cosa fosse successo. «Sta dormendo», ha risposto la ragazza. Ma la vicina ha capito che qualcosa non andava e ha chiamato la madre della ragazza. La nonna è arrivata poco dopo, ha notato subito il colore cianotico del piccolo, ha iniziato ad urlare. Stava morendo. I vicini nel frattempo avevano allertato i soccorsi. Uno di loro racconta: «Abbiamo chiamato l’ambulanza, il bambino non respirava più. È stata una scena terribile».

LA VERSIONE DELL’INVESTIMENTO
Ma cosa è successo? Donatella Di Bona ha raccontato alla madre che lei e il figlio erano stati investiti da un’auto che poi è scappata. I sanitari del 118 hanno tentato l’impossibile, era atterrata anche un’eliambulanza per il trasferimento a Roma, ma per il bambino non c’era più nulla da fare.
Nel frattempo sono arrivati anche i carabinieri. La ragazza ha ripetuto la versione dell’investimento. Ma la storia non reggeva. Il bimbo presentava solo dei segni di rossore intorno al collo, nessun’altra lesione, era cianotico, lungo la stradina indicata come luogo dell’investimento non c’erano segni di frenata o resti di auto.

LE SUCCESSIVE VERIFICHE
Poco dopo le 17 la ragazza è stata portata in caserma a Cassino. Insieme con lei, nell’auto dell’Arma, ci cono il colonnello Cagnazzo, il tenente colonnello Gavazzi e il pubblico ministero Valentina Maisto. Il racconto della 29enne, di fronte ai militari del capitano Ivan Mastromanno, è stato confuso, frammentato. A tratti surreale. Ha continuato a ripetere: «Siamo stati investiti, poi l’auto è fuggita».
La donna, scortata dai carabinieri, alle 17.45, è stata riportata in località Volla a Piedimonte. Insieme agli investigatori e al pm ha ripercorso la stradina. È bastato poco agli investigatori per capire che la ragazza si stava inventando tutto.

Intorno alle 18.30 di mercoledì è stata interrogata di nuovo. La ragazza resterà sotto torchio per sei ore, alla fine, poco prima dell’alba di ieri, è crollata e ha confessato: «Faceva i capricci, l’ho ucciso io».
La donna a quel punto ha ricostruito tutto. Un racconto tanto lucido quanto straziante. Ha afferrato per il collo il figlio, perché stava facendo i capricci: voleva tornare dalla nonna. La donna ha cominciato a stringere più che poteva, poi gli avrebbe chiuso il naso con una mano. Il bambino ha provato a divincolarsi alla ricerca di ossigeno, l’ha graffiata sul braccio, ma per lui il destino era segnato.
Il fermo della donna è scattato poco dopo le 4 con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal vicolo di parentela. Donatella Di Bona è ora nel carcere di carcere di Rebibbia. Il corpo del bambino si trova all’obitorio dell’ospedale, oggi sarà conferito l’incarico per l’autopsia. In giornata sarà fissata l’udienza di convalida del fermo disposto dal Pm.

Il padre del bambino non vive con loro ma in un altro centro del Cassinate, Villa Santa Lucia. L’altra sera è accorso in ospedale. La famiglia Di Bona era seguita dai servizi sociali. La ragazza di recente si era recata più volte al Pronto soccorso di Cassino per via di malesseri dovuti all’ansia, l’ultimo accesso risalirebbe a qualche giorno fa. «Era stata visitata da un nostro specialista che le aveva prescritto dei farmaci per l’ansia», fa sapere il direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl di Frosinone, Fernando Ferrauti.

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LA CONFESSIONE
Intorno alle 18.30 di mercoledì è stata interrogata di nuovo. La ragazza resterà sotto torchio per sei ore, alla fine, poco prima dell’alba di ieri, è crollata e ha confessato: «Faceva i capricci, l’ho ucciso io».
La donna a quel punto ha ricostruito tutto. Un racconto tanto lucido quanto straziante. Ha afferrato per il collo il figlio, perché stava facendo i capricci: voleva tornare dalla nonna. La donna ha cominciato a stringere più che poteva, poi gli avrebbe chiuso il naso con una mano. Il bambino ha provato a divincolarsi alla ricerca di ossigeno, l’ha graffiata sul braccio, ma per lui il destino era segnato.
Il fermo della donna è scattato poco dopo le 4 con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal vicolo di parentela. Donatella Di Bona è ora nel carcere di carcere di Rebibbia. Il corpo del bambino si trova all’obitorio dell’ospedale, oggi sarà conferito l’incarico per l’autopsia. In giornata sarà fissata l’udienza di convalida del fermo disposto dal Pm.

I PROBLEMI DI ANSIA
Il padre del bambino non vive con loro ma in un altro centro del Cassinate, Villa Santa Lucia. L’altra sera è accorso in ospedale. La famiglia Di Bona era seguita dai servizi sociali. La ragazza di recente si era recata più volte al Pronto soccorso di Cassino per via di malesseri dovuti all’ansia, l’ultimo accesso risalirebbe a qualche giorno fa. «Era stata visitata da un nostro specialista che le aveva prescritto dei farmaci per l’ansia», fa sapere il direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl di Frosinone, Fernando Ferrauti.

   

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