Luca e Alessio morti a New York e il mistero del socio veronese che li ha trovati: «Non ci ha mai risposto»

Luca Nogaris e Alessio Picelli
Luca Nogaris e Alessio Picelli
di Alessandro Garbo
Domenica 14 Agosto 2022, 10:51 - Ultimo agg. 15 Agosto, 10:09
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ROVIGO - C'è da aspettare il risultato dell'autopsia per risolvere il giallo di New York, per cercare di ricomporre un puzzle ancora privo di pezzi. I due rodigini Luca Nogaris e Alessio Picelli sono stati ritrovati senza vita cinque giorni fa, in un appartamento nel Queens. I risultati degli esami per accertare le cause del decesso, arriveranno nelle prossime ore. Ma le famiglie non credono all'ipotesi droga, quindi overdose, tesi sostenuta con forza dalla polizia di New York fin dalle prime ore del ritrovamento dei corpi. Ad avvertire le autorità era stato un terzo socio in affari, un veronese di 50 anni, che dopo le domande degli agenti ha fatto ritorno ieri mattina, 13 agosto, sbarcando alla Malpensa.

NEGLI USA
Intanto, la notizia continua a tenere banco negli Stati Uniti e il giallo interessa i mass-media locali.

Il giornalista Gennaro Mansi, corrispondente de La Voce di New York, sta seguendo da vicino il caso: «Ho contattato nuovamente gli uffici Nypd e non risultano nuovi elementi (quantomeno rivelabili). Le indagini hanno comunque preso la strada della morte per assunzione di droga. Dalla polizia non trapela nessuna versione ufficiale e soprattutto non è stato specificato quali fossero i drug paraphernalia rinvenuti accanto ai cadaveri dei due uomini».

LE FAMIGLIE
Stefania Zambon, ex moglie di Luca Nogaris, rimane ferma sulle proprie convinzioni: «Dal Consolato non ho notizie, tranne che dobbiamo provvedere alle pratiche entro il 25 agosto. Mi sembra ci sia uno strano silenzio, sono sempre più convinta non si tratti di overdose. Il laccio emostatico trovato in appartamento era stato usato dai paramedici, perché lui odiava gli aghi. Non è morto per droga, continuo a credere che gli hanno fatto qualcosa. Vorrei capire se sono state fatte delle foto sulla scena della tragedia, quando sono arrivati i poliziotti, prima o dopo? Se le hanno fatte dopo, è naturale che a terra ci siano tutti gli strumenti utilizzati dai paramedici».
Stanco e logorato dai giorni d'attesa, senza notizie certe sulla morte del figlio, Flavio Nogaris si lascia andare a un duro sfogo: «Dagli Stati Uniti ci hanno chiesto 13mila euro per riportare a casa la salma di Luca: io prendo mille euro di pensione, l'ex moglie Stefania vive con tre bambini piccoli. Come facciamo a sostenere una spesa del genere? Siamo veramente amareggiati perché la situazione sta prendendo una brutta piega, c'è qualcosa di poco chiaro nella vicenda. La nostra famiglia non ha i soldi».

TERZO SOCIO
Impossibile mettersi in contatto con il terzo socio, rientrato ieri a Milano, il primo a scoprire la doppia tragedia nel Quenns: «Stefania ha provato a chiamarlo varie volte: non ha mai risposto, nemmeno ai messaggi. Vogliamo dei chiarimenti che ancora non abbiamo avuto». Il signor Nogaris intende proseguire la battaglia per sapere tutta la verità: «Su questa storia non mi fermerò, voglio andare fino in fondo. Chiederò alla ditta per cui Luca lavorava di esaminare tutte le fatture, le ricevute dei lavori fatti, voglio vedere l'assicurazione sanitaria che ha sottoscritto per il suo viaggio in America. Mi rivolgerò ai giornali e alle tv». E ripensa a quei consigli che il figlio ha preferito non seguire: «Luca non aveva problemi economici, ma forse si è fatto convincere ad andare in America per guadagnare di più. Sono sempre stato contrario alla sua partenza, perché a Rovigo aveva un bel giro d'affari e andando all'estero rischiava di perdere una buona parte della clientela». Secondo il papà, nella vita del figlio non si sono mai insinuate strane ombre: «Luca ha iniziato a 15 anni a lavorare con me, gli ho insegnato io il mestiere dell'imbianchino. Siamo rimasti assieme quasi vent'anni sul lavoro: nessun giro strano, non aveva mai preso cattive strade. Problemi di droga? Lo escludo, se avessi intuito qualcosa mi sarei arrabbiato con lui».

 

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